La sinistra è lontana dalla realtà e la Fiom ne è un chiaro esempio

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La sinistra è lontana dalla realtà e la Fiom ne è un chiaro esempio

05 Maggio 2011

I leader sinistrorsi attualmente fuori dal Parlamento pontificano sulla necessità di un più ficcante riavvicinamento alle masse, in nome di quella attualissima rivoluzione russa dell’ottobre del 1917. A sinistra tutti dichiarano che basta, sono stanchi dei poteri stantii, che sia necessario cambiare rotta, che ci voglia pragmatismo e concretezza, che dobbiamo cominciare a curare gli interessi degli italiani, delle famiglie, dei lavoratori, delle famiglie dei lavoratori.

Bene. Bravo. Bis. Perfetto. Alla ex Bertone si è svolto un referendum. Per definizione, questa è la massima espressione democratica: vince la maggioranza assoluta. Non ci sono storie. Ma tutti possono esprimere il proprio parere. È lo strumento politico attualmente più vicino alla popolazione. Più fedele dei sondaggi. Più tangibile dei vacui proclami. Benissimo. Il referendum sulle sorti contrattuali dei lavoratori della ex Bertone viene svolto tra mille polemiche. Prima, durante e post. Ma un dato è incontrovertibile: il referendum – quindi, i lavoratori, le masse, il popolo – ha decretato un “sì” netto, convincente, perentorio. Ottimo.

Ma quindi la FIOM che fa? La FIOM che aveva tanto sbraitato contro il decisionismo dittatoriale del padrone cosa mai avrà da replicare al democraticissimo referendum? E Landini? Landini, il suo leader di spicco, che dice?

Landini, in un’intervista rilasciata al quotidiano La Repubblica, dice – testuali parole – che “alla Bertone ha prevalso l’intelligenza dei lavoratori”. Oh, bene. Finalmente anche Landini si adegua perché non solo intende perfettamente che oltre non si può andare, ma forse ha anche capito che quello proposto da Marchionne può essere un’opportunità più che un giogo da cui svincolarsi. No. Niente di tutto ciò. Perché il lottatore di ferro alla precedente affermazione aggiunge una coda imprevista. La frase completa infatti è la seguente: “Alla Bertone ha prevalso l’intelligenza dei lavoratori ma noi non sigleremo”. Ma come? E la base? E le masse? E il popolo? E il referendum tanto acclamato?

La verità è che – come abbiamo voluto evidenziare in apertura – a sinistra non esiste più nessun tipo di decisione che possa essere realmente presa sul serio. La verità è che la sinistra – sia quella politicante che quella lavoratrice – è lontana anni luce dai desideri dei suoi iscritti. Non c’è interesse alcuno ad aiutare la famiglia del lavoratore. Oggi tutto è politicizzato o perlomeno strumentalizzabile a fini politici.

Il referendum è lo strumento decisionale da non sottovalutare per comprendere – se mai ve ne fosse bisogno – che i lavoratori prima ancora che esprimere un giudizio politico sulla classe dirigente, cercano ben altro. In un periodo così difficile per l’intera economia mondiale i lavoratori cercano sicurezze. Sicurezze economiche ma non solo. Il lavoratore ha e avrà sempre bisogno anche di certezze nelle sue rappresentanze.

Quello che emerge dagli avvenimenti di questi giorni è che quella che prima era una crepa appena percepita tra i lavoratori e i loro rappresentanti sindacali è in realtà una voragine. L’aspetto drammatico di tutto ciò è che la CGIL, la sigla sindacale con il maggior numero di iscritti nel Paese, non ha nessun tipo di sensibilità nel comprendere la reale portata di questa frattura. Le dichiarazioni di Landini non sono scandalose in sè. Sono scandalose perché fotografano perfettamente una situazione nella quale i piani alti non solo non comprendono ma addirittura se ne infischiano del parere di coloro che li hanno messi in quella posizione. E se un leader della sinistra non capisce che lui è uno e i suoi sono molti, forse qualche problema ci sarà pure.