Le scarpe di Achille Lauro ed i tagli fiscali di Romano Prodi
08 Febbraio 2008
Occorre riconoscere che i primi effetti della cura veltroniana cominciano a vedersi: il PD si avvia realmente a diventare un moderno partito progressista, moderato ed attento ai bisogni della società civile. Anche il patrimonio culturale di riferimento sta rapidamente evolvendo. Sono già stati riabilitati diversi baluardi della cultura occidentale e l’ultimo sdoganamento potrebbe essere addirittura clamoroso: il compianto Achille Lauro!
In effetti, in questi giorni si fa un gran parlare di un provvedimento di riduzione fiscale in favore dei lavoratori dipendenti. L’iniziativa sarebbe apprezzabile se fosse il segnale dell’acquisizione di consapevolezza da parte della sinistra circa la necessità di invertire la rotta ed avviare una seria politica di abbassamento della pressione fiscale.
Certo, in questa prospettiva, il Governo appare poco credibile considerato che ha speso un’intera legislatura ad accumulare tesoretti derivanti dall’aumento del gettito fiscale, puntualmente sperperati in operazioni di natura corporativo-sindacale-clientelare (controriforma pensionistica, contratto del pubblico impiego, leggi mance).
Ma anche volendo sorvolare su questa considerazione, sono altri i punti dell’iniziativa che non convincono. Che senso ha ridurre la pressione fiscale sui soli lavoratori dipendenti? L’obiezione è nota: l’evasione fiscale si annida fra lavoratori autonomi ed imprenditori occorre quindi un risarcimento sociale in favore dei dipendenti che sono posti nell’impossibilità di evadere. Peccato che a furia di ragionare in questo modo si penalizzano i lavoratori autonomi e gli imprenditori che le tasse le pagano e si finisce per fornire una giustificazione politica e morale all’evasione fiscale. Se il regime fiscale del lavoro autonomo è diverso e peggiore di quello del lavoro dipendente diventa allora legittimo difendersi evadendo i propri obblighi fiscali. Premessa logica alla lotta all’evasione fiscale è un sistema tributario equo.
C’è poi un problema apparentemente formale ma che ha invece grandi implicazioni di sostanza. Per far fronte agli oneri di tale riduzione fiscale, si reclama a gran voce l’utilizzo del maggior gettito fiscale dell’esercizio in corso. Occorrerebbe però chiarire quali sono gli strumenti che certifichino l’esistenza di tale maggior gettito. Il bilancio 2008 è stato approvato poco più di un mese fa: nel frattempo cosa è cambiato da rendere non corrette le previsioni di gettito formulate dal Governo ed approvate al Parlamento? Normalmente l’eventuale maggior gettito tributario emerge e viene registrato a luglio in sede di assestamento del bilancio. Immaginare di poterlo accertare già a febbraio ci pone di fronte ad un angoscioso dilemma: o il Governo mentiva a dicembre (occultando l’ennesimo tesoretto) o mente oggi (millantando un tesoretto che non c’è).
Si consideri poi che un eventuale maggior gettito fiscale può essere utilizzato per finanziare nuove spese o riduzioni di entrate solo se lo stesso non è compensato (in tutto o in parte) da maggiori spese sugli altri capitoli del bilancio. Fare previsioni sull’andamento della spesa a febbraio è però esercizio impossibile. Pertanto l’uso del maggior gettito fiscale rischia di tradursi in una polpetta avvelenata per il prossimo Governo. Il quale già dovrà farsi carico di una finanziaria 2009 pesantissima poiché Prodi e Padoa Schioppa hanno preferito – nel vano tentativo di tenere insieme i cocci della propria coalizione – non fare alcuna manovra nel 2008 (quando anzi la finanziaria ha peggiorato l’andamento tendenziale dei saldi di bilancio) e rinviare al triennio 2009 -2011 gli interventi necessari per onorare gli impegni assunti in sede europea (pareggio del bilancio nel 2011.)
Si aggiunga inoltre che secondo le stime circolate nei giorni scorsi il supposto maggior gettito non supererebbe i due miliardi e sarebbe quindi sufficiente a riconoscere ai 16 milioni di lavoratori dipendenti un beneficio fiscale medio di 120 euro l’anno. La bella cifra di 10 euro al mese!!! Collocate l’iniziativa ad un mese da una drammatica (per la sinistra) scadenza elettorale, e si coglie agevolmente il segno dell’operazione. Un banale mancia pre–elettorale. Tutto bene (o male) direte, ma cosa c’entra Achille Lauro? Secondo leggende metropolitane il capitano era uso regalare una scarpa prima delle elezioni, promettendo la scarpa gemella ad elezioni avvenute. E 120 euro è, più o meno, il prezzo medio di un paio di scarpe!