La Russia gonfia i muscoli e minaccia di schierare i suoi missili in Europa

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La Russia gonfia i muscoli e minaccia di schierare i suoi missili in Europa

13 Novembre 2008

Due sono stati i punti chiave del discorso del presidente Medvedev sullo stato della nazione: la crisi economica e il conflitto in Caucaso, argomenti sapientemente collegati per accusare l’unilateralismo degli Usa. Da un lato l’America ha continuato a gonfiare una bolla creditizia che, una volta esplosa, ha travolto il sistema economico globale. Dall’altro il conflitto in Georgia è stato sfruttato come un pretesto per far approdare nel Mar Nero le navi da guerra americane e proseguire l’espansionismo della Nato. Di fronte a quest’analisi, la risposta di Medvedev ha scavalcato il piano politico per arrivare direttamente alle cose militari.

L’accento più forte di Medvedev è caduto sulla reazione russa allo scudo missilistico americano. Il primo passo è di non ritirare i reggimenti delle divisioni missilistiche di stanza a Kozelsk, nella provincia di Kaluga, al confine con l’Ucraina. Il secondo è più rischioso. Il Cremlino infatti valuterà l’ipotesi di installare una batteria di missili nella regione di Kaliningrad, ex Prussia tedesca, la minuscola “exclave” russa in territorio europeo.

Si tratta di missili Iskander, armi quasi-balistiche a corto raggio, sufficienti a colpire il sistema americano per l’intercettazione dei missili che dovrebbe essere localizzato in Polonia, guarda caso in una base che fu dell’Armata Rossa. Gli Iskander sono molto difficili da intercettare e la loro minaccia supererebbe quella di ipotetici missili iraniani.

Il discorso di Medvedev ha incluso anche la proposta di prolungare il mandato presidenziale da quattro a sei anni. Il giorno dopo l’intervento del presidente il quotidiano finanziario "Vedomosti" ha citato una fonte anonima che sostiene come Medvedev sia già pronto a dimettersi l’anno prossimo. Il pretesto sarebbe un peggioramento della crisi economica e misure impopolari adottate dalla cerchia liberale di Medvedev. Con una vittoria quasi scontata, Putin avrebbe davanti a sé due mandati di sei anni – fino al 2021.

La Russia restaura la sua politica di potenza. Persino il tiepido “Kommersant”, il quotidiano della comunità finanziaria russa, titola “L’Europa sotto shock per i missili a Kaliningrad”, mentre “Vedomosti” ospita un lungo editoriale di Khodorkovsky che prevede il trionfo del “neo-socialismo” sulle politiche liberiste degli ultimi decenni. Di fronte a un contesto geopolitico in rapida trasformazione, e complicato da crisi economiche e conflitti armati, la Russia reagisce flettendo i muscoli. Ma è una strategia di breve periodo.

Come dimostra la visita di Berlusconi a Mosca, la Russia sta investendo nei rapporti commerciali bilaterali, in particolare con l’Italia. Il 2008 sarà un anno da primato per la bilancia commerciale tra Roma e Mosca. Oltre a un ottimo partner negli affari, la Russia ha bisogno di un intermediario politico specialmente sulla crisi in Georgia.

Con l’elezione di Obama la politica estera americana può subire grandi trasformazioni e la posizione della Russia, nonostante le ventilate minacce, è quella di attendere che il nuovo presidente ridefinisca il ruolo globale degli Usa – e poi trattare. La Russia è consapevole che una strategia di intransigenza la condurrà all’isolamento e a una politica di interventi unilaterali, come in Georgia, che rischiano di emarginare ancora di più Mosca.

Oltre ai suoi formidabili armamenti, la potenza della Russia deriva anche dal suo espansionismo commerciale. Ma la via dello scontro frontale rischia di nuocere gravemente agli interessi economici del Cremlino presenti in tutto il mondo. Perciò la visita di Berlusconi a Mosca è stata anche un segnale per tirare le fila dei colloqui che porteranno a un accordo tra Russia ed Ue. I talks erano stati sospesi fino a quando la Russia non avesse completato il suo ritiro militare dalla Georgia.

Nonostante la protesta di Sarkozy per l’ipotesi dei missili a Kaliningrad, la mossa di Medvedev resta un deterrente contro la realizzazione dello scudo americano. Questo conferma che i toni aspri di Medvedev sono un forzato gioco di sponda, destinato a durare finché gli Usa non desisteranno sul progetto dello scudo. L’Italia dimostra che Europa e Russia possono sviluppare un’interdipendenza commerciale “win-win”, dove entrambi gli attori guadagnano dagli accordi. Adesso l’obiettivo è quello di estendere questa sinergia sul piano politico.