Le banche tedesche e i sussidi di Stato a cui l’Ue ha detto sì

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Le banche tedesche e i sussidi di Stato a cui l’Ue ha detto sì

05 Maggio 2008

La crisi del settore creditizio che ha
avuto come epicentro gli Stati Uniti non ha tardato a dispiegare i propri
effetti nefasti anche sul Vecchio Continente. A risentirne in maniera
particolare è stata la Germania,
dotata di un sistema bancario estremamente frazionato (gli istituti di credito
sono più di 2000, circa il doppio di Italia e Francia) e in cui la competizione
è falsata dal massiccio controllo che la “mano visibile della politica”
esercita attraverso le sue partecipazioni. Non c’è dunque nulla di che stupirsi
se ora, dopo le recenti turbolenze finanziarie legate alla crisi dei mutui subprime, le banche tedesche che
avevano investito negli U.S.A. non riescono più a stare sul mercato e
dichiarano perdite da capogiro.

Se la via più naturale da seguire
sarebbe quindi quella del fallimento, poteri pubblici e non invocano ora un
ruolo attivo da parte dello Stato: “Siamo
di fronte ad una crisi nazionale. Chiediamo perciò al governo di intervenire
per ridare fiato al sistema
”, ha dichiarato con insistenza negli scorsi
mesi il governatore del Land Nord-Reno Westfalia Jürgen Rüttgers (CDU).

Come avvenuto per i salvataggi di Bear
Sterns e Northern Rock, l’esecutivo tedesco ha così assicurato l’afflusso di
nuova liquidità ad un istituto come IKB,
banca fondata alla fine della seconda guerra mondiale per garantire prestiti
alle PMI e scampata per ben tre volte all’insolvenza negli ultimi nove mesi
grazie ad una generosa iniezione di denaro pubblico. Nonostante l’operazione
venga giustificata in termini di assorbimento dei “rischi di sistema” che da
una bancarotta potrebbero derivare, a Francoforte si è molto scettici sul
destino dell’istituto, definito da alcuni traders
un paziente ormai clinicamente morto.

Le difficoltà riscontrate da numerosi
altri istituti finanziari pubblici, quali Sachsen
LB
e Bayern LB, entrambi soccorsi
dai rispettivi governi regionali, ha imposto un ripensamento dell’intero
sistema bancario tedesco, nel quale i consolidamenti tra soggetti privati e
pubblici da parte dei primi rimangono tuttora vietati. In un’intervista
rilasciata all’emittente radiofonica Deutsche
Welle
, uno dei più noti economisti della repubblica federale, Norbert Walter, ha chiarito l’assoluta eccezionalità
del settore bancario tedesco, che gode dei profitti e scarica su terzi le
perdite: “Non dobbiamo dimenticare che in
Germania metà degli istituti di credito e delle casse di risparmio sono gestiti
dallo Stato fin dalla loro nascita. E noi tedeschi siamo molto orgogliosi di
questo. I politici sono convinti che questa sia la strada giusta da percorrere
per organizzare il nostro sistema monetario. E’ quindi ovvio che nel momento in
cui una banca va in rosso, il proprietario, che in questo caso è lo Stato, deve
intervenire
”.

Dello stesso avviso pare essere anche
l’Unione Europea che appena qualche giorno fa ha concesso il suo benestare al pacchetto di aiuti predisposti dal Land
Nord-Reno Westfalia per la sua controllata, la Westdeutsche Landesbank.

Già entrato qualche anno fa nel mirino europeo
per aver ricevuto sussidi pubblici, l’istituto, da mesi in forti ristrettezze
finanziarie, è alla disperata ricerca di un partner commerciale, fin qui non
ancora palesatosi. Il prestito di circa 5 miliardi di euro- ha spiegato il
Commissario europeo alla concorrenza Neelie
Kroes
– è comunque in tutto e per tutto compatibile ai requisiti previsti dal
Trattato CE in tema di erogazione di fondi pubblici alle imprese: non si tratta
quindi affatto di aiuto di Stato, ma di un prestito meramente contingente e
propedeutico ad un programma di ristrutturazione che la Germania si è impegnata
a varare entro l’8 Agosto prossimo. A questo punto non rimane che domandarsi se
lo stesso trattamento di favore verrà riservato ad Alitalia.