Le droghe ‘leggere’ aumentano il rischio di psicosi e di depressione

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Le droghe ‘leggere’ aumentano il rischio di psicosi e di depressione

27 Marzo 2011

Un editoriale sull’ultimo numero del British Medical Journal fa il punto sugli studi australiani, tedeschi, olandesi e neozelandesi che puntano il dito contro la droga ‘leggera’: “l’uso regolare della cannabis è associata con un aumento del rischio di insorgenza di sintomi di psicosi”.

Un ampio studio fatto da psichiatri di Maastricht su 2000 soggetti, mostra in maniera forte questa associazione fugando i dubbi. Non solo: “I pazienti con schizofrenia che usano cannabis hanno più sintomi psicotici, rispondono male alle medicine per curarli, e hanno un decorso clinico peggiore”. Ma c’è anche altro: studi mostrano che lo spinello è legato a depressione, e accesso ad altre droghe illecite (W Hall sul Lancet del 2009).

Certo, i rischi sono maggiori in quelli che già hanno una storia familiare di schizofrenia, ma anche nella popolazione generale fumare droga fa aumentare il rischio di psicosi. Cosa fare? L’American Academy of Pediatrics è assolutamente contraria alla depenalizzazione e all’uso farmacologico dello spinello. Non ci sono evidenze di un vantaggio nella depenalizzazione e semmai sono le sostanze attive presenti nella canapa, non “lo spinello” a far migliorare i sintomi del dolore.

Dunque si tratta di di spiegare cosa dice la ricerca scientifica e non le isolate opinioni di “esperti”, e di creare una cultura che renda superfluo, risibile e ridicolo chi ricorre alla droga. E la droga fa male. Al fisico e al cuore, perché serve solo a scappare dalla realtà. Provocando poi anche effetti “secondari” come incidenti d’auto o perdita della memoria. 

Certo, fa molto “fico” drogarsi secondo certi ambienti “culturali”, ma non sarebbe il momento di dire chiaramente che ubriacarsi, drogarsi, fumare tabacco sono azioni da imbranati e perdenti? Non basta dire solo che fa male, perché i giovani fanno a gara verso atteggiamenti auto lesivi: è il succo dell’adolescenza quando per meccanismi mentali vari, uno deve dimostrare la propria forza e invulnerabilità a sé e al mondo, anche usando mezzi folli.

E non capendo che va tutto a vantaggio di chi ci si arricchisce e a svantaggio di chi “si fa”. Continuiamo a vigilare, ci dice la scienza, e non credere a chi dice che farsi gli spinelli è come farsi un bicchiere di aranciata. Perché il problema non è solo la salute fisica o quella mentale, ma il problema è il nostro cuore: quel povero cuore cui qualcuno dice “vai dove tira il vento”, e che resta così solo e allucinato che può solo costruirsi castelli di fumo e recinti di pillole dove non entri la realtà.

Ma non basta: c’è anche la concezione che abbiamo di noi e del tempo libero, se è fatto per essere sociali e costruttivi, in un mondo che crolla, che esplode in tragedie e povertà, o per starsene nella nostra stanzetta. E non ci stupisce che quelli che a parole si dichiarano progressisti e dediti ai problemi sociali siano gli stessi che chiedono libertà di droga e magari se ne vantano in pubblico: spesso anche pensare al povero lontano decine di miglia è una scusa (o una droga) per disinteressarsi del povero che hanno in casa, e soprattutto del povero più povero, che è quel povero cristo con cui convivono dal concepimento e che non sanno accettare (per questo si fanno di droga o guardano al radioso sol dell’avvenire scordando i morti che quel sole ha provocato): loro stessi.