L’Alitalia ora vola verso il commissariamento
03 Aprile 2008
L’Alitalia è ormai diventata un dato statistico: un
numero in più nelle vittime del Governo Prodi. A Bucarest, lette le notizie d’agenzia
e visti i telegiornali, il nostro ineffabile (ancora per qualche giorno)
Presidente del Consiglio ha affermato che Alitalia (ormai sulla via del
commissariamento e della liquidazione, tranne che non giunga un cavaliere
bianco a rilevarla) è stata una vittima della campagna elettorale. Ha anche
lanciato un bilioso strale nei confronti dei sindacati, Cgil in prima fila –
suoi “grandi elettori” nel 1966 e nel 2006 ma con i quali ha rotto, nel secondo
Governo da lui presieduto, pochi mesi dopo essere di nuovo diventato inquilino
di Palazzo Chigi.
In effetti, il principale responsabile del pasticcio, che
probabilmente porterà al fallimento ed alla liquidazione della compagnia, è
proprio lui, affiancato da TPS e da quel WV (Walter Veltroni che ora fa finta
di essere stato negli ultimi anni sulla luna, distante dalla politica italiane
e dalle lotte interne della sinistra).
Se la gara per la
cessione del 49,9% delle azioni Alitalia di spettanza ancora del Ministero
dell’Economia e delle Finanze fosse stata condotta correttamente e secondo
standard internazionali – ad esempio, un’”asta alla Vickrey” dal nome del Premio
Nobel che la ha teorizzata – non ci sarebbe stato il fuggi, fuggi di potenziali
acquirenti che ha caratterizzato la fase del tentativo di privatizzazione tra
gennaio e giugno 2007. Nella seconda fase, non si sarebbe rimasti con un
concorrente solo mentre la società continuava a perdere un milione di euro al
giorno ed i sindacati minacciavano azioni industriali. La vicenda sarebbe terminata
molto prima ed abbastanza bene per tutti i soggetti coinvolti.
Su L’Occidentale abbiamo sottolineato i
gravi errori procedurali e contenutistici effettuati dal dicembre 2006 dalla
triade Prodi-TPS-Bianchi (ora tutti e tre nel PD, guidato, si fa per dire, da
WV) quando è stata annunciata la privatizzazione dell’azienda.
In queste
settimane, il candidato del PD a Palazzo Chigi ha brillato per il suo
assordante silenzio – forse per non imbarazzare il Governo Prodi di cui è
l’erede o forse perché anche in questa materia non ha una vera competenza e
riceve consigli contraddittori dagli esperti di cui si è attorniato. Oppure
perché in passato si è auto-proposto come difensore di Fiumicino (rispetto a
Malpensa).
Seri errori sono stati commessi anche dai sindacati che, con i loro
scioperi continui e selvaggi, hanno contribuito a mettere in fuga potenziali
acquirenti. Sapevano , immagino, che il socialista francese Presidente e
Amministratore delegato di AirFrance-Klm , Jean-Cyril Spinetta, è un
negoziatore abile e pronto al compromesso, ma non uso a farsi dare ordini se
non dai propri organi di governo (il CdA di AirFrance-Klm). Hanno cercato di
forzare la mano e, presentando un contro-piano, di mettersi loro alla guida del
processo di riassetto di un’azienda il cui principale obiettivo, negli ultimi
lustri, è stato quello di servire come ammortizzatore sociale per i propri
dipendenti. A quel che è dato da comprendere – nel pomeriggio di oggi 3 aprile-
la posizione delle sigle sindacali verrà illustrata più compiutamente. In
parallelo, il CdA Alitalia tirerà le somme. E saranno somme amare.
Tuttavia, la
frittata è ormai fatta; se non sbucano nuovi acquirenti di peso, il
commissariamento, prima, e la vendita di rami d’azienda, poi, sembrano il
percorso obbligato. Se dal Governo Prodi non si poteva che prevedere questi
risultato, immaginate cosa ci si può aspettare dal suo emulo Veltroni. Sappiano
i sindacati chi li ha messi nei guai.