La manovrina piace solo a Gentiloni e Padoan
19 Ottobre 2017
di Carlo Mascio
“Non sarà una manovra economica lacrime e sangue”. Gentiloni tira un sospiro di sollievo presentando la legge di bilancio che il 20 ottobre approderà in Parlamento. Come se volesse dire: di più non potevamo fare in clima pre- elezioni. E in effetti, se andiamo a vedere, quella che hanno presentato Gentiloni & Padoan tutto sembra tranne una vera manovra economica degna di questo nome. A dirlo sono i numeri: oltre tre quarti della manovra (quasi 15,7 miliardi di euro su un totale di 20 miliardi) sono indirizzati a sterilizzare l’aumento automatico dell’Iva che, qualora non si fossero trovare le coperture, sarebbe scattato a partire dal 1 gennaio 2018.
Se a questo si aggiunge che il governo è stato costretto da una sentenza della Corte Costituzionale a prevedere 2 miliardi di aumenti per gli statali, allora è evidente che il resto è poca roba. Una manovrina essenzialmente “salva-Iva”, più che una manovra vera e propria. Che, per di più, non convoglia le risorse verso direzioni mirate, ma adotta il classico schema redistributivo per toccare tutti senza scontentare nessuno. Sono venuti meno (per il momento) addirittura anche i bonus e le mancette tipiche delle manovre renziane. Mentre, come da tradizione Pd, mancano investimenti di lungo periodo (che producono lavoro) e effettivi tagli di spesa (che producono risparmio). E in effetti a chi, come alla Camusso, fa notare che questa è una manovra finalizzata quasi esclusivamente a “mantenere lo staus quo”, Padoan ha risposto furibondo: “Ma quale manovra ha visto?”. Che, a dire il vero, sembra la risposta di chi ha passato notte e giorno proprio per evitare che si arrivasse a dire questo.
Eppure, checché ne dica il buon Padoan, con risorse limitate e problemi (talvolta anche cronici) da affrontare, barcamenarsi è quasi una scelta obbligata. Per questo, se da un lato sono stati introdotti sgravi fiscali per gli under 35, che si aggiungono a quelli triennali, sempre del 50%, per le assunzioni degli under 29, dall’altro non è stato fatto nulla per evitare l’aumento dell’età pensionabile a 67 anni a partire dal 2019. Così come sono stati stanziati solo 300 milioni, a fronte dei 600 promessi, per incrementare il fondo del Reddito di inclusione, di cui godranno, lo ricordiamo, circa 1,8 milioni di persone a fronte dei 4,75 milioni di italiani in condizione di indigenza, e poco o nulla sul fronte sanità.
Per non parlare delle coperture! E’ noto che Padoan ha chiesto e ottenuto dalla Commissione Europea uno sconto nella procedura di aggiustamento dei conti pubblici: se il Def prevedeva, infatti, una correzione pari allo 0,9% del Pil, il ministro dell’Economia è riuscito a farlo scendere allo 0,3%, pari a 10 miliardi di euro che fungono dunque da copertura in deficit della manovra. Se a questo si aggiunge che un’altra parte delle coperture dovrebbero “teoricamente” arrivare dalla spending review e dalla lotta all’evasione, con modalità ancora non specificate dall’esecutivo, si comprende bene che gran parte della manovra al momento ha una copertura in debito. Ma questo sembra non importare più di tanto al duo Gentiloni-Padoan: il fatto di essere riusciti a non scontentare Renzi (ricordate le bizze renziane per la manovrina primaverile?) già proiettato verso la campagna elettorale, per loro già equivale ad un grande successo.