Le certezze e le chiacchiere sul meeting di Comunione e Liberazione
22 Agosto 2011
Si è aperto ieri a Rimini con il discorso del Presidente Napolitano il XXXII meeting di Comunione e Liberazione, il movimento ecclesiale fondato da Don Luigi Giussani negli anni Cinquanta (allora si chiamava Gioventù Studentesca) che oggi rappresenta una fetta tanto autorevole quanto chiacchierata del mondo cattolico italiano. L’autorevolezza di CL deriva, naturalmente, dall’eredità e dagli insegnamenti di Don Giussani, che a distanza di qualche decennio reggono ancora benissimo la sfida della modernità: ottenere uno spazio pubblico per la religione e rivendicare l’idea di una fede che non faccia a pugni con la ragione. Le chiacchiere invece sono il frutto dell’influenza che i "ciellini" hanno saputo ritagliarsi nella società, nella politica e nell’economia italiana, non solo nel nostro Paese essendo ormai presenti in mezzo mondo, soprattutto in Europa e in America Latina.
La stampa italiana oscilla quindi tra questi due argomentazioni nel presentare la kermesse che andrà in scena in questa settimana: da una parte l’aspetto culturale (lo scrittore inglese Chesterton che metteva in guardia dall’ondata dei "nuovi barbari" senza valori, piuttosto che il cantautore romano Niccolò Fabi che intratterrà il pubblico con un concerto pop) dall’altra si insiste sul "potere" di CL, ed è tutto un fiorire di tesi sulla pervasività della Compagnia delle Opere nel tessuto economico italiano, un fare i conti in tasca agli organizzatori per vedere quant’è costata questa edizione, chi sono i "main sponsor" (ce ne sono e di importanti), cosa fanno e cosa dicono i maggiorenti della politica riconducibili al movimento.
I riflettori si accendono quindi sull’ex democristiano Roberto Formigoni, oggi esponente del PdL, che governa ormai da anni la Regione Lombardia (è al quarto mandato consecutivo), ma anche sul milanese Maurizio Lupi, pidiellino anche lui e vicepresidente della Camera dei Deputati. Di Formigoni si sa che ormai gli sta stretta la politica locale e vengono amplificate le sue ultime dichiarazioni sulla manovra economica (il governatore ha proposto di privatizzare la Rai e le Poste per far quadrare i conti dello Stato), dell’altro si ricorda soprattutto la battaglia in nome della sussidiarietà (ha fondato l’omonimo gruppo interparlamentare), con un occhio di riguardo a quella sinistra che non disdegna la passerella di Rimini. In passato, il leader del Pd Bersani ha elogiato il modello dell’associazionismo cooperativo bianco assimilabile, anzi precedente, secondo lui, a quello rosso delle Coop. Ieri, il presidente Napolitano ha detto che il gruppo interparlamentare è servito al "disgelo" ma che ora la politica italiana deve "andare oltre".
Nonostante gli ammiccamenti bipartisan, dal 2006 Comunione e Liberazione è schierata saldamente con il PdL ed anche nei momenti più bui, diciamo così, della vita politica del Cavaliere, i ciellini non hanno mai fatto mancare il proprio appoggio al premier, per esempio reagendo contro i "nuovi moralisti" pronti a scagliare la prima pietra sulle intemperanze del Cav. (nel gennaio scorso Formigoni e Lupi hanno sottoscritto una lettera aperta ai cattolici italiani per chiedere di sospendere il giudizio morale nei confronti di Berlusconi, indagato dalla procura di Milano sul "Rubygate").
Forse però converrebbe andare un attimo oltre il pittoresco, oltre il numero degli stand messi in piedi dalle centinaia di volontari e al di là degli eventi in cartellone, un passo più avanti delle beghe della politica o dei presunti misteri dell’economia, spendendo due parole sul tema scelto per questa edizione del meeting, dal titolo "E se l’esistenza diventa un’immensa certezza". Viviamo nell’incertezza, sostengono i ciellini (Napolitano ha parlato di "angoscia"), e quelle poche sicurezze offerte dall’ideologia e dalla tecno-scienza aprono spesso questioni a dir poco spiacevoli viste le conseguenze che determinano sulla vita dell’uomo. Ma una certezza c’è, e viene da chi ci ha dato la vita: una verità misteriosa sulla quale non si può chiudere gli occhi.
Fede e ragione, insomma, contro il relativismo e il nichilismo di chi ha rinunciato a credere in qualsiasi cosa, giudicando la verità una costruzione mentale e dunque una illusione neanche troppo pia. Un tema importante, che meriterebbe maggiore attenzione da parte della stampa (un ottimo lavoro lo sta facendo Avvenire), invece che limitarsi alla cronaca "spettacolare" dell’evento o alle varie dietrologie sempre in agguato fra i più acerrimi laicisti. Un discorso, quello sui pilastri del nostro agire comune, che in Italia non trova impreparate le forze liberali che hanno compreso da tempo come il cristianesimo vada considerato una matrice fondamentale dell’Occidente, questa sì una certezza, per i credenti e per tutti coloro che non sono disposti a vivere in un mondo che ha rinunciato alla sua storia, alle sue tradizioni, alla propria identità.