Le vie della diplomazia e dell’arte si incrociano nell’opera di Caravaggio
18 Settembre 2011
di Carlo Zasio
“Caravaggio è invenzione, passione, rivolta: è per questo che noi cubani lo apprezziamo”. Con queste parole, che hanno portato un’eco rivoluzionaria nell’ambiente austero del Collegio Romano, il vice ministro della Cultura della Repubblica di Cuba, Fernando Rojas, ha concluso il suo intervento alla conferenza stampa di presentazione della mostra Caravaggio a Cuba che verrà inaugurata dal Sottosegretario ai beni culturali Riccardo Villari il prossimo 23 settembre al Museo di Belle Arti dell’Avana.
Il Narciso alla fonte di Michelangelo Merisi insieme a 12 opere di caravaggeschi provenienti da Palazzo Barberini, tra cui pregevoli lavori di Orazio Borgianni, Artemisia Gentileschi e Giovanni Baglione, faranno parte di un’esposizione annunciata un anno fa dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e molto attesa sull’isola caraibica dove, tra l’altro, l’arte moderna del nostro Paese è conosciuta e apprezzata: lo stesso Museo di Belle Arti possiede infatti una collezione italiana di oltre 110 dipinti, che annovera lavori di Carpaccio, Guido Reni, Boldini, Jacopo da Bassano, Tintoretto e Piranesi.
Se la mostra ha innanzitutto il merito di valorizzare una delle espressioni più alte del nostro patrimonio nazionale, non secondario è l’obiettivo di favorire, con un’operazione di diplomazia culturale, l’apertura di un canale privilegiato con un Paese importante che sta conoscendo cambiamenti rilevanti. Questo succede per la prima volta a Cuba, ma è già avvenuto nella Repubblica Popolare Cinese, dove i nostri restauratori hanno recuperato il Padiglione della suprema armonia nella Città Proibita, sta avvenendo in Iraq, dove i tecnici dell’Istituto Centrale di Restauro hanno appena concluso un ciclo di formazione nell’antica città di Ur, e in Iran, dove architetti e archeologi del ministero sono al lavoro per la ricostruzione della città di Bam, rasa al suolo dal terribile sisma del 26 dicembre 2003. Si tratta di aree cruciali per diversi aspetti, in cui l’Italia è presente ed esercita un ruolo di rilievo come potenza culturale utile a far valere i nostri interessi nazionali.
Come ha voluto infatti ricordare il Ministro Giancarlo Galan, “la cultura è il patrimonio che ha reso unico il nostro Paese, il settore che più ci ha arricchiti e fatto crescere e conoscere nei millenni nel resto del mondo. Allo stesso tempo la cultura è un ponte tra i popoli solido e duraturo sul quale transitano uomini, idee, emozioni e sentimenti, costruendo quei legami sui quali si fonda l’autentica amicizia. Investire, sostenere, valorizzare questo campo non è indispensabile, è fondamentale. Oggi credo che insieme agli amici cubani abbiamo adempiuto a questa missione, e grazie a questo Italia e Cuba sono più vicine di quanto lo siano mai state in passato”. Parole che forse avrebbe potuto pronunciare anche Diliberto ma che fanno capire, al di là della bizzarria della politica italiana, quanto le vie della diplomazia possano essere tortuose e portare a risultati inaspettati.