La minoranza del PdL, le mamme, le nonne e il peccatore Berlusconi
02 Giugno 2009
di Milton
Caro Direttore, la ringrazio per avermi ospitato ancora una volta, nonostante il mio articolo della scorsa settimana abbia scatenato moniti autorevoli, tesi a stigmatizzarne i toni ritenuti troppo forti. Lei lo sa, sono uno scribacchino neofita, che vive di altro, e non conosce il linguaggio pacato della politica e tantomeno quello forbito degli intellettuali.
Vorrei quindi riparare a questo torto, portando alla sua attenzione il pensiero di altri, che mi ha colpito per la capacità di analisi sociologica e per la visione politica, nonché per la conoscenza delle dinamiche generazionali e dei flussi elettorali che presenta: “Noemi e le veline – si legge sul Corriere della Sera di qualche giorno fa – hanno generato disagio fra molti elettori moderati e disagio fortissimo fra mamme e nonne, base fondamentale per Berlusconi. Così il Premier rischia di intaccare il rapporto simbolico con chi voleva il cambiamento della macchina pubblica, il rinnovamento dei gruppi dirigenti”. La citazione è di Alessandro Campi, Direttore Scientifico della Fondazione Fare Futuro che da un po’ di tempo rappresenta un esempio di quell’ossessione gossipara che sembra pervadere la “destra decente” (come si usa definire).
Ma non finisce qui. Un altro contributo al dibattito culturale interno al PdL viene dalla direttrice del Secolo d’Italia, Flavia Perina, che in riferimento ad un articolo pubblicato sul suo giornale scrive: “Il nostro articolo è anche un richiamo ai parlamentari PdL affinché tornino sul terreno delle riforme … Non è vero (come diceva Vittorio Feltri in un suo articolo, ndr) he tutti gli italiani aspirino a peccare come Berlusconi, che vorrebbero letterine e ville in Sardegna”.
E ancora, la bacchettata vera alla destra becera e maschilista (quella berlusconiana, per intenderci) che viene dal vicepresidente della Commissione Antimafia, Fabio Granata, stimato consigliere di Fini: “C’è una destra che sulle donne mantiene una visione più legata a rispetto, eguaglianza, sensibilità. E’ ora di aprire dentro il partito una discussione politica. Le idee di Fini al congresso – laicità, cittadinanza, integrazione, legalità – sono considerate minoritarie solo da chi dirige i gruppi parlamentari”.
Ma per comprendere quanto sta accadendo neanche troppo sottotraccia nel centrodestra è utile leggere un lungo articolo che compare nel sito ufficiale del PdL a firma ancora di Alessandro Campi, nel quale tra l’altro l’autore, in uno slancio di modestia, definisce Fare Futuro “il lievito creativo” del centrodestra, reclamando (addirittura) la gratitudine di tutto il partito.
Cosa ci sia di creatività lievitante nel fare l’esegesi sociologica del caso Noemi ed accostarla al cambiamento della macchina pubblica (ha per caso una storia con Brunetta?) o nel prendersela con giovani ragazze che, a loro dire, sono indegne di far politica, oppure nell’ergersi a moralisti delle presunte tendenze peccaminose del presidente del Consiglio o discettare delle sue proprietà immobiliari, onestamente a me sfugge, ma è probabilmente a causa della mia scarsa visione politica e della mia ancor più scarsa conoscenza della sociologia.
Ma, scusate, perché continuare con questo teatrino noioso e un po’ patetico, nel quale c’è una minoranza del PdL, che nascondendosi ancora dietro il paravento dell’elaborazione culturale, dei sofismi intellettuali, del politically correct, non si riconosce più nella leadership di Berlusconi e ritiene che certi problemi – non certo secondari – quali l’immigrazione, l’identità nazionale, il rapporto con le altre civiltà diverse da quella occidentale, le questioni di bioetica, le riforme istituzionali, i diritti civili richiedano soluzioni “nuove e originali”, ma sicuramente diverse da quelle dell’esecutivo?
C’è un piccolo particolare però, cari amici, e cioè che le soluzioni adottate non sono altro che quelle scritte nel programma elettorale del PdL che ha portato tutti, ma proprio tutti, alla vittoria del 2008, non sono elaborazione postume di laboratori di pensiero, ma semplicemente quello che pensa la maggioranza degli italiani gli stessi che hanno votato il PdL.
E’ lecito pensare, almeno, che ci sia risparmiata la nascita di correnti e correntine di democristiana memoria? E’ lecito pensare che chi è stato eletto dagli italiani sulla base di un programma preciso possa tentare di attuarlo, senza doversi sorbire ogni giorno moniti, reprimende e sermoni, per di più endogeni? Per carità, tutte le posizioni sono ovviamente legittime e degne di rispetto (tranne quelle di Milton, destinate al divertimento e ludibrio dei lettori di ffweb magazine), così come è altrettanto legittimo cambiare idea o convertirsi a nuove tendenze e linee di pensiero, ma – mi dispiace – non con il consenso ottenuto dagli altri. Ciascuno il consenso se lo conquisti parlando direttamente alla gente delle proprie idee, altrimenti le conversioni diventano retorici esercizi intimisti (legittimi, ma personali) o peggio opportunistiche scelte di campo.
PS: Dimenticavo: la mia mamma (che è anche nonna) mi ha detto che se ne frega di Noemi e continuerà a votare per Berlusconi!