La Triennale di Milano torna all’architettura
19 Febbraio 2012
di Carlo Zasio
La scelta del Cda della Triennale, al di là delle polemiche, delle dietrologie e delle frizioni tra il Sindaco Pisapia e l’assessore Stefano Boeri, sembra essere ormai pienamente condivisa. Il mandato del Presidente De Albertis, in carica con tutto il consiglio solo fino al 2013, è uno e uno solo: recuperare in un anno 700.000 euro attraverso maggiori entrare da un lato e una severa spending review dall’altro, oltre a ulteriori 600.000 euro necessari a coprire il disavanzo del 2010. Per questo ogni resistenza della candidata di Boeri in Cda è venuta meno: questa è l’ora di chi deve riportare in assetto la Fondazione, anche con scelte drastiche e non indolori. Innanzitutto rimettendo mano allo Statuto: la situazione ereditata è infatti al limite, dal momento che si prevede che il comitato scientifico sia composto dai quattro curatori dei quattro settori di attività (mostre, internazionalizzazione, informazione e ricerca). Curatori che non esistono e il cui posto nel comitato scientifico è stato affidato a eminenti personalità che, però, contravvengono a quanto stabilito dallo Statuto in merito all’incompatibilità con “interessi personali e diretti – come si legge – relativi allo svolgimento di attività imprenditoriali nel medesimo campo di attività della Fondazione”.
Questione molto delicata, perché il consiglio scientifico delibera e definisce il programma e l’organizzazione delle mostre e delle attività stabili di ricerca. La mostra Arte Povera 1967-2011 curata da Germano Celant, che è uno degli autorevoli membri del consiglio scientifico, è un caso emblematico: costata 1,4 milioni di euro, si è chiusa con appena 27.000 visitatori rispetto ai 42.000 preventivati con cui era stato chiuso il budget dell’evento. Questo stato di cose è stato permesso finora da una gestione accentratrice, con attriti sempre più marcati tra il presidente uscente, Rampello, e un consiglio di amministrazione sempre più allarmato per una certa opacità nei bilanci e per il modo assolutistico in cui l’intera programmazione dell’istituzione veniva proposta.
Un primo segnale in tal senso è già arrivato: il consiglio ha deciso di incentrare le attività della Triennale sull’architettura, invero un po’ negletta negli ultimi anni a viale Alemagna rispetto alle arti visive, e di realizzare nel 2016 quell’esposizione internazionale che è l’unica riconosciuta dal Bureau des Expositions di Parigi e che a cominciare dall’edizione del Dopoguerra che segnò la nascita del quartiere QT8 fino all’ultima nel 1996, ha fatto la storia di Milano.