La Russia cerca spazio in Asia. Ma la Cina fa la guardia

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

La Russia cerca spazio in Asia. Ma la Cina fa la guardia

02 Luglio 2008

La forza dei cerchi concentrici. In concomitanza con la sua visita a Pechino, il neo-presidente russo Medvedev ha promulgato la legge che ratifica il trattato dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shangai (SCO).

E’ l’implementazione delle decisioni assunte dal vertice dei capi di stato della SCO svoltosi lo scorso agosto in Kyrghizistan. In quella sede i sei membri (Russia, Cina, Uzbekistan, Tajikistan, Kyrghizistan e Kazakistan) hanno impresso una significativa evoluzione all’organizzazione intergovernativa fondata undici anni prima. Oltre ad una più stretta cooperazione economica, è sorto il nuovo pilastro comune della lotta contro il separatismo, l’estremismo e il terrorismo.

Il nuovo corso della CSO include anche una cooperazione militare basata sulle manovre congiunte tra le forze armate russe e cinesi. Il motore dello sviluppo della CSO è la sua forza economica, che raccoglie tre quarti del continente più grande del pianeta, un quarto della popolazione globale, lo stato più esteso (la Russia) e lo stato con l’economia in crescita più sostenuta (la Cina). Il volume degli scambi commerciali tra la Cina e gli  altri cinque partner si è quasi raddoppiato dal 2003 al 2007. A dimostrazione della forza attrattiva di questo magnete geopolitico, Iran, India e Pakistan hanno richiesto e ottenuto lo status di osservatori. Se la spina dorsale della SCO resta l’intesa tra Mosca e Pechino, la politica estera della Russia prova ad espandersi disegnando cerchi concentrici che sovrappongono la SCO con un’altra organizzazione, la CSTO, l’Organizzazione per il Trattato sulla Sicurezza Comune. E’ una delle branche ancora attive dell’atrofica CSI. A differenza della SCO, la Russia è il soggetto dominante di un’alleanza prettamente militare a cui ha aderito gran parte dei suoi ex satelliti sovietici. Non a caso il segretario generale della CSTO è un generale russo che fu a capo delle risorse umane del KGB. E’ sfruttando la sua industria bellica che la Russia fa valere il suo peso specifico con la Cina. Infatti nello scorso ottobre CSO e CSTO hanno siglato un accordo per promuovere una strategia di sicurezza comune. In quella sede i membri della CSTO decisero di costituire una forza di peace-keeping per un impiego immediato in situazioni di crisi. Adesso Mosca sta allestendo le sue nuove basi militari in Tajikistan e Kirgyzistan. Ritorna l’ombra del Patto di Varsavia in versione asiatica?
 
L’orso russo e la muraglia cinese. Questo dinamismo geopolitico di Mosca segna anche il suo limite principale. Alla Russia dell’imperialismo energetico e dell’export nucleare manca il fattore essenziale per completare il passaggio, o il ritorno, da potenza a superpotenza: la proiezione internazionale. Per conseguire questo obiettivo epocale Mosca sta sviluppando alleanze a cerchi concentrici, per integrare in un unico sistema una pluralità di organizzazioni regionali che singolarmente restano troppo deboli. E’ un’operazione di restauro e rafforzamento del debole network sorto sulle macerie dell’Urss.

Il ritorno sulla via dell’Oriente è anche una manovra obbligata dal peggioramento dei rapporti con l’Unione Europea, dall’installazione dei missili americani in Europa Orientale e dalle mire atlantiche su Ucraina e Georgia. Tuttavia questo sforzo espansivo deve fare i conti con la potenza cinese, che rende impensabile un’alleanza asiatica monopolizzata dalla Russia. I cerchi concentrici basati su Mosca sono costretti a spostare il loro baricentro per includere la dilagante forza di Pechino. Perciò ogni proiezione internazionale della Russia parte dal presupposto che sia indispensabile stabilire un rapporto privilegiato con la Cina.

Le aspirazioni egemoniche della Russia restano compresse tra l’America e la Cina. Ma l’intransigenza verso Washington costringe Mosca a stipulare con la Cina un’alleanza che si preannuncia instabile e conflittuale. Nessuna delle due potenze intende finire nel ruolo di gregario per elevare l’una nella potenza egemone del continente più grande del pianeta ed appiattire l’altra in un’opaca controfigura.