Le mani sulla Pubblica Amministrazione
04 Gennaio 2007
Dopo i giorni della finanziaria, fischiare i potenti non fa più notizia. Non tutti i fischi, però, sono uguali. Alcuni fanno più male di altri. La contestazione degli operai Mirafiori nei confronti della CGIL di Guglielmo Epifani non soltanto sarà ricordata come una svolta, alla stregua dell’ormai mitica “marcia dei 40.000”, ma riassume bene le trasformazioni sociali delle quali questa finanziaria non ha tenuto conto e le ragioni per cui la tanto agognata “fase due” del governo difficilmente decollerà.
Nel modello italiano di relazioni industriali CGIL , CISL e UIL non si sono limitati a svolgere una funzione di rappresentanza degli interessi. Essi, agendo all’interno di uno schema di vera e propria concertazione sociale, hanno esercitato un più ambizioso ruolo di governo. Il giudizio sui risultati conseguiti da tale modello è controverso. Ma anche scettici, come il sottoscritto, devono comunque riconoscere che la particolare configurazione del potere sindacale ha, in certi periodi, garantito importanti risultati in termini di raffreddamento della conflittualità sociale.
Ma negli ultimi tempi le cose sono cambiate. La struttura sociale e il modo del lavoro vanno rapidamente modificandosi. E l’affermarsi della democrazia dell’alternanza ha posto in crisi quel sistema di concertazione che funzionava solo in un contesto di “politica bloccata” per mancanza di ricambio. Tutto ci%C3