La parola d’ordine delle Riforme è partecipazione

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La parola d’ordine delle Riforme è partecipazione

01 Giugno 2013

Caro Giovanni, cari amici di “Scegliamoci la Repubblica”,

vi ringrazio sentitamente per l’invito che mi avete rivolto a prendere parte alla vostra odierna iniziativa. L’ho particolarmente apprezzato perché testimonia la consapevolezza di come, dopo trent’anni di tentativi andati a vuoto, la strada maestra per modernizzare la nostra democrazia e dare all’Italia istituzioni più forti ed efficienti non passi da una contrapposizione tra il popolo, la politica e la comunità degli studiosi. Al contrario, la gravità della crisi economica, politica e di sovranità che ha investito il nostro Paese impone che la riscrittura delle regole costituisca l’occasione per un nuovo patto civico che coinvolga tutti gli italiani.

Per questo il governo ha voluto che ad affiancarlo all’atto dello start up del percorso delle riforme costituzionali sia una commissione di teorici e pratici del diritto, che conoscono per averle studiate e toccate con mano le criticità del nostro ordinamento. Per questo lo stesso esecutivo adempirà convintamente al mandato delle Camere, affinché qualsiasi sia la soglia di consenso che le riforme raccoglieranno in Parlamento, esse possano essere sottoposte al giudizio dei cittadini attraverso lo strumento del referendum confermativo. Per questo ho intenzione di attivare sul tema una grande consultazione pubblica, tanto capillare e coinvolgente nelle sue dimensioni quanto rigorosa nelle procedure. Per questo, infine, ritengo importante la centralità che iniziative come quella alla quale avete oggi dato vita assegnano alle riforme, nella consapevolezza della loro importanza, a prescindere dalla posizione espressa.

Al di là delle opinioni che sono note e che sarebbe ipocrita negare, infatti, non sta a me in questa fase prendere parte per una o per l’altra possibile forma di governo: il mio compito è agevolare l’avvio di un percorso e fare di tutto perché giunga a compimento. Ciò che invece posso affermare senza tema di smentita è l’urgenza di una riforma costituzionale che riporti l’Italia al passo con le democrazie avanzate in termini di efficienza e competitività. Il costo economico e sociale di istituzioni inadatte ad assumere decisioni tempestive e a rappresentarle nella comunità internazionale è ormai insostenibile. E se la crisi che dal 2008 ha investito l’Occidente da noi ha avuto conseguenze più pesanti che in altri Paesi caratterizzati da un tessuto sociale e produttivo e da fondamentali economici meno solidi, ciò lo si deve non solo ad handicap strutturali come un abnorme debito pubblico, ma anche e soprattutto all’incapacità del nostro ordinamento di arginare la crisi politica e impedire che tracimasse nelle istituzioni.

Di tutto questi gli italiani sono più consapevoli di quanto non si possa pensare. Ciò che non sarebbero disposti a perdonare, oltre ovviamente a un ennesimo fallimento, è un percorso che non dovesse vederli protagonisti. La parola d’ordine dunque è partecipazione: che non significa subordinare a twitter o a facebook il funzionamento delle istituzioni rappresentative così come oggi previsto dal nostro ordinamento, ma fare in modo che alla riscrittura delle regole, che incidono sul corpo vivo della nazione, gli italiani possano appassionarsi.

Per questo torno a ringraziarvi e, con il rammarico di non aver potuto partecipare, vi saluto di cuore e vi formulo i migliori auguri per un’iniziativa che, comunque la si pensi, rappresenta un importante contributo allo svilupparsi di un dibattito all’altezza delle sfide che abbiamo di fronte.

* Messaggio del Ministro per le Riforme al Professor Giovanni Guzzetta, in occasione della iniziativa "Scegliamoci la Repubblica", Tempio di Adriano – Roma, Primo giugno 2013