La Giornata della Memoria ci ricorda che il Diavolo è sempre al lavoro
29 Gennaio 2012
di Luca Negri
Come ogni anno, la celebrazione del Giorno della Memoria ci ha invitato a non dimenticare la tragedia della Shoah, ad interrogarci sulle sue cause, su come sia stato possibile che nella civilizzata Europa sorgessero i campi di sterminio. Da tempo le indagini sulla natura del nazismo hanno svelato un retroterra pagano e stregonesco dietro le scelte dell’élite nazista, basti pensare al classico “Hitler e il nazismo magico” di Giorgio Galli. Non abbiamo la certezza che il Führer ed Himmler invocassero Satana o qualche demonio minore per giustificare le loro malefatte, ma il sospetto pare più che legittimo. Al di là del fatto che ciò che si invoca prima o poi, in un modo o nell’altro, arriva, possiamo dare un altro tipo di lettura al risvolto satanico del nazismo, senza nemmeno tirare in ballo l’occultismo o le messe nere. Il Signore di Questo Mondo si accompagna forse ancor più volentieri con non crede alla sua esistenza, con chi non se ne preoccupa.
Il satanismo metropolitano o di provincia che bene o male conosciamo e che finisce sui giornali rimane un fenomeno di devianza giovanile o un passatempo per borghesia annoiata; raramente sfocia in azioni criminose, più altro avrà una funzione catartica per gente confusa. Satana si può trovare più comodo in cattedra con un professore nichilista o con un politico che promette pace e bene a tutti. Come suggeriscono gli stupendi “Dialoghi dell’Anticristo” scritti da Vladimir Solov’ev nel 1899, il principe del male sarà pacifista, grande ecumenista e vegetariano. Una persona per bene, uno di cui ci si può fidare. Niente corna e coda, insomma, né puzza di zolfo. Serve un’aria rispettabile per attrarre gli essere umani, accattivante ma rispettabile. Il male, come al solito, deve dire di fare il bene, di volere giustizia; non per niente Satana significa l’Accusatore. Si finge innocente ed addita colpevoli, vittime umane da sacrificare per ristabilire un ordine infranto.
Allora possiamo osservare l’impronta satanica nel Terzo Reich da un punto di vista più razionale, antropologico, arrivare a comprendere che la Soluzione Finale sarebbe stata veramente satanica anche senza strani riti celebrati dalle SS nei castelli del Nord. Queste riflessioni le abbiamo fatte dopo aver letto Il Diavolo, probabilmente, saggio appena uscito per Lindau, firmato da Claudio Tarditi. L’opera intende “ripensare Satana oggi”, al di là della deformazioni folkloristiche, e lo fa basandosi brillantemente sui testi di René Girard. Nelle ultime opere il filosofo e antropologo francese ha identificato nel meccanismo del capro espiatorio la natura del processo satanico. In sintesi, le tensioni del gruppo sociale, il desiderio mimetico che trasforma gli uomini in rivali, trova sfogo per mezzo di Satana attraverso il sacrificio purificatore di un preteso colpevole, di un impuro da uccidere. Così fu nella società tribali e pagane, anche se in seguito si passò dai sacrifici umani a quelli animali, fino all’arrivo di Cristo. O meglio, fino alla sua morte in croce.
Sul Golgotha Gesù demistificò completamente quel meccanismo satanico, incarnando in modo definitivo l’innocente ucciso. Da quel giorno, la violenza è desacralizzata, non ha più scuse. Il sacrificio si è compiuto, consumato; non rimane che ripeterlo nel corso della messa cattolica. Satana è messo a nudo, fino alla fine del mondo sarà ancora più pericoloso. Ecco perché il male non ha smesso di imperversare, in forme ben più tremende di quelle ritualizzate nell’era prima di Cristo. Ecco che il nazismo ci appare come il culmine di questo scatenamento satanico, qualcosa di veramente apocalittico. I desideri mimetici frustrati della Germania sconfitta nel 1918 e umiliata dai vincitori, trovarono sfogo nell’assassinio del capro espiatorio: tutti gli impuri e tutti i pretesi responsabili dei guai del paese. Così gli ebrei finirono nei forni crematori, come l’ebreo Gesù di Nazareth finì in croce. Per garantire la pace, mantenere l’ordine nell’impero, salvaguardare la purezza della razza.
Il diavolo, probabilmente (come titola Tarditi, citando il film omonimo di Robert Bresson) è l’ispiratore della catena di violenze, sacrifici, espulsioni che hanno funestato la storia dell’umanità. E sicuramente in quella del Novecento ha messo più di uno zampino. Inutile aggiungere che è ancora al lavoro, fino alla fine del mondo. Serbiamone memoria.