La politica torni ad essere “arte del fare”, soprattutto in Abruzzo

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La politica torni ad essere “arte del fare”, soprattutto in Abruzzo

26 Ottobre 2010

Se il compito della classe dirigente è quello di governare per il bene del paese, oggi più che mai è necessario che la politica torni al suo ruolo autentico, ad essere, cioè, arte del fare.

Segnali importanti in questo senso arrivano da più parti e non possono essere ignorati. Dialogo, progetti e sviluppo: è questo che i cittadini, e quindi gli elettori, chiedono e vogliono dalla politica. Quello che invece le cronache degli ultimi mesi hanno offerto è stato lo scontro portato all’estremo, l’accusa reciproca, la delegittimazione dell’avversario con ogni mezzo. Tutto ciò ha generato un clima di sfiducia, se non di rassegnazione e frustrazione. Un clima dove hanno finito per prendere il sopravvento il sospetto reciproco e di conseguenza la divisione. E invece il compito dei partiti politici è l’esatto contrario.

I partiti devono essere strumenti di unificazione sulla base di valori, di ideali, di programmi a lungo termine. Devono essere il canale in cui confluiscono i diversi interessi individuali. Farne a meno, significherebbe lasciare spazio ai particolarismi e ai privilegi e soprattutto alle contestazioni. Eppure sarebbe sufficiente alzare lo sguardo sulla società per accorgersi dei segnali importanti che sta lanciando. Dopo anni di scontro, sembra essere ripartito il confronto tra le parti produttive sulla crescita, tanto che persino le forze sindacali storicamente meno inclini alla mediazione si dicono pronte ad una stagione di responsabilità e concretezza. Del resto il clima economico chiede da tempo alla politica di fare presto e di ascoltare con attenzione questo clima di dialogo.

Se questo vale per il paese in generale, tanto più è importante in Abruzzo. La nostra regione sta attraversando una fase complicata, sia dal punto di vista economico che politico. E’ stretta tra problemi che ne stanno rallentando la ripresa e più che altrove i cittadini sono lontani dalle istituzioni. Per questo è indispensabile rompere al più presto questo circolo vizioso e impegnarsi ad elevare il confronto politico, non solo tra maggioranza e opposizione, ma anche all’interno della maggioranza stessa, restituendo agli elettori un governo regionale forte e capace di incidere.

Tutti i grandi cambiamenti hanno bisogno di tempo e pazienza, ma non per questo, distratti dall’emergenza, ci si può accontentare di aggiustamenti di facciata. Ciò a cui è necessario puntare è un cambiamento radicale e non semplicemente una tregua armata. Abbassare i toni del dibattito politico non è più sufficiente, bisogna elevare il confronto. Perchè alla nostra regione servono riforme, serve impegno, serve un’etica. In una parola: il suo futuro.