
La salute di Chavez apre (e chiude) il rebus sulla successione

07 Luglio 2011
Come previsto, le condizioni di salute di Hugo Chavez hanno aperto il dibattito su una possibile uscita di scena del presidente del Venezuela. Lo stesso Chavez, la sera del 30 giugno scorso, ha rivelato in diretta televisiva da Cuba – da dove era ricoverato − di essersi sottoposto a un intervento chirurgico per l’asportazione di un tumore, dopo che già il 10 giugno aveva subito una prima operazione d’urgenza per un ascesso pelvico. Apparso naturalmente provato per l’intervento, il carismatico leader di Caracas ha fornito rassicurazioni riguardo alla volontà di rimanere alla guida del governo venezuelano. Anzi, la terza rielezione alla presidenza del Paese sudamericano – le elezioni sono previste per il 2012 −rimane fermo come obiettivo. Eppure non si hanno certezze sui tempi di recupero di Chavez, né tantomeno si conosce fino in fondo la reale entità del male che lo affligge, dal momento che le informazioni sul suo stato di salute giungono primariamente dallo stesso presidente venezuelano.
A tal proposito, fonti vicine a Stratfor sostengono che Chavez sarebbe stato operato per un cancro alla prostata, che però potrebbe essersi diffuso in metastasi. Insomma, le reali condizioni di salute del numero uno di Caracas sembrano tutt’altro che chiare. In questo quadro, è inevitabile che la classe dirigente del Venezuela sia costretta in ogni caso a porsi la questione del dopo-Chavez, nella prospettiva di arrivare alle elezioni tra un anno senza la sua ricandidatura. La tendenza a calamitare su di sé l’intera immagine di guida del Venezuela, così come i toni messianici con cui il “leader maximo” sudamericano è solito rivolgersi al suo popolo, hanno creato attorno a lui, nella convinzione della gente che lo sostiene, quell’illusoria aurea d’immortalità che storicamente caratterizza i leader carismatici e populisti. Una condizione che rischia di far trovare impreparata la maggioranza chavista che guida il Paese, la quale verosimilmente non ha idea di chi possa eventualmente succedere all’attuale presidente. In questi quasi dodici anni di governo Chavez– la sua prima elezione risale al dicembre del 1998 – si è formata un’élite di maggiorenti fedeli al capo, che in questi anni ha tratto notevoli profitti da questa condizione, anche a livello di benessere economico, e che credibilmente ha tutto l’interesse a mantenere lo status raggiunto in questi anni. Ma che ora potrebbe correre il rischio di sentire meno stabile la terra sotto i piedi.
Le divisioni all’interno di questo ristretto gruppo dirigente sembrano preannunciare una lotta “non pacifica” per la successione al potere. Secondo Stratfor, in questo momento non ci sarebbe nessuno che abbia qualità di leadership paragonabili a quelle di Chavez. Alcune fazioni potrebbero risultare vincenti con l’appoggio dei militari, ma il conseguente ritorno a una dittatura militare causerebbe inevitabilmente spargimenti di sangue. Tuttavia sarebbero in corso dei negoziati per trovare un terreno comune i vari gruppi e un candidato di compromesso potrebbe uscire fuori. Nel frattempo, solo il fratello maggiore di Hugo Chavez, Adán, di 58 anni, apparirebbe – secondo la rivista americana Time −come credibile successore. Una soluzione sul modello cubano, con Fidel Castro che nel 2008, sempre per motivi di salute, ha lasciato ufficialmente la guida dell’isola caraibica al fratello minore Raul.
Dall’altro lato, invece, l’eventuale abbandono del potere da parte di Chavez potrebbe avere l’effetto di rafforzare il fronte dell’opposizione, che in questi anni, sia per l’elevato standard di consenso riscosso dal presidente venezuelano sia per i suoi metodi di governo considerati autoritari e antiliberali dall’opposizione stessa, non è riuscita a esprimere una figura che coalizzasse attorno a sé tutte le istanze antichaviste. Ora l’eventualità di andare alle elezioni nel 2012 senza avere contro Chavez potrebbe dare la spinta necessaria alle forze liberali e borghesi del Venezuela affinché si presentino compatte e credibili come alternativa di governo. Proprio a seguito dell’annuncio dell’operazione subita da parte di Chavez, uno dei leader dell’opposizione, Roberto Enriquez – presidente nazionale del partito cristiano-democratico – ha affermato: “È chiaro che Chavez non ha la capacità di esercitare a pieno i suoi poteri”, aggiungendo che “la sicurezza dello stato non può essere gestita fuori del territorio nazionale”, in riferimento alla permanenza del presidente venezuelano a Cuba. È pertanto prevedibile che in questi giorni si moltiplicheranno gli interventi dei leader dell’opposizione, che insisteranno sull’incapacità di Chavez di assolvere appieno al ruolo di guida del Paese, a causa delle sue condizioni di salute. E, nel frattempo, si proietteranno verso le elezioni del prossimo anno, avendo presente che anche nel 2012 potrebbero ritrovarsi il già due volte eletto presidente venezuelano.