La nuova P3 e il grande bluff del grande complotto

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La nuova P3 e il grande bluff del grande complotto

13 Luglio 2010

In passato P2, oggi P3, domani, chissà, P4 e poi P5… e via creando. Da una costola di un’inchiesta giudiziaria su appalti nel sistema eolico in Sardegna è spuntata improvvisamente, come il coniglio esce dal cappello del prestigiatore, l’inchiesta con la “i” maiuscola, il grande complotto massonico, che coinvolgerebbe, secondo Pubblici ministeri e giudici romani, imprenditori, parlamentari, magistrati e amministratori locali.

Arresti, informazioni di garanzia e la solita valanga delle migliaia di pagine di intercettazioni sarebbero il collante che tiene insieme un fascicolo i cui titoli sono reati tra i più evanescenti (e meno dimostrabili), l’associazione segreta e la violazione della legge Anselmi sulla P2. Ultimi a entrare nel carniere della magistratura il senatore Marcello Dell’Utri e il sottosegretario Nicola Cosentino.

Ombelico dell’inchiesta con la “i” maiuscola sarebbe una cena a casa dell’onorevole Denis Verdini del 23 settembre 2009, nella quale sarebbe stato servito un minestrone a base di Lodo Alfano, energia eolica, elezioni della Corte costituzionale, oltre a uno sciagurato complotto (cosa serissima e gravissima) nei confronti del governatore della Regione Campania Stefano Caldoro. Durante quella cena i congiurati avrebbero elaborato una serie di interventi volti a influenzare alti organi dello Stato. Tutti falliti, tra l’altro. Non è dato sapere, per ora, se nella casa dell’onorevole Verdini fossero presenti cimici o microfoni direzionali atti a fornire su un piatto d’argento agli investigatori le prove dell’esistenza della P3 e del suo programma di sovversione e alto tradimento. Diversamente ci piacerebbe sapere a quali fonti investigative si sarebbero abbeverati gli inquirenti.

Certo, sarebbe preferibile che l’onorevole Verdini selezionasse meglio i suoi invitati e si tenesse alla larga da personaggi come Flavio Carboni. Ma come si fa a pensare che una persona serissima come il procuratore capo di Milano Alfonso Marra, insieme ad altri due magistrati, Antonio Martone e Arcibaldo Miller, abbiano costituito una Loggia P3 insieme a Verdini, Dell’Utri, un assessore regionale e un paio di sindaci campani?

E per fare che cosa, per impadronirsi degli appalti sull’energia eolica in Sardegna? O più semplicemente, come sostengono gli inquirenti, per costituire “un’associazione segreta volta a condizionare il funzionamento degli organi istituzionali”? E in quale modo e con quali strumenti?

Questa inchiesta pare una di quelle che si chiamano inchieste “suicide”, quelle cioè che, mescolando indagini su fatti molto concreti quali sono gli appalti e le pubbliche gare insieme al fumo dei reati associativi vuoti di fatti specifici, sono destinate a finire sul binario morto delle archiviazioni, dopo qualche anno di circo mediatico-giudiziario.

Non è difficile ricordare le centinaia di faldoni raccolti dal procuratore di Palmi Agostino Cordova che indagava sulla massoneria, ritrovati abbandonati in qualche scantinato dopo anni di inutili indagini e soldi dei contribuenti gettati alle ortiche.

E’ facile la previsione che se la magistratura romana imboccherà la medesima strada delle fumisterie dei complotti pluto-massonico-giudaici otterrà solo di fare un capitombolo che sarà quanto mai rovinoso in un momento di grande confusione politica come quello che il Paese sta vivendo oggi.

Occorrono un po’ di laicità e di concretezza in più, anche nelle aule di giustizia, oltre che nelle stanze della politica. Si indaghi sugli appalti anomali, sulla corruzione, sui comitati d’affari. Che ci sono. Ma per favore si lasci alla fantasia di qualche burlone la favoletta delle logge, più o meno segrete. Diversamente non si fa un buon servizio alle indagini serie su fatti gravi che ancora persistono nella nostra società, civile e politica. E si aggrava il sospetto che questo tipo di indagini abbiano solo finalità politiche.