Le Coree verso la pace, ma del regime del Nord non ci si può fidare

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Le Coree verso la pace, ma del regime del Nord non ci si può fidare

Le Coree verso la pace, ma del regime del Nord non ci si può fidare

04 Ottobre 2007

Oggi
si può festeggiare la fine di 57 anni di guerra in Corea. Non c’è ancora un
trattato di pace (previsto per i prossimi mesi, dopo altri quattro incontri al
vertice), ma da oggi le ostilità sono ufficialmente finite. La guerra scoppiò
il 25 giugno 1950, quando la Corea del Nord, autorizzata segretamente da
Stalin, invase la Corea del Sud. L’Urss, pur non entrando direttamente in
guerra, mirava a riunificare la penisola sotto il regime comunista guidato da
Kim Il-sung, ex agente del KGB, insediato dai Sovietici come “reggente” della
parte settentrionale della penisola coreana occupata dall’Armata Rossa.
L’invasione comunista avrebbe avuto sicuramente successo, data l’ingente
superiorità di forze, se il Consiglio di Sicurezza dell’Onu, grazie all’assenza
del rappresentante dell’Urss, non avesse autorizzato un intervento militare
internazionale in difesa della Corea del Sud. La guerra durò 37 mesi. Ma dal
momento della firma dell’armistizio di Panmunjeon, il 27 luglio del 1953, la
guerra è tecnicamente proseguita fino ad oggi in assenza di un trattato di
pace. Il regime nordcoreano di Pyongyang ha sempre considerato la Corea del Sud
come parte del proprio territorio, non ha mai riconosciuto la legittimità del
governo di Seul ed ha promosso nei decenni una serie di azioni militari e
terroristiche volte a destabilizzarlo. E’ stata una lunga “guerra non
guerreggiata”, combattuta dal Nord con incursioni marittime, incursioni di
piccole squadre di terra, tunnel scavati dai nordcoreani (fatti scavare, nella
maggior parte dei casi, da prigionieri politici in condizioni pericolosissime)
sotto la zona demilitarizzata costituita dopo l’armistizio. Cittadini della
Corea del Sud e del Giappone furono rapiti dalle squadre di incursori
nordcoreani e sono tuttora prigionieri del regime. Cinque di essi riemersero
nel 2002 come fantasmi, grazie a una sorta di licenza concessa loro dal
“beneamato leader” Kim Jong-il (figlio di Kim Il-sung): letteralmente
ammaestrati dai loro rapitori, dovettero parlare bene del regime di Pyongyang
nelle uniche due settimane in cui poterono rivedere le loro famiglie in
Giappone. E poi il terrorismo: è lunga la lista degli attentati condotti da
uomini al servizio della Corea del Nord contro personalità del Sud. Fra questi
viene ricordato soprattutto l’impressionante attacco terroristico a Rangoon
contro il presidente della Corea del Sud (che allora era Chun Doo-Hwan)
nell’ottobre del 1983, in piena Guerra Fredda: mancò l’obiettivo, ma provocò la
morte di 21 persone, fra cui quattro ministri del governo di Seul.

Questa
dichiarazione congiunta di pace fra le due parti della penisola coreana può
significare la fine di tutto questo? L’accordo annunciato oggi, che verrà
pubblicato solo questa sera, prevede la formalizzazione di una situazione che
già esiste sul terreno. La frontiera rimane quella armistiziale, salvo la
creazione di una “zona di pace” nella città di Kaesong che, comunque, è già una
zona speciale da anni. In quel distretto industriale, infatti, già da anni
possono lavorare assieme coreani del Nord e del Sud. Sono previsti anche scambi
commerciali, ma anche in questo caso occorre tener conto che tutta l’industria
e il commercio nordcoreani sono nazionalizzati e controllati da Pyongyang, per
cui non sarà possibile creare un vero e proprio mercato comune, al di là di
qualche rappresentanza economica ufficiale. Sono previsti, inoltre, altri gesti
simbolici, quale l’attraversamento della Corea del Nord da parte della squadra
olimpica della Corea del Sud previsto per l’anno prossimo. Ma sarà molto difficile
che dei cittadini nordcoreani possano recarsi in Germania ad assistere alle
Olimpiadi, visto che i confini sono blindati e un comune cittadino nordcoreano
deve chiedere il permesso alle autorità anche solo per uscire dalla propria
città.

E’
da tener presente che l’accordo di oggi non costituisce una novità in senso
assoluto. Già nel 2000 era avvenuto un incontro al vertice fra il presidente
sudcoreano Kim Dae-jung e Kim Jong-il. Anche quell’incontro fu definito
“storico” da tutti i giornali. Ma nel 2002 iniziò la più grave crisi politica
recente fra le due coree, quando fu scoperto un programma nucleare militare
segreto nordcoreano che violava apertamente gli accordi raggiunti tra Stati
Uniti e Corea del Nord nel 1994 sulla denuclearizzazione della penisola. In
seguito si scoprì che quel programma era stato avviato già dalla fine degli
anni ‘90. Dunque, dietro i sorrisi ufficiali della diplomazia, all’ombra dello
“storico” accordo del 2000, i Nordcoreani già pianificavano la crisi militare
successiva. E si arrivò all’apice di quella crisi in tempi molto recenti, il 9
ottobre del 2006, quando la Corea del Nord condusse il primo test di una sua
bomba atomica.

L’accordo
di pace fra le due coree, conclusosi oggi con la dichiarazione congiunta a
Pyongyang giunge dopo un periodo di forte debolezza del regime del Nord, messo
in ginocchio da forti alluvioni e da una cronica carestia causata soprattutto
dalla collettivizzazione delle terre e dalla pessima organizzazione (su base
fortemente gerarchica e ideologica) della distribuzione del cibo alla
popolazione. Questa condizione di debolezza temporanea della Corea del Nord
costituisce il maggior dubbio sulla sincerità del regime di Pyongyang. Tutte le
volte che ha firmato un accordo si trovava in condizioni di crisi: anche nel
1994 l’accordo sulla denuclearizzazione fu firmato nel pieno della prima grave
crisi alimentare che affliggeva la Corea del Nord. Attualmente la Corea del
Nord ha urgente bisogno di cibo e di carburante. Per questo Kim Jong-il ha
accettato di smantellare la centrale nucleare di Yongbyon (il sito principale
del programma nucleare) entro il 31 dicembre prossimo e, contemporaneamente,
mostra il suo volto più diplomatico con la Corea del Sud, nel nome della
riconciliazione. Ma quando il regime avrà ottenuto tutto ciò di cui ha
urgentemente bisogno, nessuno garantisce che non si ritorni alla solita
decennale guerra fredda lungo la linea del 38° parallelo.