La riscossa del pensiero cristiano
17 Giugno 2007
Non è facile
discutere della raccolta di scritti del Patriarca di Venezia Angelo Scola
presentati, con una punta di civetteria, come “appunti”. Il libro è ambizioso:
i temi trattati sono molti, riguardano l’intero spettro delle scienze umane,
dalla sociologia alla filosofia e, ma questo è ovvio, la teologia. Quello che
invece non è scontato è la capacità di pensare e riflettere sul presente, sui
problemi e urgenze della contemporaneità, con uno sguardo profondo, con un
realismo disincantato e però sempre con un sereno ottimismo, dominando non solo
argomenti, ma anche concetti e linguaggi provenienti da una molteplicità di
discipline, rese coerenti dall’esperienza del cristianesimo. E qui sta
la prima novità. Dopo decenni di minorità culturale, il cristianesimo, non solo
quello cattolico, ha la capacità di rialzare la testa e lo fa in modo
autorevole sia sul piano teorico che politico, mettendo a disposizione della
pubblica opinione riflessioni imponenti e, giustamente, ambiziose.
Questa riscossa del pensiero
cristiano spazza via qualsiasi discorso su di una secolarizzazione che nel
passato qualcuno aveva previsto, e auspicato, che fosse totale fino a
comprendere ogni ambito e pertugio della realtà. Un tale rinascimento fa da contro canto
all’esplosione violenta di fenomeni di religiosità “selvaggia”, come le
definisce il Patriarca di Venezia riferendosi in modo esplicito alla scelta di
ricorrere alla violenza terroristica da parte di un certo integralismo
mussulmano scismatico. Questa raccolta va ad aggiungere una tessera – non si
può non ricordare per lo meno il discorso di Ratisbona di Benedetto XVI – alla
risposta cattolica a quella stessa sfida epocale, alla modernità sempre in divenire,
a cui il fanatismo integralista islamico reagisce con la proposta indecente e
oscena del totalitarismo e del genocidio.
Tutto questo
per riuscire ad afferrare il nodo cruciale dei nostri tempi, il centro di
gravità della attuale condizione umana. Il rapporto, cioè, tra persona, società
civile e stato per offrire al lettore una proposta di una laicità nuova,
necessaria per organizzare la convivenza “in una società plurale”, come recita
il sottotitolo, che sappia governare il mondo nella post modernità. La società
post secolare è infatti attraversata da fenomeni nuovi: la globalizzazione con
l’affermarsi della civiltà delle reti, le biotecologie, il meticciato di civiltà
e, con il crollo del muro di Berlino, dalla fine delle utopie, vere e proprie
“religioni politiche sostitutive” con la loro idea assoluta della storia. Scola
lancia un avvertimento forte.
Davanti a queste sfide, le democrazie occidentali
si presentano deboli su tutti i fronti a partire da quello istituzionale dove
si è affermata una democrazia solo procedurale con una volontà di presunta
neutralità morale nei confronti delle istanze etiche. Questa astenia
dell’organizzazione statuale è accompagnata sul piano dei processi sociali dal
fenomeno dell’esplosione dei diritti individuali, dalla volontà di affermare e
vedere riconosciuti da parte di soggetti diversi i loro bisogni, e perfino i
desideri, come diritti a cui non corrisponde mai nessun obbligo. Ad un tale
fiorire di rivendicazioni secondo i dettami di una ideologia radicaleggiante
che ormai è diventata pensiero unico, la democrazia reagisce cedendo, fatto che
sul piano del diritto significa una produzione legislativa sempre più estesa,
pervasiva della vita di ogni cittadino, che arriva a produrre leggi ed a
definire perfino ambiti finora ritenuti privati, come nel caso dei “dico”.
Ma nessuno
stato, nessuna costituzione, è neutralità, solo pura procedura, astratta da
ogni contenuto storico. Ogni carta costituzionale si fonda e legittima infatti
su esperienze che precedono il mero
momento giuridico e d’altronde questa legittimazione non avviene una volta per
tutte, ma deve essere in grado di rinnovarsi continuamente. Tutela dei diritti
di ogni parte, gruppo o cittadini singoli a professare le proprie idee non deve
significare indifferenza nei confronti della propria tradizione. Il compito
regolativo e difensivo dello stato deve comprendere il diritto alla
salvaguardia dello spazio del dialogo pubblico. Laicità di una nazione non
significa né indifferenza nei confronti della storia del proprio paese né
rifiuto e opposizione ad accettare o per lo meno discutere argomenti di
provenienza religiosa. La religione non è solo esperienza personale, da
rinchiudere nel proprio privato, ma proposta che ispira anche la politica.
Testimonianza non è nascondimento del pensiero nemmeno dalle piazze. Identità,
libertà di coscienza e verità – ricerca della verità – formano un trinomio che
non può essere scisso, pena la caduta nel vuoto, l’implosione, di qualsiasi
costituzione e quindi di ogni società.
Angelo Scola
“Una nuova laicità. Temi per una società plurale” (Marsilio, 2007)