La riforma finanziaria di Obama è figlia del G8 dell’Aquila e del G-20 di Londra

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La riforma finanziaria di Obama è figlia del G8 dell’Aquila e del G-20 di Londra

24 Maggio 2010

“Regolare” i mercati è, da due anni a questa parte, una priorità per i governi di molti Paesi del mondo. Anche nelle riunioni dei coordinamenti informali (il G-20 di Londra dell’Aprile 2009 ed il G-8 de L’Aquila del Luglio 2009) è emersa questa necessità di trovare delle linee guida comuni per frenare la speculazione ed evitare piani di salvataggio dei mercati che ricaschino sulle spalle dei contribuenti. Così, dopo la crisi iniziata nel 2008, molti governi sono intervenuti sul versante fiscale per salvare banche e banchieri sull’orlo del fallimento, una situazione che ha generato non pochi problemi e gravi ricadute sui consumi. La contrazione della domanda mondiale ha generato recessioni in quasi tutto il mondo avanzato, Italia compresa.

Regolamentare i mercati finanziari dovrebbe servire a evitare che essi ricadano nella tentazione dei “derivati” e delle operazioni “tossiche” che in America hanno fatto scoppiare la “bolla immobiliare” sino a trasformarla nella crisi più dannosa dopo la Grande Depressione. Questi timori sono alla base del piano varato dal Senato americano giovedì scorso. La riforma del sistema finanziario è un altro degli obiettivi del presidente Obama, nella speranza di riuscire a stabilizzare i mercati evitando al governo eventuali e nuovi interventi di salvataggio. La manovra, approvata con 59 voti favorevoli e 39 contrari (due astenuti) modifica in parte il testo varato  dalla Camera dei Rappresentati lo scorso dicembre. L’ambizione del provvedimento è di riportare sottocontrollo le oscillazioni finanziarie, di creare cioè degli organismi che possano prevenire probabili deviazioni in grado di dar luogo a crisi come quelle che abbiamo visto negli ultimi anni. La “Volcker rule” e le due autorità di controllo appena create vanno in questa direzione.

La “Volcker rule” riguarda l’attività di trading delle banche ed obbliga gli istituti di credito a sdoppiarsi in due società distinte: una con compiti di trading sui mercati che non potrà usufruire della raccolta ordinaria di capitale e né della tutela della Banca Centrale, l’altra con compiti bancari. Il compromesso trovato al Senato su questa norma lascia comunque aperti molti problemi, relativi al monitoraggio della raccolta di capitale e allo sdoppiamento stesso, che non si capisce se dovrà produrre due entità giuridicamente indipendenti tra loro oppure basterà che una sia la controllata di un gruppo che intende svolgere attività di trading in borsa. Neppure le due autorità di controllo create con la riforma sembrano davvero in grado di poter assolvere fino in fondo al proprio scopo, anche perché sembrano destinate ad attività diverse. Il “Financial Stability Oversight Council” avrà il compito generale di individuare i rischi sistemici e di coordinare gli sforzi preventivi per non tramutare il rischio in un danno economico. Il secondo organo esiste già ed è la “Security and Exchange Commission” presieduta da Mary Shapiro. Il disegno di legge approvato in Senato, che sarà legge dopo il raccordo con il testo approvato alla Camera dei Rappresentanti e la successiva firma di Obama, amplia i poteri della SEC obbligando gli hedge funds a registrarsi presso i suoi uffici, pena l’impossibilità di operare sui mercati.

Nelle 1.500 pagine di cui si compone il testo di legge troviamo moltissimi articoli di natura tecnica che riguardano il funzionamento di Wall Street e che confermano come il governo federale sia intenzionato a tenere d’occhio la Borsa molto da vicino. L’obiettivo, come detto, è di frenare le speculazioni, soprattutto nel mercato immobiliare. La nuova legge sulla finanza di Obama sembra quindi andare in una direzione diversa del “too big to fail” di George W. Bush; il Paese sembra aver superato il momento più buio e più grave della crisi, ed adesso Obama può permettersi di stabilizzare il mercato finanziario, cercando di evitare nuovi salvataggi governativi o di dover immettere nuova liquidità. Il governo federale vuole risparmiare ma per farlo dovrà porre le condizioni di un monitoraggio continuo dei flussi finanziari.