Le manovre di Prodi per mettere le mani sugli Enti previdenziali

Banner Occidentale
Banner Occidentale
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Le manovre di Prodi per mettere le mani sugli Enti previdenziali

Le manovre di Prodi per mettere le mani sugli Enti previdenziali

26 Dicembre 2007

L’idea che mettere le mani
sugli Enti previdenziali sia cosa buona è maturata già da un po’. Ma è stato
proprio sotto Natale che Prodi ha definito la “manovra” dando una sorta di
ultimatum ai sindacati con l’obiettivo di incastrare tutti i tasselli del
puzzle previdenziale entro sei mesi. I tempi sono stretti e la questione è
delicatissima perché stavolta ci sono di mezzo equilibri politici, poltrone da
liberare e altre da occupare e interessi privati. Una vera operazione di
potere, quella alla quale sta lavorando il premier, da mettere a punto presto
ma agendo d’astuzia. Evitando che si alzino i toni e scongiurando il rischio che
la questione finisca per attirare l’attenzione dei media prima del dovuto. Così,
secondo quanto risulta a l’Occidentale, il 18 pomeriggio Prodi ha
convocato in tutta fretta i sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil e
Confindustria, contrari all‘ipotesi.

L’accorpamento degli Enti
servirebbe per coprire la controriforma delle pensioni approvata qualche
settimana fa: il risparmio che deriverebbe dalla maxi-fusione servirebbe
infatti per finanziare quei famosi (e costosi) “scalini” che, sostituendo lo
scalone Maroni, innalzano gradualmente l‘età pensionabile e inseriscono il
meccanismo quote-contributi. Il condizionale è d’obbligo perché la copertura è
solo ipotetica: è contenuta nel Protocollo del Welfare ma manca un piano
industriale.

In realtà Prodi punta a far
occupare da un “suo” uomo rimasto fuori dal giro di nomine ministeriali la
nuova importantissima poltrona da supercommissario del superente. Secondo
indiscrezioni di palazzo la nomina cadrebbe su Tiziano Treu. Il quale a sua
volta libererebbe la presidenza della commissione Lavoro del Senato lasciando a
Prodi la possibilità di regalare il posto a Rifondazione Comunista, l’unico
partito della colazione di Governo che nel 2007 ha dovuto pagare il prezzo più
alto scendendo a compromessi in nome della tenuta della maggioranza e con il
quale va necessariamente ritrovata una “sintonia d‘intenti“. Dietro l’operazione
ci sarebbero Rovati (che ha sponsorizzato l’operazione sugli immobili dell’Inps)
e gli ex Ds, che vedono negli Enti previdenziali un terreno facilmente
calpestabile. Peccato che ci siano  due
aspetti dai quali non si possa prescindere: il futuro di 20 milioni di
lavoratori e la buona salute di cui godono gli stessi Enti. L’Inail può contare
su 12-13 miliardi di tesoretto; l’Inps dopo 42 anni di bilanci in rosso chiude
per il terzo anno di seguito in positivo; l’Inpdap e i più piccoli come Enpas
(attori), Ipost (poste) e Ipsema (marittimi) vantano conti in ordine. Le
ragioni buoniste dell’operazione non sono quindi facili da individuare, ma
davanti alla reticenza dei sindacati Prodi ha messo sul piatto una proposta
piuttosto attraente. Nel corso dell’incontro pre-natalizio, in cambio dell’accorpamento,
avrebbe offerto la proroga dei Comitati di indirizzo e vigilanza, Civ, scaduti
da poco e un posto nella governance del superente (come era stato negli anni ‘90)
dal quale, altrimenti, le sigle verrebbero completamente tagliate fuori. Ecco,
secondo quanto risulta a l’Occidentale, le parole che avrebbe usato il
presidente del Consiglio: “Creo un supercommissario, non un manager ma un
politico vicino ai sindacati (Treu, ndr) e nomino come subcommissari i
tre direttori generali”. Il Cda (la cui scadenza naturale è a luglio 2008 ma i
cui presidenti, se prorogati, scadrebbero a metà gennaio) verrebbe così esautorato,
come anche i tre attuali dg. L’ex margheritino Treu potrebbe comunque, per
dirla con uno slogan televisivo, “rifiutare l’offerta e andare avanti”. Il
senatore del Partito Democratico siede infatti su una poltrona di grande
prestigio e da qualche tempo ha ripreso a coltivare i suoi interessi
professionali (da poco si è associato con lo studio Simons&Simons).  L’alternativa a Treu poi, non manca: in pole
position c’è infatti anche il ministro per l’Attuazione del programma Giulio
Santagata che oltre ad aver curiosamente (in realtà non è di sua
competenza) nominato un advisor per l’operazione – l’altro consulente fa
riferimento al ministro del Lavoro Cesare Damiano, che definisce l’ipotesi-accorpamento
un‘operazione pericolosissima – spera in un rifiuto del prodiano Treu. Prodi
potrebbe insomma seguire tre strade: commissariare subito gli enti con il
beneplacito delle sigle confederali, prorogare i presidenti inserendo come
clausola il commissariamento alla fine del mandato oppure (e questa è l’ultima
ipotesi allo studio) far cadere presidenti e Civ e, avendo le mani libere,
agire di forza. La ragnatela di potere che fa capo a Romano Prodi continua
quindi ad ampliarsi di uomini fidati messi a capo di banche, istituzioni, enti,
strutture di peso. Come dire, nuovo anno nuovo giro di poltrone.