Le grandi potenze emergenti vogliono una nuova valuta mondiale
16 Giugno 2009
Real, rublo, rupia, renminbi: sono le quattro valute, tutte inizianti con r, corrispondenti a quei grandi Paesi a economia in rapida espansione che sono stati a loro volta ribattezzati Bric. Brasile, Russia, India, Cina: il 15% della produzione mondiale e riserve valutarie per 2800 miliardi di dollari, di cui 2000 della sola Cina. Il progetto “Quattro R” punterebbe appunto a costruire attorno a esse una nuova valuta mondiale. Alternativa a un dollaro in crisi, e anche a un euro che sembra non suscitare troppa fiducia. In più, attorno al progetto “Quattro R” si starebbe organizzando una vera e propria scalata al Fondo Monetario Internazionale.
È stato a maggio, durante la visita di Lula in Cina, che la Banca Centrale brasiliana ha informato dei “lavori in corso” per arrivare a utilizzare nelle rispettive transazioni commerciali le rispettive monete, piuttosto che il dollaro. Ma le critiche della Cina al ruolo del dollaro andavano avanti da un po’ di tempo, anche per il problema delle sue grandi riserve valutarie procurate dall’export che continuano a deprezzarsi, per colpa della debolezza della valuta Usa.
Zhou Xiaochuan, governatore della Banca centrale cinese, aveva proposto di trasformare in valuta internazionale di riserva i Diritti Speciali di Prelievo del Fondo Monetario Internazionale: attualmente basati su un paniere in cui il 44% è rappresentato dal dollaro, il 34% dall’euro e il resto da yen e sterlina. Sembra che i due leader Lula e Hu Jintao abbiano iniziato a discutere al G20 un’idea che d’altronde il Brasile ha già messo in atto da settembre nella sue transazioni con l’Argentina all’interno del Mercosur. A quel punto, però, subito è emerso uno scenario in cui anche Russia e India avrebbero potuto condividere lo stesso interesse, anche perché martedì 16 giugno è in agenda proprio un vertice del Bric in Russia, a Ekaterinburg. Natalya Timakova, portavoce di Medvedev, in conferenza stampa ha in effetti anticipato che il tema “non è escluso”, e un funzionario brasiliano è stato anche più esplicito.
Nel frattempo, i soci del Bric hanno anche iniziato un’altra manovra, acquistando in quantità bond del Fondo Monetario Internazionale: 20 miliardi di dollari a testa da Russia e Brasile e 50 miliardi dalla Cina, mentre anche l’India avrebbe intenzione di fare presto una mossa analoga per almeno 10 miliardi di dollari. Per la verità, l’intenzione ufficiale non è quella di diversificare le riserve, ma di “giocare nella serie A mondiale dell’economia” contando di più nello stesso Fmi, dove attualmente la Cina ha il 3,66% dei voti, la Russia il 2,69%, l’India l’1,89% e il Brasile l’1,38%. In totale il 9,62%, contro il 16,77% degli Usa. Ma le varie cose finiscono per andare assieme, anche tenuto conto della situazione economica in ascesa.
Mentre in Occidente l’industria automobilistica è in Crisi, in Cina ci sono file di due mese per ricevere una nuova vettura, e anche in Brasile le vendite sono cresciute a aprile del 5,7%. Negli ultimi tre mesi il real ha guadagnato il 20% sul dollaro, il rublo il 13%, la rupia il 10% e le partecipazioni internazionali di tutto il Bric sono aumentate a maggio di 60 miliardi di dollari.