“Le dimissioni per l’emergenza profughi sono segno di responsabilità”

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“Le dimissioni per l’emergenza profughi sono segno di responsabilità”

05 Aprile 2011

Paolo Tommasino, sindaco dimissionario di Manduria, continua la sua battaglia per un’equa distribuzione su tutto il territorio nazionale dei profughi provenienti dal Nordafrica. La rottura degli equilibri internazionali ha avuto un impatto devastante sulla cittè pugliese che, solo un anno fa, lo ha eletto sindaco e oggi ospita la più grande tendopoli d’Italia. “Ogni giorno cerchiamo di farci sentire per continuare la nostra ‘garbata protesta’ rispetto a una situazione che sta vivendo questo territorio; siamo molto preoccupati perché passano i giorni e le situazioni si incancreniscono. Le persone che hanno a cuore la questione, come il sottosegretario Mantovano, si sono dimesse con senso di grande responsabilità, nel tentativo di far sentire proprio la mancanza di equità di distribuzione su tutto il territorio nazionale”. Tommasino non retrocede né sulle dimissioni né sulle richieste, che continua a sostenere a gran voce davanti al governo nazionale.

Sindaco, la sua è una battaglia in nome del territorio che le ha dato fiducia politica. È un atto politicamente estremo che nasconde una protesta anche nei confronti del governo regionale?

Purtroppo noi assistiamo ad uno scarico di responsabilità e a una strumentalizzazione politica che porta la Regione, e la forza politica che la sostiene, a venire qui e alimentare le polemiche. Sono ormai due giorni, infatti, che supporter del governatore Vendola sono qui a sobillare al campo gli ospiti alimentando un clima di grande, grande, tensione: ci sono proteste ogni giorno, con slogan che evidentemente sono dati loro in mano perché si inneggia a “Maroni clandestino” e non credo che gli ospiti conoscano così bene la nostra situazione politica.

Qual è lo scenario in cui vive la sua città?

Da una parte la sinistra sta creando un grosso clima di conflitto, dall’altra le forze filogovernative che avrebbero tutto l’interesse a salvaguardare il territorio, ed è questo lo spirito con cui ho affrontato le mie dimissioni, si appiattiscono su una passiva accettazione di numeri che salgono costantemente e di soluzioni che si rivelano inefficaci. Quindi noi abbiamo assistito, dopo la smentita nei fatti di quello che aveva garantito Mantovano, alle dichiarazioni di parlamentari pugliesi che dicevano che avevano ottenuto l’assicurazione che non si sarebbero superati i 2.900, invece oggi siamo a 3.300 e si parla di nuovi in arrivo. C’è qualcosa che non va, credo che ci dovremmo dimettere in tanti e forse unendo le nostre forze avremo modo di essere ascoltati.

La tendopoli di Manduria non è il solo centro italiano. Come funziona in altre zone d’Italia?

Il paradosso è che in altre Regioni, come la Toscana, invece di queste bagarre si ha un’ottima collaborazione tra Stato e Regione e si distribuiscono gli esigui numeri di profughi in vari centri d’accoglienza. Ascoltiamo che tutti i governatori rifiutano le tendopoli e noi invece continuiamo ad ospitare la più grande tendopoli d’Italia. Io credo che questi siano fatti inaccettabili: i governatori della Lega riescono a esprimere in modo costruttivo e senza essere tacciati di mancanza di responsabilità la loro avversione rispetto all’accoglienza.

Sarebbe stato meglio se ci fosse stata un’opposizione da parte della Regione Puglia?

Noi non siamo la Lega e non vogliamo essere la Lega: vogliamo accogliere, vogliamo responsabilmente svolgere il nostro ruolo, ma vogliamo anche essere ascoltati e aiutare il governo in una simile situazione dicendo il vero, quello che è giusto fare e quindi chiedendo un’equa distribuzione dei profughi in tutto il territorio nazionale.

Lei che ha rappresentato i cittadini può dirci qual è il sentimento prevalente tra le strade di Manduria?

Le mie dimissioni servono anche a questo, a salvaguardare la cittadinanza: sapendo che il proprio sindaco protesta c’è tranquillità perché sanno che c’è qualcuno che rappresenta i malumori e le preoccupazioni della popolazione. D’altra parte, questa situazione non può durare a lungo, non è successo per fortuna ancora nulla, c’è malumore, allarme ma non è successo nulla, anche se potrebbe succedere qualcosa perché le fughe sono molte e questo costituisce il problema del problema: avere tanta gente senza assistenza in un campo, che fugge e che si trova in una situazione di disperazione costituisce un grosso problema.