La politica tedesca (ed europea) dovrà tener conto dell’ascesa dei ‘Pirati’
14 Aprile 2012
La principale novità della politica tedesca si chiama Piratenpartei. Un partito nato appena sei anni fa che sta cambiando la geografia dei partiti in Germania e il modo stesso di fare politica. Il Partito Pirata tedesco nasce nel 2006 sul modello svedese, che a sua volta si affermò come movimento di protesta per la chiusura della piattaforma di download illegale “The Pirate Bay” – da qui anche il nome “pirati”. Esiste anche un’Internazionale dei Pirati (PPI) che si sta diffondendo in tutto il mondo. Il Partito Pirata, infatti, esiste già in ben cinquanta paesi.
Tornando alla Germania, il Piratenpartei, nel 2009, fa il suo vero esordio e raggiunge appena lo 0,9 per cento alle elezioni europee. Alle elezioni federali tedesche, sempre nel 2009, ottiene il 2 per cento. In entrambe le competizioni i Pirati non superano la soglia di sbarramento del 5 per cento. La svolta, invece, arriva alle elezioni comunali della capitale dell’anno scorso: 8,9 per cento e 15 seggi nel parlamento del Land della città di Berlino. Da quel momento i Pirati sono diventati da partito “fantasma” a realtà politica. Le elezioni regionali nel Saarland nel marzo scorso hanno confermato questa tendenza: 7,4 per cento e 4 seggi.
I prossimi appuntamenti elettorali sono a maggio, con le elezioni regionali nel Nord Reno Westfalia e nello Schleswig-Holstein. Anche qui i Pirati dovrebbero confermarsi, più o meno, sulle stesse percentuali delle ultime due elezioni regionali. I sondaggi, d’altronde, danno il Partito dei Pirati in netta crescita. Il DeutschlandTrend di aprile li dava, a livello nazionale, al 10 per cento. Un altro sondaggio dell’Istituto Forsa addirittura al 13, due punti percentuali in più dei Verdi che sembrano essere in leggera ma costante flessione. Stando ai dati attuali si può prevedere che nel settembre del 2013 i Pirati faranno il loro ingresso nel Bundestag, il Parlamento tedesco, sostituendo così i liberali (FDP). In cinque anni la Germania ha visto, prima, salire da quattro a cinque il numero dei partiti rappresentati in Parlamento – nel 2009 è entrata in Parlamento anche la Die Linke con il 10 per cento – e l’anno prossimo, poi, ci sarà la presumibile esclusione di un partito di lunga tradizione politica, la FDP, con un nuovo movimento, i Pirati appunto, con un programma certamente più innovativo che parla, più dei liberali, alle nuove generazioni.
Ma a cosa è dovuto il successo dei Pirati? Quali sono i loro punti di forza? E soprattutto: chi sono questi Pirati? ‘Trasparenza’ è la loro parola forte. “Mentre i partiti tradizionali rispondono alla paura di Internet, il Partito dei Pirati desidera rappresentare lo spirito del tempo”, così la Süddeutsche Zeitung descriveva la differenza tra i Pirati e gli altri partiti. Se molti politici tradizionali non hanno ancora capito le potenzialità di Internet, per i Pirati la rete è un risorsa. Uno dei loro motti è: difendere Internet dallo Stato! I Pirati si fanno interpreti di una generazione (di più giovani e meno giovani) che non conosce l’angoscia delle contraddizioni della rete. Per la generazione pirata, Internet non è semplicemente un mezzo, ma anche uno strumento di identificazione che dà senso alla propria esistenza. Qui c’è una prima netta linea di demarcazione con gli altri partiti. Il principale avversario dei Pirati è il ministro della Famiglia Ursula Von Der Leyen (soprannominata dai pirati “Zensursula”) che vuole leggi molto restrittive per Internet. La vera difficoltà della politica tradizionale è di non capire che le dinamiche, spesso contraddittorie, della rete non si possono inserire nel modello classico del panorama dei partiti politici.
I Pirati incarnano, da un parte, gli ideali di giustizia della sinistra, ma dall’altra gli ideali di libertà della destra. É tutto qui il successo dei Pirati, che deve, comunque, ancora essere messo alla prova della ‘governance’, come spesso sottolineato dalla Frankfurter Allgemeine Zeitung e, recentemente, anche da un lungo articolo sul mensile Cicero. A parte una difesa ad oltranza di Internet, il progetto politico dei Pirati è ancora vago. È questo il principale rimprovero rivolto al Partito Pirata. Tuttavia, in un momento di crisi e di generale sfiducia nei confronti della politica l’astrattezza e vaghezza dei contenuti rendono questo nuovo partito simpatico. Si tratta di una di chiave di lettura proposta da Peter Praschl dalle colonne del giornale conservatore Die Welt: il successo è arrivato troppo presto e non sanno ancora esattamente cosa vogliono. Ma questo li rende, paradossalmente, simpatici. La Frankfurter Allgemeine Zeitung ha sottolineato come durante un noto talk-show politico il leader dei Pirati, Sebastian Nerz, non abbia saputo proporre una soluzione per il salvataggio della nota catena di drogheria “Schlecker”, al centro di accese discussioni in Germania. I Pirati hanno dimostrato di non avere un’idea precisa di come affrontare il dibattito circa l’introduzione del salario minimo, tema all’ordine del giorno dell’agenda politica europea. Ed ancora: nessuna idea sulle quote rosa, tema, anche questo, attualissimo in Germania. Ai pirati viene rimproverato, tra l’altro, di essere un partito di uomini (Männer-Partei): quattordici dei quindici rappresentati nel Parlamento della città di Berlino sono di sesso maschile.
I Pirati modellano il loro programma su base regionale e così dunque nello Schleswig-Holstein, i classici temi legati a internet vengono dopo la difesa dell’ambiente e della natura. Il Partito Pirata può essere considerato, dunque, un sorta di “Metapartito”, più interessato ai metodi e ai processi che ai contenuti.
Tuttavia, nonostante la loro difficoltà a definire un progetto politico chiaro, i Pirati hanno successo. Sono giovani, sono simpatici, hanno fantasia nella comunicazione politica e il nome del partito è certamente molto affascinante. Rifiutano leader carismatici e preferiscono “soldati invisibili” come li ha definiti Petra Sorge su Cicero. Non un insieme di individui, ma una massa intelligente. Gli elettori dei Pirati sono un perfetto mix di giovani e anziani, frustrati e iperentusiasti dalla politica. Ma secondo il DeutschlandTrend di aprile, ben un terzo degli elettori attuali (o forse sarebbe meglio dire ‘potenziali’) dei Pirati sono non votanti, ovvero persone che non andavano più a votare. I Pirati con il loro modo di fare hanno conquistato i delusi dalla politica. È la partecipazione politica l’altro vero punto forte del Partito Pirata.
Come ricordato sulla Welt da Detlef Gürtle, è ancora troppo presto per dire quanto i Pirati possano plasmare la politica europea e, più in generale, occidentale. Certo è che non sembra un fenomeno passeggero. I rappresentanti della politica tradizionale dovranno confrontarsi con le loro idee e i loro metodi.