La Triennale mette in mostra tutta la ricchezza dell’Arte povera italiana

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La Triennale mette in mostra tutta la ricchezza dell’Arte povera italiana

23 Ottobre 2011

La Triennale di Milano, storica istituzione dedicata al design e alle arti applicate sorta nel capoluogo lombardo sull’onda dell’entusiasmo per l’Expo universale del 1909 realizzata per celebrare il traforo del Sempione, ha scelto con la mostra “Arte Povera 1967-2011” che inaugurerà domani di essere tra i promotori dell’ambizioso progetto voluto da Germano Celant in occasione del 150. dell’Unità per celebrare in otto tra i principali musei del contemporaneo del Paese uno dei movimenti più rappresentativi della scena artistica italiana del dopoguerra.

Milano ospita così per la prima volta una rassegna antologica sull’Arte Povera, oltre sessanta installazioni in uno spazio di circa tremila metri quadri che testimoniano l’evoluzione del percorso creativo dei “poveristi” dalle origini ai nostri giorni. La mostra si compone di due parti: la prima, dedicata alle opere storiche realizzate dal 1967 al 1975 circa e che segnano l’esordio linguistico dei singoli artisti, è allestita al piano terra, nella Galleria dell’Architettura disegnata da Gae Aulenti. La seconda, ospitata nei grandi spazi aperti del primo piano del palazzo di via Alemagna, aspira a documentare lo spirito fluido e spettacolare delle imponenti opere realizzate dai singoli artisti dal 1975 al 2011. Il pubblico potrà così percepire come la ricerca artistica si sia modificata nel corso del tempo, passando da una presentazione antitetica di elementi primitivi come fuoco e pietre, carbone e igloo, ghiaccio e vegetale, piombo e gesso, tubo fluorescente e vetro, nylon e specchio, acqua e stoffa, ad articolazioni complesse e in grande scala dove il discorso linguistico si sviluppa in un’installazione che avvolge e confronta l’osservatore così da mettere in relazione corpo e oggetto, movimento e architettura.

A quasi 45 anni dalla nascita di questo movimento le opere di Boetti, Merz, Penone, Kounellis, Anselmo, Calzolari, Fabri, Paolini, Pascali, Pistoletto, Prini e Zorio sono in grado di suscitare in chi le ammira un nuovo sguardo sul mondo, un rinnovamento dei significati e dei significanti che è sinonimo di autentico spirito creativo. Non a caso, insieme al Futurismo, si può dire che l’Arte Povera sia una delle maggiori espressioni artistiche italiane del Novecento di livello internazionale ed al contempo è un’incubatrice incredibilmente ricca della nuova arte del futuro. Il linguaggio dell’Arte Povera ha una componente ineliminabile di provocazione, capace di colpire nel segno, creando le condizioni per promuovere e far scaturire nuovi sentimenti. E quando ciò avviene dobbiamo sempre essere grati ai nostri artisti.