La Romania vuole Schengen, l’Italia vuole garanzie

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La Romania vuole Schengen, l’Italia vuole garanzie

01 Giugno 2011

Il secondo vertice italo-romeno del 30 e 31 maggio si è concluso ieri a Bucarest, dove si sono discussi temi principalmente di carattere internazionale ed europeo. Le delegazioni erano presiedute dal premier romeno Emil Boc e dal premier italiano Silvio Berlusconi. Si è parlato di questioni importanti riguardanti le aspirazioni del governo romeno, che vede nell’Italia un importante partner in grado di agevolare le proprie ambizioni nazionali ed internazionali. I temi principali riguardavano le questioni della cooperazione politico-economica e settoriale.

Bisogna sottolineare che il livello di collaborazione economica tra Roma e Bucarest si trova in  una fase estremamente avanzata e il beneficio che la Romania riceve da questo rapporto con il nostro Paese equivale al 8-10% del suo Pil. Le imprese italiane sono presenti soprattutto nel settore energetico, dei servizi ed infrastrutturali. Durante il vertice si è inoltre discussa la questione della politica agricola comune, della sicurezza energetica e delle nuove prospettive finanziarie.

Ma la questione politica più pressante che interessa la Romania è il desiderio di aderire al Trattato di Schengen e di usufruire dei benefici che ne derivano da esso, incluso il potenziale aumento del turismo degli stranieri (provenienti dall’esterno della Ue), i quali, essendo già in possesso del visto Schengen, saranno in grado di recarsi anche in Romania senza dover richiedere il visto romeno. Questo dovrebbe far alzare il flusso del turismo nel Paese e dare una forte mano all’economia rumena. L’Italia, da parte sua, ha riconfermato il suo appoggio politico forte durante il processo di adesione della Romania al Trattato di Schengen.

Ma bisogna anche considerare il fatto che l’adesione al trattato comporta delle grosse responsabilità che la Romania deve assumersi. Ogni Paese membro di questo trattato, e quindi anche l’Italia, delega la sua frontiera e la propria sicurezza a tutto il gruppo e, di conseguenza, deve poter contare sulla correttezza delle procedure per il rilascio visti ed i controlli di sicurezza alla frontiera. Per adesso, moltissimi Paesi europei facenti parte del trattato − come la Francia, la Germania e l’Olanda − hanno respinto la richiesta della Romania e della Bulgaria all’adesione, in quanto non ancora pronti a svolgere bene il complicatissimo compito di controllo frontiere che porta verso la maggior parte dei Paesi dell’Ue. E qui ci troviamo di nuovo di fronte alle questioni già affrontate in precedenza, che riguardano la necessità di standardizzare le procedere dell’adesione all’Ue, che dovrebbe rendere i Paesi candidati immediatamente "euro-compatibili", per evitare le diffidenze e le difficoltà successive all’adesione. Purtroppo, durante l’allargamento del 2007, tali procedure non sono state rispettate e oggi sia l’Ue che i suoi nuovi membri pagano il prezzo di tale incompatibilità.

L’Italia dovrebbe appoggiare le ambizioni della Romania (e della Bulgaria in futuro) solo a patto che ci siano delle garanzie adeguate, credibili e verificabili dell’infallibilità del loro "sistema" in generale, che deve essere in grado di garantire la sicurezza a lungo termine. Cosa che adesso risulta un po’ difficile, considerando il livello della corruzione diffusa sia in Romania che in Bulgaria. Comunque la verifica di tale condizione spetta ad una commissione seria che sia in grado di determinare con certezza la praticabilità di questa opzione. Nel caso dell’esito positivo nel rispetto di tali requisiti, sarebbe comunque giusto concedere alla Romania e alla Bulgaria la possibilità di un ulteriore integrazione nelle strutture comunitarie.