Le democrazie occidentali saranno per sempre democratiche e occidentali?

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Le democrazie occidentali saranno per sempre democratiche e occidentali?

03 Novembre 2017

Le democrazie occidentali saranno per sempre democratiche e occidentali? “Il grande problema delle democrazie occidentali in questa fase storica è costruire argini contro gli assalti alla diligenza” scrive Angelo Panebianco sul Corriere della Sera del 29 ottobre. E’ senza dubbio un grande problema per le democrazie occidentali come costruire argini agli assalti alla diligenza, ma credo ve ne sia uno ancora superiore: cioè quello di come riuscire a  far restare “le democrazie occidentali” ancora “democratiche” e “occidentali”.

Quelli del Pd, come castori a staccarsi i testicoli per non farsi prendere dai cacciatori. “Per avviare il cantiere della coalizione, dovevamo sperare che il Pd non andasse benissimo alle regionali siciliane. E questo obiettivo è a portata di mano” spiega un ministro del governo Gentiloni a Tommaso Labate sulla Repubblica 30 ottobre. Anche Massimo Franco, tra viaggi di Matteo Renzi in America e di Maria Elena Boschi in Giappone, nota sul Corriere della Sera come colpisca “in Sicilia l’affollamento di leader nazionali di centrodestra e Movimento 5 stelle. E la diserzione di quelli del pd”. Inevitabilmente viene alla mente la favoletta di Fedro sul castoro inseguito dai cani, che si rendeva conto di non essere in grado correre più veloce, e con un morso recideva i suoi testicoli, staccandoseli e lanciandoli agli inseguitori, poiché egli pensava che non appena i cacciatori avessero avuto in mano la loro medicina“, avrebbero abbandonata la caccia e richiamato i cani.

Il Travaglio che aveva detto (la verità) agli amici. “Ieri mi sembrava di essere alla Festa del Fatto Quotidiano e non al congresso dell’Anm, ho sentito troppi facili populismi’ (Luca Palamara, pm romano, membro del Csm, e capo corrente di Unicost, 22 10). Qualcuno sabato deve aver detto troppe verità” commenta Marco Travaglio nel suo solito colonnino sul Fatto del 23 ottobre dal titolo “Ma mi faccia il piacere!”. Che eleganza! Insieme a che magnifica modestia! Se ci criticano è perché diciamo “troppe verità”. Tutto bene. Un unico neo: perché Travaglio intitola il suo colonnino a quel cafone di Totò che anche con il suo “Ma mi faccia il piacere!” attaccava chi aveva adeguata autostima di sé, chi non si vergognava di essere il principale detentore di verità, chi si vantava della propria importanza. Tutti atteggiamenti da cafone questi di Totò, ancor di più rispetto a persone magari giustizialisticamente ma comunque eleganti. Non era meglio scegliere come testatina una cosa come quella inventata dall’immortale Attalo? Tipo “Il gagà che aveva detto agli amici”. Questa sì che sarebbe una denominazione veramente fine, all’altezza di un rubrichino gestito da uno che non sbaglia mai (a parte qualche confusione sui vari Mannino in circolazione).