La settimana appena conclusa non è stata edificante per i mercati finanziari

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La settimana appena conclusa non è stata edificante per i mercati finanziari

24 Marzo 2012

I mercati europei chiudono il venerdì in leggero recupero grazie a un colpo di reni sul finale, ma archiviano la peggiore settimana da inizio anno. Dopo aver corso per oltre due mesi e mezzo, i listini hanno frenato su prese di beneficio. Milano ha chiuso venerdì in rialzo dello 0,21%, in linea con Parigi (+0,11%), Londra (+0,16%) e Francoforte (0,2%). La peggiore borsa del Vecchio Continente è Madrid che cede quasi un punto percentuale.

La piazza spagnola rimane l’unica in rosso da inizio anno, con una flessione di quasi due punti percentuali. Di segno moderatamente positivo Wall Street nell’ultima seduta della settimana, dall’andamento complessivo peraltro contrastato. Nella giornata di ieri sono stati i settori ciclici a guidare i sell che hanno portato l’S&P500 nuovamente sotto l’importante soglia di 1.400.

Tra le società si è spento velocemente  l’ottimismo per Nike (-1%), che ha registrato un utile netto migliore delle attese e vede una maggiore domanda ed un aumento delle vendite grazie alle Olimpiadi. Una rapida cronaca della settimana vede: un calo delle borse, la crescita dei rendimenti dei titoli di Stato italiani, spagnoli, belgi, francesi e olandesi (e con essi gli spread sul Bund) e la discesa dei bond del Tesoro tedesco e americano che fungono da beni rifugio.

E’ salito di quasi 2 dollari il prezzo del petrolio e di quasi 20 quello dell’oro, anche se petrolio, oro e rame si sono apprezzati di più del deprezzamento del dollaro e questo potrebbe evocare i fantasmi del 2008. I pessimisti leggono la settimana come il “de profundis” dei rialzi dei mercati azionari, decretandone la fine in 5 sedute, gli ottimisti pensano ad una scossa momentanea sui listini e che il buon momento non sia evaporato.

Non avendo la minima idea di cosà accadrà la prossima settimana, sposiamo la tesi degli analisti di Barclays, che l’altro giorno consigliavano “di non vendere titoli e di proteggersi sovrappesando i settori più difensivi e i mercati a maggior crescita economica”.