
La visione non è ideologia! Per questo ne abbiamo maledettamente bisogno

13 Maggio 2020
Al di la degli errori, delle dirette facebook, delle occupazioni parlamentari e dei protagonismi in stile “supereroe-predicatore-santo protettore” dei Governatori, una questione emerge con forza nell’avventura disgraziata del covid-19: la politica non sa più decidere.
Mentre il virus dilaga fermando il paese, i nostri rappresentanti, coloro ai quali abbiamo delegato il potere decisionale, si frugano le tasche vuote, indicono conferenze, lanciano slogan, twittano, annunciano interventi miliardari, assumono pool di esperti, alzando un polverone che alimenta il circolo verboso del nostro provincialissimo paese, ma nulla fanno per affrontare la situazione drammatica in cui si trovano le imprese, i lavoratori e le famiglie.
La politica italiana è allergica alle decisioni, rimanda, proclama, annuncia e poi smentisce, rinchiusa in un ottuso spettacolino dove tutti hanno una parte fino a quando i tempi si fanno duri a quel punto si nasconde e a decidere ci mette qualcun altro.
Così, quando c’è stato da ripulire ci siamo affidati ai giudici, quando c’è stato da ripartire agli imprenditori, quando c’è stato da tagliare ai tecnici, quando c’è stato da cambiare ai comici ed ora che c’è da sopravvivere ai virologi.
Finta la crisi, “il copraccione” della politica se li è rimangiati tutti, deglutiti, digeriti ed espulsi, lasciando il paese inerme ad attendere il prossimo spettacolo.
La parola decidere deriva dal latino ed è formata dal prefisso de- che significa da, e dal verbo caedēreche significa “tagliare”. Quindi: “da tagliare”.
Dall’etimologia si intuisce che il verbo decidere implica un’azione forte, carica di conseguenze.
L’atto della decisione implica la scelta di una posizione, l’espressione di un giudizio netto di fronte ad un problema. Prendere una decisione significa “tagliare” le altre possibilità e ciò comporta coraggio e responsabilità. Senza questi due ingredienti la scelta è impossibile oppure è atto arbitrario, simile alla follia.
Ma come si fa a decidere consapevolmente? Qual è la fonte dalla quale attingere coraggio e responsabilità? E’ la visione. Una volta si sarebbe detto, pericolosamente, l’ideologia, oggi si dice in maniera più pragmatica, la visione.
Come si dice “un’idea di paese”, declinata in programmi e risorse coordinati secondo un obiettivo di sviluppo economico e sociale. Compito difficile certamente, ma necessario, soprattutto in momenti violenti come questo. Oggi più che mai c’è bisogno di un progetto, di una leadership forte che pensi al domani, che agisca con coerenza liberando risorse ed energie per riformare questo paese, per renderlo più produttivo, sicuro, autosufficiente e sostenibile.
Mi immagino dove sarebbe finita l’Europa se Winston Churchill, dando retta alla politicuzza parlamentare, si fosse seduto al tavolo di Hitler per trattare la pace. Senza quella visione di libertà e democrazia non saremmo l’Europa di oggi.
Senza una visione per l’Italia oggi, chissà dove saremo domani.