L’educazione è un’emergenza dal volto umano che va affrontata con coraggio

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L’educazione è un’emergenza dal volto umano che va affrontata con coraggio

18 Settembre 2009

Martedì 22 settembre 2009, ore 18.00 presso la sede degli Editori Laterza (via di Villa Sacchetti,17 – Roma), verrà presentato  "La sfida educativa", a cura del Comitato per il progetto della Conferenza Episcopale Italiana. Intervengono il Card. Camillo Ruini, Mariastella Gelmini, Emma Marcegaglia, Paolo Garimberti, Pierpaolo Donati e Sergio Belardinelli.

La Chiesa italiana ha deciso di puntare decisamente sull’educazione, intravvedendo in ciò non solo la principale povertà e quindi la più urgente emergenza del nostro paese, ma anche il contributo più specifico che essa può dare al bene comune. Ieri è uscito nelle librerie il volume dal titolo “La sfida educativa”, edito da Laterza, con prefazione del Cardinale Camillo Ruini. E’ una produzione del Comitato per il Progetto Culturale ed è suddiviso in 10 aree – dalla famiglia al lavoro, dalla scuola allo sport – ove la ripresa dell’educazione deve assolutamente avvenire in tempi brevi e con una rafforzata collaborazione di tutti.

Sempre ieri il Cardinale Bagnasco, presidente dei vescovi italiani, ha scritto l’editoriale di “Avvenire” per segnalare che bisogna tornare dall’esilio, riferendosi certamente ai cattolici e al loro impegno nell’educazione, ma anche tutti i cittadini e a tutte le agenzie educative, che per molto tempo (troppo) sono state in esilio, in Babilonia o altrove, anziché occuparsi della crescita dei propri figli.

Era stato il Papa Benedetto XVI a parlare per primo di “emergenza educativa” in una lettera alla diocesi di Roma sui problemi dell’educazione del 21 gennaio 2008. Egli aveva individuato uno dei principali motivi di crisi dell’educazione “in una mentalità e una forma di cultura che portano a dubitare del valore della persona umana, del significato stesso della verità e del bene, in ultima analisi della bontà della vita. Diventa difficile, allora, trasmettere da una generazione all’altra qualcosa di valido e di certo, regole di comportamento, obiettivi credibili intorno ai quali costruire la propria vita”. Peter Hahne, nel suo bestseller di qualche anno fa “La festa è finita”, aveva osservato che per motivi che ci sfuggono alcune generazioni di genitori non si erano più sentiti in dovere di educare i figli agli stessi valori nei quali essi erano stati educati. Benedetto XVI non era giunto a tanto, però aveva apertamente parlato di “frattura tra le generazioni”.

Questa trasmissione non avviene automaticamente perché, “a differenza di quanto avviene in campo tecnico o economico dove i progressi di oggi possono sommarsi a quelli del passato, nell’ambito della formazione e della crescita morale delle persone non esiste una simile possibilità di accumulazione, perché la libertà dell’uomo è sempre nuova e quindi ciascuna persona e ciascuna generazione deve prendere di nuovo, e in proprio, le sue decisioni”.

E’ proprio questo a rendere l’educazione un problema dal volto umano, fondato sulla libertà di due soggetti che si incontrano. Senza “incontro” non c’è educazione, la quale non è mai un fatto tecnico o procedurale, ma spirituale. L’incontro, diceva Martin Buber, “accade”. Riprendere in mano l’educazione vuol dire allora creare occasioni di vero incontro ed evitare che altre logiche abbiamo il sopravvento.

Nasce così la necessità della libertà di educazione, che è qualcosa di più ampio della effettiva parificazione della scuola non statale o del voucher scolastico, che pure sono ormai strumenti indispensabili anche per fronteggiare l’emergenza educativa. Libertà di educazione significa libertà nel cercare la verità e il bene, ricerca questa che deve ritornare al centro di ogni attività educativa, da quella della famiglia a quella della scuola o dell’università. Non c’è vera libertà senza la verità e il bene, perché anche la libertà ha bisogno di essere educata e resa autenticamente umana, vale a dire liberata dai suoi limiti e dai suoi eccessi.

La società italiana deve ritrovare il coraggio di riscoprire in sé questa voglia di verità e di bene, superando le tentazioni all’indifferenza, sulla cui base è possibile formulare progetti educativi generici, qualunquisti, privi di identità nel tentativo di rispettare indifferentemente tutte le identità. Come sono, purtroppo, gran parte dei progetti educativi delle nostre scuole.

Con il rapporto/proposta “La sfida educativa” la Chiesa italiana vuol aprire un grande tavolo di confronto affinché si possano prendere delle scelte coraggiose. Nessun soggetto pubblico può tirarsi indietro, a cominciare dal governo che sta predisponendo una interessante riforma della scuola, ma che è auspicabile si occupi di quadro del sapere che viene trasmesso e di valori educativi che animano il progetto educativo della scuola italiana, oltre che di razionalizzazione delle risorse ed altri aspetti strutturali certamente di notevole importanza, ma non veramente decisivi.