La tesi sul complotto è già un autogol per “Baffino”
16 Giugno 2009
Avendo apprezzato la statura di Massimo d’Alema come uomo di stato, sono rimasto stupito di averlo trovato rimpicciolito, in questi ultimi giorni. Non mi sembra appartenga allo stile di un ponderato uomo di stato, la sua dichiarazione circa il declino di Berlusconi e l’eventualità di un ribaltone di governo, tramite il suo impeachment. Ciò proprio ora, alla vigilia del G8, mentre il premier è a Washington, in visita al presidente degli Usa sull’agenda della riunione che tocca all’Italia gestire. Viene in mente Maramaldo.
Anni fa, quando Massimo d’Alema pareva essere l’unico vero statista dello schieramento che ora fa capo al PD, egli aveva dichiarato che era necessario che l’Italia tornasse ad essere un "paese normale". Non sembra che queste sue dichiarazioni siano in sintonia con quella tesi. Esse infatti prefigurano delle azioni anormali, in un regime democratico, da esplicarsi in un periodo di crisi economica, in cui occorrerebbe la massima stabilità politica al fine di dare rassicurazioni circa il futuro del paese e della sua finanza pubblica. Probabilmente a quelli che vorrebbero o quanto meno auspicano un ribaltone politico è sfuggito che questo tipo di clima, artificialmente intorbidito dai "si dice" favorisce una valutazione pessimistica della credibilità finanziaria dell’Italia e può indurre le agenzie di rating a declassarne il nostro debito pubblico, a causa dei pericoli per la solvibilità dell’Italia nascenti dall’instabilità politica. Aggiungo che le dichiarazioni di D’Alema oltre ché ripercuotersi sulla valutazione del nostro debito pubblico possono ripercuotersi sulle quotazioni dei nostri titoli azionari.
Si presume che ciò che Massimo D’Alema, riecheggiando una campagna giornalistica del quotidiano Repubblica, che ha dato inizio a questo gioco al massacro, prefiguri un impeachment del premier derivante da un’azione giudiziaria nei suoi confronti, connessa al presunto abuso degli aerei di stato. Essa sarebbe rafforzata dall’immagine negativa che gli deriverebbe dalla pubblicazione di foto su ciò che sarebbe avvenuto a Villa Certosa. Ma vi è anche chi pensa a nuove azioni giudiziarie contro il premier di cui D’Alema avrebbe avuto sentore nelle sue frequentazioni pugliesi. In tal caso, si tratterebbe di presunte irregolarità della gestione del terremoto in Abruzzo e nella gestione del problema dei rifiuti a Napoli. In entrambi i casi, per complicità con il sottosegretario Bertolaso preposto agli interventi di "protezione civile" per le situazioni d’emergenza.
Le anomalie, in tutto ciò, non stanno nei comportamenti di Berlusconi, ma in quelli dell’opposizione, costituita da Pd che stordito dal suo insuccesso elettorale si sta rifugiando in un sogno insensato. Infatti non si capisce su cosa si fondi la tesi che Berlusconi sia in declino.
Nonostante gli attacchi personali che ha ricevuto, la coalizione da lui guidata è uscita dal primo turno elettorale con una serie di affermazioni che la hanno rafforzata, consegnandole un elevato numero di amministrazioni provinciale e comunali prima controllate dal Pd. Non si tratta solo di vittorie dovute alla Lega Nord, ma anche del successo del Pdl. Evidentemente gli elettori apprezzano il comportamento del governo Berlusconi e gli danno fiducia, nonostante le campagne di discredito della figura personale del premier. Il cercare di fare un ribaltone politico dopo esser stati pesantemente sconfitti nelle elezioni europee e in quelle locali accampando argomenti che riguardano la vita privata del premier, implica di non avere un dna democratico. Dove è finito il discorso di D’Alema sul "paese normale?" Ma c’è di più. Il pretendere che la gente, in un periodo di congiuntura difficile desideri che si apra una crisi di governo su questioni personali del premier, fomentate da un paparazzo che ha scattato fotografie illegali, significa non capire che le famiglie e le imprese desiderano la sicurezza, la continuità del governo. Tanto più che si tratta di un governo che ha appena vinto le elezioni amministrative, che non dà alcun segno visibile di dissensi interni, e che ha una maggioranza parlamentare enorme. Al suo posto dovrebbe andare un governo tecnico, composto da forze politiche eterogenee che non danno garanzia di stabilità. E qui la proposta rasenta il ridicolo. Infatti si è sentito dire, da fonti attendibili, che si penserebbe di sostituire il premier con il governatore della banca di Italia Mario Draghi. Questi si è afferrato a smentire la propria candidatura. E ha fatto non bene ma benissimo perché (essendo persona avveduta) sa che in questo periodo i banchieri nella pubblica opinione hanno un massimo di impopolarità. Se si facesse un gabinetto ministeriale di tecnici e politici multicolori presieduto dal governatore della Banca di Italia la gente peserebbe che le banche indebitate abbiano deciso di nominare a capo del governo un personaggio che, per difendere la stabilità del sistema bancario, intende addossare i debiti delle grandi banche al contribuente.
Scartato il governatore Draghi, ci si può domandare chi vorrebbe rischiare di farsi promotore di un quasi golpe di stato e chi desidera che ciò accada. Il fatto è che non esistono elementi per trasformare Berlusconi, da vincitore politico in sconfitto per via giudiziaria. L’accusa di abuso di aerei di stato a suo carico è risibile. E’ evidente che Berlusconi non ha bisogno di risparmiare quei quattro soldi di viaggi aerei di suoi ospiti a Villa Certosa. D’altra parte si pretende di sostenere che Berlusconi ha fatto un uso illegittimo degli aerei di stato perché ha violato il regolamento, disposto dal precedente capo del governo, che lui stesso avrebbe potuto modificare, "ad nutum" con una sua delibera. Non è possibile sostenere che sia reato un fatto la cui illiceità o liceità dipende dalla persona stessa che lo intende compiere. Se essa lo compie ed è una persona razionale, ciò indica che essa presume che il fatto in questione non sia reato. Diversamente essa avrebbe modificato il regolamento. Solo un autolesionista può decidere di configurare come reato una azione che egli prevede di effettuare e che rientra fra quelle per cui egli ha il potere di stabilire se siano o meno lecite penalmente.
Non credo che esista un italiano normale che ritenga che Berlusconi abbia necessità di abusare dei mezzi pubblici. Semmai lo si potrebbe accusare di fare troppe attività pubbliche nelle sue ville o palazzi privati anziché in negli edifici pubblici: ciò fa risparmiare soldi al contribuente ma non rientra nei canoni dell’ etichetta ministeriale.
Ma chi in Italia usa ancora le regole dell’etichetta dei politici del passato? Forse Dario Franceschini che gira sui treni in maniche di camicia, senza cravatta, per presentarsi come leader alternativo a Berlusconi? A quando i leader andranno a torso nudo, come Benito Mussolini, anche lui della bassa padana adriatica come Franceschini? Circa le foto di Villa Certosa l’ex primo ministro della Repubblica Ceca Topolànek ha già dichiarato che quelle che lo riguardano sono fotomontaggi.
Ed è molto dubbio che siano autentiche, in quanto se lo fossero non sarebbero state scattate in modo abusivo, da posizioni vietate ai fotografi. Per di più le foto sono sotto sequestro giudiziario. E chi sostiene di averle scattate ha cercato di venderle a un settimanale di proprietà di Fininvest, appartenente alla famiglia Berlusconi. Cioè è un personaggio che, con quelle foto, ha cercato di fare un ricatto, non andato a buon fine. Chi su queste esili basi può cercare ribaltare l’attuale maggioranza in modo d’ accrescere la crisi economica tramite una crisi politica? Le grandi banche indebitate continuano a tornare in mente, perché non si riesce a immaginare che la fantastica operazione nasca solo dal cervello dei giornalisti di Repubblica. Ma tale ipotesi è poco verosimile, dati i rischi dell’operazione: non sembra questo un periodo in cui i banchieri desiderino correre nuovi rischi. Forse, nel crepuscolo del Pd, stanno fiorendo i kamikaze.