L’arresto dei fratelli Antro, un altro scandalo che pesa sull’imprenditoria pugliese
28 Marzo 2012
La magistratura punta dritto sul mondo dell’imprenditoria barese. Pochi giorni dopo lo scandalo che ha travolto la Dec e il sindaco di Bari, Michele Emiliano, un altro scandalo si abbatte sulla città e sull’imprenditoria pugliese: sono stati arrestati e posti ai domiciliari i fratelli Erasmo e Alviero Antro. Il primo presidente regionale della Confapi Puglia e vice presidente della Camera di commercio di Bari, entrambi amministratori del consorzio Sigi, oggi in liquidazione, che si occupava della manutenzione stradale per conto della Provincia di Bari. Le accuse sono di truffa aggravata e continuata ai danni dell’ente provinciale e di sei istituti bancari. Una frode che, secondo la Procura di Bari, ammonterebbe ad oltre 20 milioni di euro, estorti con l’inganno tra l’ottobre 2008 e il marzo 2011 dai noti imprenditori baresi.
Il gruppo industriale era specializzato, appunto, in manutenzione stradale, segnaletica e cartellonistica e aveva ottenuto una ghiotta commessa nel febbraio 2007: manutenzione della rete stradale di tutto il territorio provinciale in cambio di un ritorno economico di tre milioni di euro annui, per tre anni. Un anno dopo aver ottenuto l’appalto, i due avrebbero incominciato ad emettere fatture fasulle, per lavori inesistenti, finalizzate ad ottenere il saldo dalle istituzioni bancarie alle quali venivano presentati con tanto di registri di contabilità falsificati con un improbabile logo della Provincia di Bari.
L’ingegnoso meccanismo è andato avanti fino al 2011, quando le banche hanno incominciato a premere sulla Provincia per chiedere la liquidazione di alcune fatture emesse dal consorzio Sigi per i fantomatici lavori di manutenzione. Il normale sollecito sembrava essere la conseguenza del solito ritardo nei pagamenti: invece, nel momento in cui il meccanismo viene fuori, la Provincia non solo fa sapere che non intende pagare, ma che si rivolgerà alla magistratura. Ieri l’arresto dei fratelli Antro, una doccia gelata.
Il nucleo di polizia tributaria che indaga sulla vicenda è ora impegnato a scovare le responsabilità interne della Provincia, perché gli inquirenti ritengono quanto meno difficile che gli imprenditori abbiano potuto agire da soli. La mole di documenti contraffatti e la scioltezza nei movimenti propria degli amministratori del consorzio Sigi, infatti, lascerebbero pensare a qualche mano amica interna in grado di poter garantire il supporto necessario.
La magistratura, intanto, oltre ad aver disposto i provvedimenti cautelari ha posto sotto sequestro giudiziario proprietà ed appartamenti dei due fratelli per poter garantire il rientro delle somme illegalmente sottratte alla Provincia e alle banche. Immobili, ben 62, in lungo e in largo lungo la penisola: non solo a Bari, ma anche a Cortina d’Ampezzo, Olbia, Vietri sul Mare e Rosa Marina sono stati confiscati.
Il brutto momento dell’imprenditoria barese non passa certo inosservato. I legami (poco trasparenti) tra i Degennaro e il sindaco Emiliano, insieme al sistema truffaldino di cui sono accusati Alviero ed Erasmo Antro, evidenzia le malattie di un sistema che ha bisogno di un vigoroso cambio di rotta.
Dalle colonne del Corriere del Mezzogiorno, già il giorno prima dell’arresto dei fratelli Antro, Peppino Caldarola, navigato politico barese, aveva lanciato il suo allarme, sconvolto dal mancato scatto d’orgoglio dell’imprenditoria in Puglia per ciò che – fino a quel momento – era venuto fuori. “Mi sarei aspettato, e aspetto ancora – ha scritto – una rivolta morale degli imprenditori” per allontanare lo spettro di una continua connivenza malsana tra politica e impresa, sotto la regia degli “angeli custode” così abili nel tessere trame. Invece, niente. La mancanza d’orgoglio degli imprenditori affligge la nostra economia, ma non solo; se nessuno “ha la forza di una dissociazione ferma e risoluta e non sente la necessità di dire che bisogna fare pulizia, che i cattivi imprenditori stanno danneggiando l’avvenire della Puglia”, allora vuol dire che il problema è soprattutto etico e politico.
Il rilancio della regione – auspicio che, tuttavia, si può estendere a tutta l’Italia – passa anche attraverso lo scatto d’orgoglio dell’imprenditoria invocato da Caldarola. La collaborazione e le buone relazioni, infatti, sono la base per la crescita futura, ma il malaffare e gli interessi spiccioli rappresentano l’esatto opposto. Le colpe – se la magistratura le confermerà – degli imprenditori che hanno pensato di fare affari con la politica, ma anche le colpe “di quelli che sono stati zitti”, pesano come un macigno su Bari, sulla Puglia e su tutto il Paese.