Le richieste dei sindacati al Governo per annullare lo sciopero

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Le richieste dei sindacati al Governo per annullare lo sciopero

07 Gennaio 2008

Una delle strade che il Governo sta percorrendo
per mettere sul tavolo del confronto con i sindacati i
famosi 6-8 miliardi necessari per  risollevare
il potere d’acquisto di lavoratori dipendenti e pensionati è quella che porta
dritta all’armonizzazione delle rendite finanziarie.

Un punto fermo del programma dell’Unione che
col tempo è diventato quasi uno slogan da tirare fuori all’occorrenza,
solitamente ogni due-tre mesi, quando si decide di promettere qualcosa a
qualcuno (di volta in volta sindacati, ala estrema della maggioranza o altro). Fu
proprio per  soddisfare le richieste della sinistra estrema
che il governo inserì nella legge finanziaria 2007 la legge delega sulla materia, per poi non
applicarla e rimandare la misura a data da destinarsi. E dopo due anni di
nervosi tira e molla conditi da promesse e smentite che hanno seminato una
sorta di clima di terrore e fatto volare i capitali all’estero, la data sembra sia stata fissata: l’inizio del 2008.

Perfino il Presidente del Consiglio Romano Prodi nel
corso della conferenza stampa di fine anno si è affrettato a ricordare: “Ci
stiamo lavorando (sulle rendite finanziarie, ndr) perché ancora ci sono problemi tecnici complicati. Ma abbiamo
detto che avremmo messo le rendite finanziarie allo stesso livello e ci
arriveremo. Anche perché non si vede perché ci debbano essere differenze tra la
tassazione dei depositi in banca, i titoli di prestito a lungo termine e altre
cose”.

Si tratta di innalzare al 20 per cento
(contro l’attuale 12,5 per cento) l’aliquota fiscale su bot, cct, btp, nonché
su tutte le obbligazioni private e sui guadagni derivanti dalla compravendita
di azioni. Contemporaneamente verrà abbassata dal 27 al 20 per cento l’imposta
sui conti correnti e i depositi in genere. Non è chiaro però se si sceglierà di
aumentare l’aliquota solo sui titoli di nuova emissione (sarebbe l’intenzione
del governo) o se il provvedimento riguarderà anche le future cedole dei vecchi
titoli. E tra il sapere e il non sapere molti capitali sono già volati via.

Della questione, secondo rumors, si dibatterà
appunto domani. Per scongiurare il rischio di uno sciopero generale (che i
sindacati potrebbero decidere nei direttivi convocati per il 18 di gennaio) sigle
e governo si siederanno attorno al tavolo per un primo confronto. Insieme alla
misura sulle rendite finanziarie, il Governo starebbe freneticamente lavorando
anche sull’aumento delle detrazioni Irpef 
sul lavoro dipendente, in grado di produrre effetti immediati sulla
busta paga attraverso i sostituti d’imposta. Vale però la pena ricordare che della questione, in Finanziaria, non c’è traccia (è presente solo un passaggio sul Tfr). Più in generale, i sindacati chiedono una revisione
della scala delle aliquote, con particolare riferimento alla terza aliquota
(38%), con l’obiettivo di aumentare il reddito disponibile.

Ma ecco, nel dettaglio, le altre richieste di Cgil, Cisl e Uil nella
piattaforma già presentata al governo.

Riduzioni delle imposte sul lavoro pari all’1% del Pil.  Per Cgil,
Cisl, Uil la priorità è diminuire le tasse ai lavoratori dipendenti e
pensionati. Chiedono un intervento fiscale e tariffario a favore dei redditi e
delle retribuzioni articolato in una serie di interventi di carattere
strutturale, con lo spostamento di risorse pari ad un punto di Pil.

Aumento detrazione lavoro dipendente. Viene chiesto
un aumento delle detrazioni sui redditi da lavoro dipendente e pensioni, con un
primo intervento che renda lineare la curva decrescente, a partire dai redditi
medi e medio bassi, anche attraverso una maggiore detrazione delle spese per la
produzione del reddito. Si chiede poi di uniformare le no tax area a 8000 euro,
di introdurre un bonus fiscale sotto forma di imposta negativa a favore degli
incapienti.

Meno tasse sugli aumenti contrattuali. Il
sindacato propone la diffusione generalizzata della
contrattazione di secondo livello e l’incentivazione e la riduzione delle tasse
sugli incrementi di reddito collegati ad indicatori di risultato, come già avviato
col Protocollo Welfare.

Dote fiscale. Realizzare un unico strumento di
sostegno fiscale alla famiglia con figli da realizzarsi attraverso
l’unificazione delle detrazioni per carichi familiari e l’assegno famigliare,
istituendo, in tal modo, una “dote” fiscale per i figli da 0 a 18 anni, o
almeno per i figli tra zero e i tre anni.

Tfr e previdenza complementare. Immediata riduzione
della tassazione sul Tfr e una drastica riforma che semplifichi sensibilmente
il meccanismo di calcolo dell’aliquota ed evidenzi i benefici della tassazione
separata. Cgil, Cisl e Uil chiedono anche la riduzione del carico fiscale sulla
previdenza complementare.

Federalismo fiscale, tariffe, politiche per la casa. Il sindacato
chiede infine la realizzazione di un federalismo fiscale che affronti il tema
del carico fiscale complessivo che grava sui cittadini, politiche fiscali per
la casa e, soprattutto interventi su tariffe e prezzi.