“Le pregiudiziali sul nucleare della sinistra sono strumentali”
05 Maggio 2011
Dal resoconto stenografico della seduta della Camera dei deputati del 4 maggio 2011:
Esame delle questioni pregiudiziali sul disegno di legge (Atto Camera 4307) di conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 marzo 2011, n. 34, recante, all’articolo 5, l’abrogazione delle disposizioni relative alla realizzazione di nuovi impianti nucleari (oltre a disposizioni urgenti in favore della cultura, in materia di incroci tra settori della stampa e della televisione, di razionalizzazione dello spettro radioelettrico, di moratoria nucleare, di partecipazioni della Cassa depositi e prestiti, nonché per gli enti del Servizio sanitario nazionale della regione Abruzzo).
GIUSEPPE CALDERISI. Signor Presidente, la pregiudiziale del Partito Democratico verte quasi esclusivamente, come parte di quella dell’Italia dei Valori, sulla questione del referendum abrogativo relativo alla realizzazione di nuovi impianti di produzione di energia elettrica nucleare. Nelle pregiudiziali si sostiene che l’intento del legislatore è quello di eludere il contenuto del referendum. Ma il testo dell’articolo 5 del decreto-legge, così come modificato dal Senato, è chiarissimo: tutte, ripeto, tutte le disposizioni di cui il referendum chiede l’abrogazione sono espressamente, puramente e semplicemente abrogate!
Nella mia esperienza politica, da radicale e anche successivamente, sono stato promotore di molti referendum. Nel 1978 fui proprio io a presentare quel ricorso alla Corte costituzionale da cui è scaturita la sentenza n. 68 del 1978 richiamata nelle pregiudiziali. Che io ricordi, e anche i deputati della delegazione radicale lo sanno molto bene perché spesso hanno patito l’aggiramento dei quesiti referendari anche dopo lo svolgimento del referendum (vedi quello sulla responsabilità civile dei magistrati o sul finanziamento pubblico ai partiti), mai nel passato un intervento legislativo riguardante l’oggetto di un referendum abrogativo ha accolto in modo così puntuale la richiesta referendaria come fa il provvedimento al nostro esame.
Non solo, quindi, non vi è nulla di scandaloso, ma vi è, anzi, il fatto positivo che il Governo risponde pienamente alla richiesta abrogativa oggetto del referendum. Non vi sono secondi fini. C’è una ragione vera: è accaduto un incidente gravissimo come quello del Giappone che colpisce, non soltanto le intelligenze, ma i sentimenti profondi di tutte le persone. È, quindi, corretto che un Governo prenda atto di una situazione che riguarda la sicurezza del nucleare e cambi il suo programma.
La questione del referendum posta dalle pregiudiziali è, pertanto, priva di fondamento, direi, anzi, surreale. I promotori del referendum dovrebbero essere soddisfatti per aver ottenuto un indubbio successo e, invece, mettono in atto una sorta di processo alle intenzioni. Le pregiudiziali eccepiscono che il comma 8 dell’articolo 5 stabilisce che, entro 12 mesi dall’entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge, il Consiglio dei ministri adotta la strategia energetica nazionale. Ma tale strategia riguarda l’insieme complessivo della politica energetica nazionale e il comma in questione non implica affatto una riapertura dell’opzione nucleare. Tale riapertura, per essere eventualmente attuata, avrà bisogno di nuove norme legislative. O si vuole sostenere che il Paese debba rimanere senza alcuna nuova strategia energetica nazionale?
Stesso discorso vale per il comma 1 dell’articolo 5 che si riferisce all’esigenza di acquisire ulteriori evidenze scientifiche sui profili relativi alla sicurezza nucleare, mediante il supporto della relativa Agenzia, tenendo conto dello sviluppo tecnologico e delle decisioni che saranno assunte a livello di Unione europea. Ma cosa si vuol sostenere, che l’Italia non debba acquisire ulteriori evidenze scientifiche? Che non si debba occupare di sicurezza nucleare e delle decisioni che saranno assunte dall’Unione europea, avendo oltre tutto a pochi chilometri dalle proprie frontiere numerose centrali nucleari degli altri Paesi europei?
Le pregiudiziali fanno riferimento alla dichiarazione del Presidente del Consiglio circa il carattere non definitivo per il futuro dell’abbandono dell’opzione nucleare. Ma questo è un concetto ovvio in quanto non si può chiudere per sempre la porta a questo tipo di tecnologia. Sarebbe del tutto irrazionale dato che tutti i Paesi industrializzati, compreso il Giappone, continuano ad utilizzare questa tecnologia. Non si può, quindi, escludere che, quando e se la tecnologia consentirà di sviluppare reattori nucleari effettivamente sicuri, si possa ridiscutere l’opzione nucleare per la produzione di energia elettrica.
Va, comunque, ribadito che, in termini giuridici, l’articolo 5 preclude del tutto l’opzione nucleare. Nel nostro ordinamento il referendum, ex articolo 75 della Costituzione, è solo abrogativo di vigenti norme di legge; non esiste referendum sulle intenzioni future del Governo.
Le pregiudiziali hanno un carattere strumentale e demagogico e sono, pertanto, da respingere così come lo sono le altre questioni poste. Si eccepisce la mancanza di requisiti di necessità e urgenza per alcune norme del decreto-legge in esame, ma è del tutto evidente che ora è urgente intervenire in favore della cultura, a salvaguardia di Pompei, per prorogare il divieto di incroci tra settori della stampa e della televisione, per consentire la migliore funzionalità degli enti del Servizio sanitario nazionale della regione Abruzzo, per migliorare l’operatività della Cassa depositi e prestiti. Il decreto-legge risponde, pertanto, ai requisiti previsti dall’articolo 77 della Costituzione e, per questi motivi, chiediamo che la Camera respinga le pregiudiziali che sono al nostro esame.
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.