La sospensione gattopardesca di Marrazzo svela la debolezza del Pd

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La sospensione gattopardesca di Marrazzo svela la debolezza del Pd

27 Ottobre 2009

Il parallelo fra i casi Marrazzo e Berlusconi è errato ed errata è l’illazione che ne ha tratto Rosi Bindi, autorevole esponente del Pd, quando depreca che mentre Marrazzo si è dimesso da governatore del Lazio, in relazione al suo “caso privato”, Silvio Berlusconi per il suo “caso privato” non si è dimesso. Anzitutto, Marrazzo non si è affatto dimesso. Si è auto sospeso, adottando una misura impropria. Ciò  mette in luce la sua ingenuità e la scaltrezza tipicamente ex comunista del partito che gli ha suggerito e ha avvallato la mossa. Con questo trucco ipocrita si elimina l’effetto politico delle elezioni anticipate e l’ombra su di esse del caso Marrazzo. E, dilazionando, si  spera che esso sia dimenticato.

Il caso del governatore del Lazio in sospeso è molto doloroso sul piano personale ed umano ma politicamente molto diverso dai casi che furono  sollevato dal PD, dall’Italia dei valori e da Repubblica nei riguardi del premier Silvio Berlusconi.

La vicenda personale di Marrazzo poteva rimanere privata se si fossero adottate le tutele legislative richieste dal PDL circa l’uso delle intercettazioni telefoniche, al di fuori del campo strettamente giudiziario. Ma tutta questa faccenda  mette anche in risalto la coerenza e la nobiltà d’animo di Silvio Berlusconi. Infatti il premier avvertito dell’esistenza di un filmato che riguardava la vita privata di Marrazzo, offerto in vendita a un settimanale della casa editrice amministrata da sua figlia, lo ha fatto subito sapere al governatore del Lazio, informandolo anche del nome e dell’indirizzo di chi aveva fatto l’offerta, per consentirgli di comperare il film e toglierlo dalla circolazione.

Marrazzo non è riuscito in tale intento in quanto i Ros che stavano controllando le mosse degli offerenti del filmato, a loro insaputa, hanno impedito che ciò accadesse e hanno arrestato le persone in questione. Ma se Marrazzo fosse riuscito a comprare il film  e se  non ci fosse stata l’indagine giudiziaria che egli e Berlusconi ignoravano, probabilmente il governatore uscente si sarebbe potuto presentare alle elezioni rendendo più difficile la vittoria del candidato del Pdl. Il premier si è, dunque, comportato con estrema coerenza, nella sua linea garantista anche in una situazione in cui il garantismo era contro il suo interesse. Non altrettanta coerenza, con la propria linea giustizialista ha dimostrato il PD. Nel caso di Berlusconi aveva chiesto le sue dimissioni, nel caso di Marrazzo ha caldeggiato e ottenuto una mera sospensione gattopardesca. Ed è in tal modo riuscito a prorogare le sue dimissioni, legalmente inevitabili, cosicché le elezioni per la Regione Lazio si faranno alla data ordinaria e non anticipo.

Il clamore sul caso umano di Marrazzo suscita dispiacere. Ma  questo clamore improprio dipende interamente dal modo come sin qui si è comportata la nostra sinistra. Che ha aizzato una prolungata campagna di stampa contro il premier fondata sul tentativo di linciaggio morale. Nel dna comunista di cui si è contaminata la ex sinistra democristiana, passata dall’amore cristiano per il prossimo all’odio per l’avversario politico, c’ è il linciaggio morale.

Negli anni ’50 fu moralmente linciato Leone Piccioni, figlio del leader democristiano Attilio Piccioni, per un presunto affaire con la giovane romana Maria Moneta Caglio, trovata morta misteriosamente sulla spiaggia di Torvaianica con traccia di droga nelle vene. Negli anni ’70 fu linciato moralmente il presidente della Repubblica, il professore di diritto e procedura penale Giovanni Leone, accusato con una insistente quanto vaga campagna di stampa, di essere l’antelope cobbler, il corrotto “cacciatore di antilopi” protagonista di un oscuro affare cifrato di tangenti in un contratto, con odore di CIA, fra il governo italiano e la compagnia aera americana Lokeehed, fornitrice di mezzi militari. L’apogeo del linciaggio comunista fu il lancio delle monetine contro Bettino Craxi che usciva dall’albergo Raphael.

E forte di questi precedenti che hanno comportato le dimissioni e la perdita di ruolo politico di Attilio Piccioni, le dimissioni di capo dello stato e l’umiliazione, il disonore di Giovanni Leone e della sua famiglia e la distruzione politica e morale di Bettino Craxi e di un intero partito di democrazia liberal riformista, il nuovo partito di nome Pd, costituito da ex comunisti e da ex democristiani di sinistra, ha lanciato gli attacchi a Silvio Berlusconi più insistenti e spietati che si possano immaginare arroventando il clima mediatico a un livello paranoico.

Nella rivoluzione francese, la furia scatenata dopo avere fatto cadere nel paniere della ghigliottina le teste dei legittimisti, vi ha fatto cadere quelle dei leader dei rivoluzionari quando questi non venivano uccisi i in altri modi più sanguinari. Questa volta il calore rovente della dissacrazione personale dei personaggi pubblici ha investito uno dei leader rappresentativi del moralismo di sinistra, che peraltro non si è dimesso subito. Lui ne esce distrutto, anche a causa di questa mossa finale che lo macchia inutilmente di macchiavellismo. Ma il suo partito pensa così di poter continuare a presentarsi come quello della diversità morale. Il parallelo fra Marrazzo e Berlusconi è diventato il muovo mezzo di propaganda contro il premier nel vano tentativo di trasformare una fragorosa sconfitta sul campo in una vittoria a tavolino. Ma non c’ è proprio niente in comune fra le due vicende. Le preferenze e le condotte sessuali di Marrazzo in questa faccenda non hanno alcuna rilevanza né giuridica, né politica. La tesi per cui i leader di governo nazionale o regionale e presumibilmente anche provinciale e comunale (forse con la eccezione dei comuni minori), per avere titolo a continuare a esercitare tali funzioni, si dovrebbero concentrare in tale compito evitando ogni attività sessuale al di fuori di quella consentita dalla vita familiare, che viene sostenuta da una sinistra diventata improvvisamente bigotta, è priva di senso politico e giuridico. E’ un diversivo che non serve a obnibulare le ipotesi di reato a carico di Marrazzo.

Il governatore del Lazio a quanto risulta, per recarsi ai suoi appuntamenti di piacere, si è ripetutamente avvalso dell’auto di servizio. E ciò facendo può avere commesso un reato di peculato.

Nel luogo dei suoi incontri si è trovata, accanto a un suo documento di identità, su un tavolino, una striscia bianca di droga. Ciò fa sorgere il dubbio che egli ne abbia fatto uso. E quel che è peggio, induce a pensare che, avendola pagata, la abbia offerta alla persona con cui aveva rapporti intimi ottenuti tramite pagamento. Il che comporta, a parte le eventuali questioni penali, una induzione al degrado fisico determinato dalla assunzione della droga.

Infine c’è l’oscura rete di rapporti del governatore del Lazio allora in carica con alcuni carabinieri che sono accusati di ricatto nei suoi confronti. E che egli ha pagato, perché deviassero dai propri compiti istituzionali. Chi omette di denunciare un reato di cui ha conoscenza commette un reato, salvo quando agisca sotto una minaccia che gli rende impossibile comportarsi diversamente. Ma ciò si verifica con il  ricatto consistente nella minaccia alla propria vita o a quella di terzi facenti o no parte della famiglia  come nel caso dei sequestri di persona. Diverso è il “ricatto” consistente nel rivelare la partecipazione a pagamento a festini con droga in un giro di “squillo”.

Chi paga ripetutamente grosse somme per evitare che ciò si scopra non si limita a difendere  la propria onorabilità, intralcia le azioni di controllo della sicurezza pubblica e della salute riguardanti la comunità. E se si tratta del governatore della Regione, ciò lo rende incompatibile con l’esercizio del suo incarico.

Il governatore probabilmente avrebbe voluto dimettersi subito. Ma appartiene a un partito che, come Saturno, divora i suoi figli. Mi domando perché non tacciano una volta per tutte sulle questioni morali, meditando in silenzio sugli errori compiuti, come "apprendisti stregoni".