La legge di bilancio e i saldi di fine legislatura per alfaniani e pisapiani
30 Novembre 2017
di Carlo Mascio
Alla fine le proposte di Alternativa Popolare e di Campo Progressista sono state accolte. Come aveva chiesto Renzi, del resto, per evitare di rompere con quelli che, al momento, sembrano essere gli unici interlocutori della fantomatica coalizione del centrosinistra a guida (sovrastante, per la verità) Pd. Ma, se andiamo a ben vedere, come avevamo già detto, quelle di alfaniani e pisapiani altro non sono che bandierine da sventolare nella prossima campagna elettorale.
E dire bandierine non è un eufemismo. Ap aveva minacciato di non votare la manovra (e la fiducia) se non fosse stato rifinanziato il contributo di 960 euro annui riconosciuto dal 2015 alle famiglie a cui nasce (o che adottano) un figlio e che hanno un Isee non superiore ai 25mila euro. Il famoso bonus bebè, per intenderci. Misura che anche Renzi ha definito “priorità assoluta” e che il governo ha prontamente reinserito nella legge di bilancio (nella prima formulazione, del bonus non c’era traccia). Peccato però che i 185 milioni necessari ci sono per il 2018 ma non per gli anni successivi della programmazione triennale su cui è imperniata la legge di Bilancio. Ragion per cui, nel 2019 l’importo mensile dell’assegno sarà dimezzato, passando da 80 a 40 euro, per un totale di 480 euro annui. Non proprio il massimo, dunque. Il viceministro dell’Economia Morando ha annunciato che il provvedimento è già “finanziariamente molto significativo”. Però, al contempo, ha anticipato eventuali aggiustamenti alla Camera. In ogni caso, per quanto voglia essere aggiustato, le risorse, come dicono dal Mef, sono sempre risicate.
Stessa storia per il superticket, nei confronti del quale Pisapia attendeva un “segnale”, in vista di una abolizione (improbabile) oppure di un suo alleggerimento (percorribile). Sarebbero stati necessari ben 600 milioni per mandare in porto in modo accettabile l’operazione. Ma l’emendamento presentato dai pisapiani ne stanzia appena 60. In pratica un decimo. E i destinatari saranno solo chi ha redditi al di sotto i 15mila euro. Quindi, ben poca cosa rispetto agli annunci del leader di Campo Progressista.
Se a tutto questo si aggiunge che per il rimborso dei risparmiatori truffati dai crac bancari e prosciugati dal decreto salvabanche varato dal governo Renzi sono stati stanziati appena 50 milioni per due anni (2018-2019) a fronte del miliardo di euro necessario, a detta di alcuni, si comprende bene che siamo di fronte all’ennesima manovra in stile renziano: mancette a tutti per non scontentare nessuno (compresi ippodromi e manifestazioni carnevalesche varie, inserite tra i destinatari dei finanziamenti della legge di bilancio). Ma in questo modo, in campagna elettorale le forze del (futuro?) centrosinistra, Pd compreso, potranno sventolare solo bandierine.