La sfida della tecnologia emozionale

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La sfida della tecnologia emozionale

31 Gennaio 2007

00112_apple.jpgApple e Google, i due titani dell’information technology, lanciano la strategia d’approdo nell’affollato mercato della telefonia mobile. Lo fa nel suo stile informale e spettacolare Steve Jobs che dal palco del Ces di Las Vegas lancia la sua nuova creatura:l’i-phone. Il nuovo oggetto di culto, risultato di un mix di più di 200 brevetti che consente di telefonare, fotografare, navigare ed è dotato di una memoria sufficiente ad immagazzinare file musicali nonché file video. L’i-phone elimina la tastiera tradizionale, sovradimensionata e rigida, a favore di una tastiera flessibile che grazie alla tecnologia muti-touch si adatterà alla funzione in uso. Il software integrato di i-phone permetterà all’utente di selezionare una funzione toccando direttamente le icone che appaiono all’accensione dell’apparecchio e a quel punto di visualizzare solo i tasti necessari al’utilizzo di quella specifica funzione. L’azienda di S.Francisco ha stretto una partnership commerciale con Cingular, leader nel settore delle telecomunicazioni negli Stati Uniti, che le garantirà la rete infra-strutturale per la copertura del servizio.

Sono in molti a sostenere che la risposta dell’altra big dell’information technology non si farà attendere per molto. Pare infatti che Google, il più utilizzato motore di ricerca al mondo, abbia sottoscritto un accordo con Samsung per lanciare sul mercato il google-phone. Switch, così si dovrebbe chiamare, conterà sul know-how del produttore coreano di cellulari e sui servizi offerti dal software Google. L’algoritmo di cui Google si serve per ordinare i risultati di una nostra richiesta, il famoso Page Rank, sarà ai servizi del consumatore in un oggetto di 11×8 cm. Google.maps diverrà una bussola portatile e precisa, Google.news un filo diretto con ciò che accade nel mondo.

Non sono mancate le critiche alla strategia delle due big statunitensi.
I maggiori problemi che i critici hanno rilevato si sostanziano in due profili, uno di carattere strategico-competitivo ed uno di carattere squisitamente tecnico.
In primo luogo, aziende leader come Nokia, Sony-Ericsson, o Motorola, hanno sviluppato nel tempo un rapporto di fidelizzazione con il cliente, sempre molto restio quando si tratta di cambiare un interfaccia della quale è al contempo abituato e soddisfatto. Gli incumbers inoltre contano su reti distributive, commerciali e assistenziali difficilmente replicabili da un novello entrante.

In secondo luogo, i-phone e Switch non sono prodotti poi così innovativi rispetto a ciò che il mercato già offre. Anzi, da alcuni punti di vista risultano essere già obsoleti. Anche a fronte dei duecento brevetti, i-phone si basa sulla tecnologia gprs, la quale certo non garantisce le prestazioni dell’Umts, la tecnologia di ultima generazione. Gli smart-phone oggi sul mercato hanno profili di performance superiori a quelli che avrà il primo modello di i-phone. I prodotti top gamma della Nokia ad esempio, presentano qualità audio-video superiori e soprattutto garantiscono maggior rapidità nella connessione ad internet. Switch potrebbe anche godere dell’esclusiva dei servizi offerti da Google, che rimarrebbero però largamente inutilizzati se non supportati da un’adeguata velocità di connessione.
Certamente creare un prodotto che rivoluzioni radicalmente l’utilizzo di una tecnologia è in grado di sfaldare anche i mercati più strutturati, di erodere quote di mercato e di mettere in seria difficoltà gli incumbers.

Davvero Apple e Google si stanno avventurando in un mercato che conoscono poco senza essere muniti degli strumenti necessari per combattere almeno ad armi pari?
Credo che le due big dell’it non abbiano intenzione di lottare con armi pari, ma con armi diverse.

Questo porsi su di un piano diverso fu la chiave del successo della strategia di Apple quando entrò nel mercato degli mp3. Le case produttrici di hardware costruivano mp3 già da tempo: piccole scatole senza volto nelle quali immagazzinare musica. Centinaia di modelli diversi che si affollavano sugli scaffali dei negozi senza essere in grado di distinguersi. Apple non produsse un mp3, ma fece qualcosa di diverso. Creò l’i-pode, uno status symbol, cui nessuno poteva più rinunciare. Rivoluzionò il mondo della musica con un prodotto che non portava nessuna sostanziale innovazione. Chi mai oggi acquista un mp3? Oggi si acquista un i-pod.
“Apple is going to reinvent the phone”, tuona Steve Jobs dal palco di Las Vegas. Apple non compete con Nokia, ma offre al consumatore un prodotto differente. Nokia progetta e assembla telefoni portatili, Apple inventa un sistema integrato e multifunzionale che ha un impatto emozionale sul consumatore.

L’idea che ispira i due colossi dell’it è quella di offrire al cittadino una piattaforma di intrattenimento che sia al contempo personalizzata, di qualità estetica, di facile utilizzo e che divenga un veicolo di espressione della propria personalità . Il telefono pensato da Jobs e da Brin e Page vuole essere una piccola estensione di noi stessi. Un veicolo attraverso il quale ci autodefiniamo in opposizione agli altri. L’aspetto emozionale rivendica una parte fondamentale nell’atto d’acquisto e i colori primari della scritta Google così come la mela del logo di Apple avranno un richiamo irresistibile. Chissà se Apple e Google rivoluzioneranno anche il mondo della telecomunicazione mobile.