La Polonia fa i conti con il mistero della morte del Gen. Petelicki

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La Polonia fa i conti con il mistero della morte del Gen. Petelicki

21 Giugno 2012

Mentre la Polonia era distratta dagli Europei di calcio, uno dei padri fondatori delle sue forze speciali, quel Slawomir Petelicki già al vertice dei servizi militari, veniva ritrovato dalla moglie esanime e in un bagno di sangue nel garage sotto casa. Accanto al corpo, la pistola che avrebbe sparato il colpo letale alla testa del generale, che a sessantasei anni aveva visto e sentito i più interessanti segreti della storia patria, dal comunismo alla successiva età della transizione verso l’agognata democrazia. L’alto ufficiale era scampato alle epurazioni dei primi anni Novanta, e grazie alle indubbie doti organizzative e marziali era stato comandato a guidare l’unità JW, successivamente chiamata GROM (tuono), avvolta in un alone di mistero e rispetto. Naturalmente, come da prassi, gli investigatori puntano sulla tesi del suicidio, magari motivato da un’improvvisa e insostenibile crisi esistenziale di Petelicki, giudicato dagli amici ed ex colleghi personaggio alieno da tentazioni del genere. Saranno gli esami sulla salma dello sventurato a poter fornire qualche dettaglio in più circa l’accaduto. A Varsavia e dintorni, negli ambienti politici e d’intelligence, si spera davvero che non emergano scenari d’assassinio.

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Affermare che la colonna vertebrale dello spionaggio cinese negli Stati Uniti abbia subito un colpo letale sarebbe un azzardo, ma la vicenda del funzionario di Pechino arrestato nei mesi scorsi per aver collaborato con gli agenti americani non può essere derubricata alla stregua di un episodio marginale. Settimana dopo settimana, gli 007 asiatici contano i danni riportati a causa delle soffiate del ‘traditore’, e provano a tappare le falle con complicate operazioni all’ estero. Lo stesso presidente Hu Jintao è intervenuto sull’affaire, ordinando chiarezza e dure punizioni per l’ omessa sorveglianza della talpa interna. Gli osservatori specializzati nel ginepraio dei diversi uffici dello spionaggio made in China, ritengono che i timori dei governanti siano persino superiori a quelli provocati dalle imprese di Bo Xilai e signora, con annesse incomprensioni londinesi.

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Sembra incredibile che, nel vortice infinito della crisi europea, in Germania si possa perdere tempo per una banale questione d’aggiramento delle procedure burocratiche. Il ministro per la Cooperazione e lo Sviluppo, Dirk Niebel, ha pensato bene d’ imbarcare un tappeto afghano sull’aereo dei servizi segreti, aggirando passaggi doganali e tasse da versare per l’importazione; Gerhard Schindler, numero uno del BND, avrebbe fatto al politico un ‘favore personale’. Qualcuno, nella capitale tedesca, osa chiedersi se un tappeto possa costare due poltrone.