L’antisarkozismo è la nuova sindrome della sinistra francese

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L’antisarkozismo è la nuova sindrome della sinistra francese

11 Gennaio 2008

«Il vero punto non è chi
porterà in vacanza Sarkozy a Pasqua, ma verso dove egli condurrà il Paese nel
2008. E su questo tema, l’opposizione socialista non ha alcuna idea originale».
Il filo-Sarkozy «Le Figaro» centra il nocciolo della questione quando
stigmatizza l’«insostenibile leggerezza» della strategia politica socialista
dopo la sonora sconfitta presidenziale del 6 maggio scorso. Senza sottostimare
un reale calo nei consensi dell’inquilino dell’Eliseo, secondo un sondaggio di
domenica 6 gennaio soltanto al 48% della fiducia dei cittadini francesi,
secondo un altro pubblicato il 7 gennaio da «Libération» ancora al 54%. e in
attesa di un ulteriore scatto nel processo di riforma del Paese, due dati
balzano all’occhio nel comportamento dell’opposizione socialista.

Il primo assomiglia molto
alla sindrome antiberlusconiana che dal 1994 in poi caratterizza ampi strati della
sinistra italiana. Da sempre la gauche
francese guarda con ammirazione (e spesso con lenti deformate) le peripezie del
centro-sinistra di casa nostra: grande ammirazione per l’esperimento dell’Ulivo
e ora per quello del Partito democratico e contemporaneamente critiche feroci a
Silvio Berlusconi, al suo impero mediatico e alla sua spettacolarizzazione
della politica. L’equazione Sarkozy-Berlusconi aveva fatto capolino nel corso
della campagna elettorale, potenziata dalla strategia (perdente) del Sarko-facho e del tout sauf Sarkozy ed ora, sull’onda del gossip Carla Bruni e delle
vacanze mondane in Medio Oriente, ha ottenuto libero sfogo.

Il Primo Segretario del
Ps Hollande non esita a giudicare il Presidente della Repubblica affetto da
«narciso», per altro immediatamente ripreso da «Le Monde» con un fondo di
Patrick Jarreau dall’emblematico titolo di Narcisse
serviteur de l’Etat
. Ma Laurent Fabius, già Primo Ministro liberal-socialista
di Mitterrand, poi convertitosi all’approccio no-global, non ha esitato ad accostare l’attuale inquilino
dell’Eliseo al Cavaliere. Ma a fissare la vera linea di condotta strategica del
Ps ci ha pensato il gauchiste
«Libération» che, per mano della penna tagliente del suo direttore Joffrin, non
ha esitato ad accusare il «regno catodico» del Presidente. «Nicolas Sarkozy ha
fatto dello Stato un suo possesso e dell’opposizione la sua “spalla”. Si tratta
di un Putin-soft ed è tempo di rendersene conto». Punto e a capo!
 
Tanto livore sulla
cosiddetta pipolisation di Sarkozy,
ma silenzio totale su potere d’acquisto, riforma delle pensioni, della
giustizia, diminuzione delle tasse, ecc. Il motivo di tutto ciò? La totale
incapacità di elaborare la benché minima strategia di alternativa politica alla
proposta di Sarkozy.

E su questo punto rilievo
si inserisce il secondo dato interessante: il ritorno nell’agone politico di
Ségolène Royal, con la sua recente proposta di candidatura per la segreteria
del partito e di conseguenza per le presidenziali del 2012. Quella della Royal
è una scommessa ardita ed estremamente rischiosa. Da un lato egli può
certamente vantare una legittimità popolare superiore a qualsiasi colonnello o
elefante del Ps, forte dei milioni di voti raccolti alle presidenziali di
primavera. Ugualmente può scommettere sulla debolezza dell’ex compagno
Hollande, fallimentare segretario che non ha nemmeno pensato di rassegnare le
dimissioni dopo la sconfitta del 6 maggio 2007. Infine può sfruttare la fase
complessa che sta attraversando il vero uomo forte del partito, quel Bertrand
Delanoë in questa fase impegnato nella campagna elettorale per la sua
ri-elezione a sindaco di Parigi.

Il tono quasi messianico
con il quale la «Giovanna d’Arco» socialista ha affermato «Sento che vi sono
sempre più donne e uomini che si rivolgono a me. […] Ho ricevuto molto affetto
dal popolo francese, ma ne ho anche dato molto in cambio» non cela però
l’azzardo della scommessa. Scombinare il Congresso pilotato immaginato da
Hollande, una segreteria congiunta guidata da lui e dalla ex-compagna per poi
passare alla guida Delanoë, candidato naturale del 2012 all’Eliseo, potrebbe
essere fatale per la Royal. Ma soprattutto con la sua nuova «discesa in campo» Ségolène
riporta le divisioni latenti all’interno del partito di nuovo sulle prime
pagine dei giornali a meno di due mesi da un appuntamento elettorale giudicato
fondamentale per la revanche
socialista.

Perché mandare all’aria
il banco? La strategia della Royal è in realtà figlia dell’improvvisazione che
regna all’interno della gauche
transalpina, saccheggiata da un punto di vista teorico e da quello del
personale politico dalla Presidenza Sarkozy, ferma da un punto di vista
dottrinario e programmatico alle elaborazioni del mitterrandismo degli anni Ottanta. In realtà, se Sarkozy è, come
ritiene «Le Monde» «il narciso alla guida dello Stato francese», non meno
«narciso» ad oggi appare l’operato della bella Ségolène.