La Penna d’oca… troppo bello per essere vero!
19 Luglio 2009
Quando, entrati in questo minuscolo e delizioso locale, a due passi da Piazza del Popolo a Roma, dopo essersi accomodati ad un tavolo ben apparecchiato, si inizia a compulsare l’elegantissimo menù, porto dall’affascinante padrona di casa, inizia a sorgere qualche dubbio. Il menù, infatti, reca una pagina di benvenuto, in cui, tra l’altro, si legge che “i piatti proposti” … “sono il frutto della nostra esperienza e di un’accurata ricerca dei migliori prodotti che il mercato e le stagioni ci offrono”. Si soggiunge, altresì, che lo “Chef cucina senza soffritti; non usa burro né panna, ma esclusivamente olio extra vergine di alta qualità”. Si precisa, infine, che “ogni portata è realizzata al momento, con passione e cura meticolosa”, con la conseguenza che l’avventore rischia, talvolta, “di dover aspettare qualche minuto”.
Il dubbio, di cui dicevo, si sintetizza nella locuzione “troppo bello per essere vero” ed ha origini che potremmo definire “comparative”. Esso si connette, infatti, alla circostanza che nei dintorni de La penna d’oca non mancano davvero ristoranti assai noti, in qualche caso stupendamente collocati e frequentatissimi, ma, in nessun caso di straordinaria qualità gastronomica. Talora, si tratta di locali addirittura con un livello di approvvigionamento delle materie prime tutt’altro che esaltante e modalità di preparazione dei cibi banali, quando non modeste. Uno di questi, forse il più mondanamente celebre, or non è molto, ha anche figliato, con gran battage di stampa, una (ancor più infelice) succursale milanese, ma la sua fama di alta virtù culinaria è, a mio modestissimo avviso, largamente usurpata. Questo, nonostante che la valutazione di chi scrive sia platealmente contraddetta (e sono sinceramente contento per i proprietari dell’esercizio) da un costante gradimento di pubblico, per altro spesso assai qualificato, nei sempre affollatissimi – benché non proprio a buon mercato – appuntamenti di pranzo e cena.
Con contigui esempi siffatti, in cui prezzo, gran successo e accuratezza nell’esecuzione dei piatti finiscono per essere “variabili indipendenti”, come non temere che le belle frasi del proemio del menù del locale di cui oggi parliamo non debbano essere assunte alla stregua di una grida manzoniana, magari furbetta, a cui faccia in realtà seguito una sciatteria applicativa? Ebbene: nulla di tutto questo!
La Penna d’oca è veramente un ristorante di alto profilo qualitativo, che tiene fede al proprio impegno nei riguardi degli avventori. Questi ultimi, peraltro, rappresentano, necessariamente, un pubblico molto ristretto, posto che il locale è aperto esclusivamente la sera e, solo in estate, oltre alla saletta interna, offre anche una qualche recettività esterna (ovviamente, per chi la gradisca, … ed io non sono certamente tra questi).
Le proposte della casa sono variegate e vanno da un menù degustazione della tradizione romana ad un menù di degustazione ittica, ad un altro vegetariano, fatta salva, ovviamente, la possibilità di costruire un proprio personale percorso, tra una variegata gamma di antipasti di mirabile esecuzione, primi piatti non banali (tra cui vanno almeno menzionati il risotto alle ostriche, quello con pancetta affumicata, zafferano e pecorino sardo e la crema fredda di pomodoro e alici al basilico con olio extravergine di oliva), secondi di pesce, di carne e vegetariani. Tra i secondi di mare è assolutamente straordinario il baccalà in agrodolce con prugne e pinoli (che, seguendo un personalissimo costume, preferisco utilizzare come gustoso e stuzzicante antipasto). L’offerta di formaggi è assai valida e i dolci, tutti di eccelsa qualità, trovano un non comune punto di forza in una gamma di ben cinque diversi soufflé, da ordinare con tempestività all’inizio della cena, posto che la loro realizzazione richiede circa un’ora.
Il servizio è assai garbato e cortese e la cantina, affollata, ma caratterizzata da un buon equilibrio di etichette, presenta ricarichi nella norma.
In sintesi, La Penna d’oca è un ottimo, piccolo, raffinato ristorante, che si colloca in una fascia di costo medio, tendente all’alto, con un ottimo rapporto qualità/prezzo.
La Penna d’oca – Roma, Via della Penna, 53 – telefono 06/3202898 – chiuso a pranzo e la domenica.