La sfida del risanamento della sanità in Abruzzo si può vincere
02 Dicembre 2010
Lo sappiamo tutti. In Abruzzo la sanità non gode di buona salute. E la cronaca di questi giorni non fa altro che ricordarcelo. Un duro monito, soprattutto per chi ha la responsabilità di governare e quindi di pensare al bene comune. Se in sanità, il diritto dei cittadini e quindi il l’interesse generale è quello di godere di servizi adeguati a costi sostenibili, qualcosa in Abruzzo non ha funzionato.
Basti pensare che nel momento in cui si è insediato il nuovo governo regionale, il debito sanitario che pesava sulla testa di ogni abruzzese era pari a tremila euro. E come contropartita, liste d’attesa interminabili, reparti con personale mancante, scandali ricorrenti, spese fuori controllo: così la sanità negli anni in Abruzzo è diventata sinonimo di malasanità, rompendo quel patto di fiducia tra cittadini e governanti, proprio laddove i primi avvertono maggiormente la propria fragilità e il conseguente bisogno di protezione da parte delle istituzioni.
Oggi finalmente qualcosa sta cambiando. E a dimostrarlo è la forza dei fatti e, soprattutto, dei dati. Dopo il sì del tavolo di monitoraggio dei ministeri dell’Economia e della Sanità, che nei mesi scorsi ha promosso il piano di riordino sanitario regionale messo a punto dal presidente Chiodi, proprio in questi giorni arrivano notizie confortanti dalla Asl di Pescara, che, come ha fatto sapere il manager Claudio D’Amario, nel 2009 ha realizzato un deciso taglio delle perdite di bilancio, quantificate in 13 milioni di euro. Se il punto di partenza erano i 32 milioni di euro di perdite del 2007-2008, la possibilità di sfiorare il pareggio con il consuntivo di marzo, rappresenta un risultato formidabile.
Come si giunti a questo risultato? Claudio D’Amario lo ha spiegato in due parole: razionalizzazione e ridimensionamento. Due semplici parole che hanno permesso di recuperare 10 milioni di euro di mobilità attiva e di migliorare quella passiva. E ancora, di portare l’attesa per le visite al di sotto dei 30 giorni nel 99% dei casi, che a sua volta nel 70% dei casi si riduce a meno di una settimana. Permangono, certo alcune criticità, che si stanno cercando di risolvere. Ma un dato, in particolare, va segnalato, ed è la riduzione del tasso di ospedalizzazione: dai 226 ricoveri del 2008 si è passati ai circa 213 ricoveri del 2009.
Tutto ciò è la dimostrazione che una sanità migliore è possibile anche in Abruzzo. Che bisogna avere il coraggio di sfatare i luoghi comuni, che rappresentano una gabbia per quella parte della politica che quotidianamente lavora, si impegna e ottiene risultati. Per avere un sistema sanitario moderno ed efficiente non è necessario trascurare il bisogno di assistenza di nessun cittadino, né stravolgerne le aspettative. Servono piuttosto collaborazione e senso di responsabilità.
Non si può reagire come gli struzzi davanti alle difficoltà e sprofondare la testa nella sabbia o, peggio ancora, puntare il dito e criticare ad ogni costo. Le riforme in Abruzzo, a cominciare da quella sanitaria, hanno bisogno di condivisione e di spirito costruttivo. La sfida del risanamento e lunga e difficile e per essere vinta richiede uno sforzo politico congiunto, quello di una classe dirigente che possa definirsi tale.
Gli errori del passato hanno portato l’Abruzzo sul triste podio delle regioni più indebitate non solo d’Italia, ma d’Europa. Questo governo regionale ha ottenuto dei risultati indiscutibili: il debito si è ridotto da 4 miliardi di euro e 3,5 miliardi con un miglioramento dei conti del 12,5%. E’ solo l’inizio, ma dimostra che siamo sulla strada giusta per far riprendere anche alla nostra regione un percorso di crescita e di sviluppo. Che in sanità significa qualità a costi sostenibili, cure e prestazioni all’avanguardia per tutti. Tutto nella massima trasparenza ed efficienza.
La sanità ha eroso il Pil della nostra regione per troppi anni. L’esempio della Asl di Pescara è la prova che il piano di riordino presentato da questo governo regionale è valido ed efficace. Lavoriamo insieme, maggioranza ed opposizione, per sanare un debito purtroppo ancora importante. Diversamente si rischia di compromettere lo sviluppo della regione e il futuro dei giovani.