La Merkel ha fatto una Europa più tedesca
01 Marzo 2011
La Germania di Angela Merkel. E’ questo il titolo di una raccolta di saggi curata da Silvia Bolgherini e Florian Grotz sugli anni del primo governo Merkel, dalla Grande Coalizione fino all’inaspettata vittoria del centrodestra nelle ultime elezioni del settembre 2009. Al tempo, la Grosse Koalition tra cristiano-democratici e socialdemocratici non piaceva a nessuno dei due alleati, ma i sondaggi e le rilevazioni sembravano confermare l’impossibilità, per Angela Merkel, di formare un nuovo governo con gli alleati naturali, ovvero i liberali. La campagna elettorale del 2009 fu, infatti, sonnolenta, quasi noiosa, senza grandi dibattiti e con un solo duello tra la Cancelliera in carica ed il suo vice, il socialdemocratico Steinmeier. Nessuno aveva interesse ad accendere il dibattito e lo scontro politico. Tutti si preparavano ad un nuovo governo di unità nazionale.
Il risultato elettorale vide, però, un vero e proprio exploit dei liberali di Westerwelle che raggiunsero quasi il quindici per cento dei consensi. Erano loro i veri vincitori delle elezioni. Si formò così l’attuale governo nero-giallo, come viene chiamata in Germania la coalizione di centro-destra. L’anomalia è che se nelle elezioni del 2005 cristiano-democratici e liberali si erano presentati con un programma comune ed erano pronti a governare insieme, ma non riuscirono a raggiungere i consensi necessari per governare, nel 2009 i cristiano democratici ed i liberali si ritrovarono a governare senza avere un programma comune.
Il paradosso è che se nel 2005 avevano un programma, ma non una maggioranza, nel 2009 avevano una maggioranza ma non un programma. Ne è conseguito un primo anno di governo pieno di conflitti interni, polemiche, incomprensioni ed incapacità di dare una linea politica chiara sopratutto negli affari interni. Non è del resto un caso che siano arrivate due sconfitte elettorali, nel Nord Reno Westfalia nel 2010 (che ha comportato al perdita della maggioranza di centro-destra nella Camera delle Regioni, il Bundesrat) e nella regione di Amburgo il 20 febbraio scorso. E non è ancora finita. Quest’anno, infatti, ci saranno una serie di elezioni regionali che saranno un test elettorale fondamentale per la coalizione di governo.
Di tutti questi aspetti, dal programma di governo della Grande Coalizione, alla politica estera di Angela Merkel fino alla riforma della costituzione del 2006 che ha ridotto la dipendenza dell’azione di governo dalla Camera delle Regioni (Bundesrat) si occupa il libro La Germania di Angela Merkel, Il Mulino 2010. Si tratta di un libro che, seppur concentrato su un ben preciso e limitato periodo storico, è l’occasione per una riflessione sulla Germania, un paese che negli ultimi due decenni è cambiato moltissimo dal punto di vista sociale, antropologico, culturale e politico ed è tornato ad essere leader in Europa. Il cambiamento della Germania non è dovuto però solo alla caduta del Muro di Berlino dell’89, come in molti sono portati a pensare. Al cambiamento dell’identità tedesca hanno contribuito diversi fattori, come il crescente numero di immigrati o, più in generale, di stranieri che decidono di vivere in Germania, i tanti figli di immigrati che si sentono a tutti gli effetti tedeschi ma anche la partecipazione della Repubblica Federale Tedesca ad operazioni militari internazionali dagli anni novanta in poi e oggi il ruolo di leadership economica e politica che giustamente la Germania pretende di svolgere in Europa.
E’ del 3 febbraio scorso un commento di Petra Pinzler in prima pagina sulla Zeit dal titolo eloquente: L’Europa diventa tedesca. La cultura della stabilità della Germania ha fatto scuola ed ora è un modello per tutti gli altri stati europei – come ha anche ricordato, tra l’altro, il Governatore della Banca d’Italia Mario Draghi in una recente intervista sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung e tradotta sul nostro giornale (L’Occidentale, 17 febbraio). La Germania si è dunque lasciata alle spalle le colpe ed i complessi del passato ed oramai ha anche superato quasi del tutto i problemi ed i conflitti sociali e politici scaturiti dalla riunificazione del 1990. Questa nuova Germania non deve e non può, però, far paura. Come ha ricordato Paolo Valentino, ex corrispondente da Berlino per Il Corriere della Sera, una leadership della Germania in Europa è soprattutto un’opportunità storica. Se la Germania, infatti, tornerà a guidare, è l’intera Europa che avanzerà e progredirà (Il Corriere della Sera, 23 febbraio).
Un’Europa forte e solida è un interesse strategico della stessa Germania e della sua Cancelliera anche se, dire il vero, Angela Merkel ha avuto anche atteggiamenti contraddittori, come ad esempio nel caso della crisi Greca, quando prima espresse la propria contrarietà ad aiuti per poi schierarsi successivamente a favore. Ma è inutile nascondere che in una prima fase non si era ancora, probabilmente, percepita la gravità di quella crisi e c’erano, inoltre, ragioni di politica interna legate alle elezioni nel Nord Reno Westfalia che poi videro la CDU perdere circa dieci punti percentuali. E’ evidente come l’atteggiamento della Merkel sia cambiato e, oggi, la Cancelliera è molto impegnata a difendere l’Europa ed il ruolo della Germania nell’Unione Europea. Del resto è sin dal suo primo governo del 2005 che la Merkel ha investito nel suo ruolo internazionale per definire il suo profilo politico.
Per comprendere la Germania degli ultimi due decenni è tra l’altro fondamentale riuscire a comprendere i quattro anni di Grande Coalizione (dal 2005 al 2009) che hanno rappresentato una sorta di paradigma politico al quale anche l’Italia ha guardato con ammirazione. In alcuni casi fu addirittura proposta, come quando Silvio Berlusconi la propose a Romano Prodi dopo le elezioni del 2006. Il merito del libro curato da Silvia Bolgherini e Florian Grotz è proprio quello di ripercorrere una fase storica senza la quale, forse, è impossibile comprendere non solo la politica attuale del governo tedesco, ma anche il profilo politico di un leader, Angela Merkel, che ha iniziato la sua carriera politica quasi in sordina, ma che oggi guida l’intera Europa.