L’economia non può prescindere da politica ed etica

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L’economia non può prescindere da politica ed etica

L’economia non può prescindere da politica ed etica

05 Settembre 2012

Chi l’avrebbe mai detto. Ieri la cancelliera tedesca Angela Merkel, criticatissima all’estero per le sue posizioni rigoriste sui temi economici e per una – almeno apparente – alterigia nei confronti dei Paesi più deboli dell’Unione Europea, ha addirittura criticato i mercati accusandoli di “non aver servito la gente”. In realtà s’era capito da tempo che non è del tutto schierata con i “falchi” che ora in Germania hanno una notevole influenza, e soprattutto con il presidente della Bundesbank, il giovane Jens Weidmann, il quale a un certo punto sembrava in grado di dettare le linee guida non solo dell’economia, ma anche della politica tedesca.

Ora la cancelliera si smarca in modo deciso e assume una posizione netta, da vero leader politico. Lo ha fatto, lei figlia di un pastore luterano, proprio in Baviera, il “Land” più meridionale e tra i più ricchi della federazione germanica. Regione che è la roccaforte tradizionale del cattolicesimo tedesco con una percentuale che supera il 70%, mentre negli altri “Lander” il rapporto tra protestanti e cattolici è assai più equilibrato. E lo ha fatto, per di più, in un’area da sempre dominata dalla CSU che fu guidata per un’intera vita da un rappresentante forte del cattolicesimo come Franz Josef Strauss. Per finire, proprio gran parte della CSU bavarese risulta tuttora schierata con i falchi di cui si diceva dianzi.

Ho visto su alcuni quotidiani commenti che non esito a definire sorprendenti. In uno si legge testualmente: “La Merkel è impazzita”. In un altro: “Si nota che la Merkel è ormai entrata in campagna elettorale”, dando per scontato che punti alla rielezione. Ma non si capisce davvero cosa ci sia di strano in una simile constatazione. Dopo tutto è nata il 17 luglio 1954 e ha, quindi, solo 58 anni.

Penso non ci sia stato alcun obnubilamento mentale improvviso, e che le elezioni tedesche c’entrino sì, ma solo fino a un certo punto. Poiché in realtà oggi nello scenario tedesco l’opinione pubblica è assai attenta alle posizioni del rigore, che faranno probabilmente guadagnare voti a chi le adotta senza troppe esitazioni. I più moderati rischiano invece la sconfitta.

La cancelliera sta quindi giocando una partita difficile, ma non è la prima volta che le accade nella vita. Assai abile politicamente, prima donna riuscita a diventare premier in Germania, si è mantenuta in sella a capo di diverse coalizioni, anche se la stretta alleanza CDU-CSU è sempre stata l’asse portante dei suoi governi dal 2005, l’anno in cui assunse la carica di capo del Governo.

Cos’ha dunque detto di tanto sconvolgente? Innanzitutto che, per superare la crisi in cui versa la UE è necessario non dimenticare il concetto – tipicamente cristiano – di “solidarietà”. Poi che un’Europa stabile e forte non può essere “una unione del debito”. Quindi che occorre portare “lo spirito dell’economia sociale” anche nella finanza poiché – ha aggiunto – “se consideriamo come hanno funzionato i mercati internazionali negli ultimi cinque anni, si vede come non abbiano affatto servito la gente”.

In altri termini una denuncia forte delle distorsioni apportate negli stessi mercati dalla speculazione finanziaria internazionale, e una parallela offerta di solidarietà ai Paesi europei più deboli come il nostro. Solidarietà tutt’altro che gratuita, ovviamente, giacché nazioni come Italia e Spagna devono continuare senza pause o esitazioni il percorso di risanamento già intrapreso. Nessuna rinuncia al riequilibrio dei conti, dunque, ma unita alla constatazione che in questi anni “pochi si sono arricchiti e molti, nel mondo, hanno dovuto pagare”.

A tutto questo si possono aggiungere, a mio avviso, due considerazioni di fondo. Cresce anche in Germania, per quanto lentamente, la consapevolezza che soltanto un’Europa unita di grandi dimensioni può essere in grado reggere il confronto – soprattutto economico – con gli Stati Uniti e i Paesi emergenti nello scacchiere internazionale. I tedeschi da soli, per quanto forti siano, non ce la possono fare.

In secondo luogo c’è un chiaro richiamo a temi tipici della dottrina sociale della Chiesa condivisi in larga misura anche dalle varie confessioni protestanti. E’ verissimo che l’etica del mercato è indispensabile, essendo quella che ha consentito all’Occidente di raggiungere livelli di benessere mai conosciuti prima. Ma è altrettanto vero che l’economia non costituisce un regno indipendente che possa prescindere dalla politica – correttamente intesa – e dall’etica. L’azione umana si sviluppa sempre su più livelli tra loro interconnessi, e mai su uno solo.

Scontato il fatto che in Italia si debba proseguire con forza il piano di risanamento per liberarci dal debito pubblico enorme che ci affligge, c’è da sperare – come ho scritto in un precedente articolo su questo stesso giornale – che il nostro mondo politico ricominci finalmente a “ragionare di politica” in modo serio. Tralasciando i personalismi e, soprattutto, emarginando i movimenti che puntano soltanto al caos con l’unico obiettivo di guadagnare voti, senza alcun progetto di largo respiro circa il loro futuro utilizzo.