Legge di stabilità, Tremonti placa i “ribelli” ma mancano ancora 2 miliardi

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Legge di stabilità, Tremonti placa i “ribelli” ma mancano ancora 2 miliardi

10 Novembre 2010

Restano da trovare 2 miliardi di euro di copertura per l’anticipo delle misure che sarebbero dovute entrare nel decreto sviluppo ma ci sono tutte le condizioni (e i tempi) per approvare la legge di stabilità perché l’obiettivo è garantire che sui conti pubblici non arrivino scossoni dell’ultima ora. La rassicurazione arriva dallo stato maggiore del Pdl. Da una parte, quindi, si cerca di accogliere le richieste di Fli, dall’altra si fa il possibile per non snaturare il provvedimento e per evitare assalti alla diligenza. E’ questo il senso politico prima che economico, del vertice di ieri tra il ministro Tremonti e i capigruppo di Pdl, Lega, Futuro e libertà e Mpa.

Alla Camera si cerca infatti la quadra e si lavora al maxiemendamento alla Legge di Stabilità da presentare forse già oggi in Commissione Bilancio a Montecitorio. Il ministro ha confermato ieri che molte richieste di modifica al Ddl di Stabilità presentate in Parlamento non hanno copertura: sono emerse esigenze per 7 miliardi di euro ma al momento in cassa ce ne sono solo 5. Restano quindi da trovare le risorse per accontentare tutti, e in particolare proprio le richieste di Futuro e Libertà.

La levata di scudi finiana della scorsa settimana aveva alimentato i timori per un rallentamento sul fronte dell’approvazione della Legge di stabilità, tanto da spingere il presidente Napolitano a intervenire richiamando tutti al senso di responsabilità e chiedendo certezza nei tempi (e negli intenti). Ipotesi, quella di nuove fibrillazioni sull’agenda economica, che il mercato non gradirebbe. Una decelerazione o, peggio ancora, una crisi di governo prima del varo della finanziaria sarebbe infatti deleteria. Per dirla con le parole di Umberto Bossi, "se non passa la finanziaria, salta il Paese". Da qui l’apertura al confronto da parte di Giulio Tremonti. Con il blitz di Fli di giovedì scorso infatti (la pattuglia finiana ha votato con le opposizioni su un emendamento dell’Mpa), il Governo era andato sotto in Commissione Bilancio alla Camera e Tremonti era stato costretto a promettere a centristi e finiani modifiche alla legge di stabilità e l’anticipazione delle misure del decreto di sviluppo. E proprio su questo si sta lavorando in queste ore.

Ma in tempi di vacche magre recuperare due miliardi costa parecchio. Secondo rumors si starebbe lavorando sull’ipotesi di messa all’asta di frequenze che si liberano con il passaggio dall’analogico al digitale, da assegnare agli operatori di telecomunicazioni: si punterebbe così a raggranellare 2,5 miliardi. Un altro miliardo e mezzo arriverebbe da un fondo presso la presidenza del Consiglio e uno dai giochi (principalmente lotta all’evasione nel settore). Mentre dall’Mpa è già arrivato un nuovo aut-aut al governo: “I fondi Fas non si toccano”, ha detto il capogruppo Carmelo Lo Monte, precisando: “Su questo faremo cadere il governo”. Mentre per una parte di quei due miliardi ancora "ballerini", si vocifera di uno ‘stop’ alle somme non ancora impegnate dalle pubbliche amministrazioni o da nuove misure per la lotta all’evasione.

Nel maxiemendamento entreranno sicuramente i fondi per la riforma universitaria (un miliardo), per gli ammortizzatori sociali (1,5 miliardi) e per il rifinanziamento delle missioni di pace all’estero (800 milioni, per sei mesi). Molto attesi i fondi per la riforma degli atenei, che, ha detto in mattinata il ministro Mariastella Gelmini, riprenderà il cammino in aula, alla Camera, il prossimo 18 novembre. Nel maxiemendamento dovrebbe trovare spazio anche una riduzione del taglio ai comuni e alle regioni attraverso un allentamento del patto di stabilità (un miliardo). Ancora. Per la detassazione dei salari di produttività (sgravi fiscali su straordinari e premi di risultato) servono circa 800 milioni di euro. E poi ci sono il bonus Irpef sulle ristrutturazioni ecologiche, il 5 per mille al volontariatio etc etc etc.

Giulio Tremonti sembra ottimista. Avrebbe detto di essere pronto a rinunciare a porre la fiducia in Aula se ci sarà un testo condiviso in Commissione. Ma a Montecitorio ieri si è consumata una giornata nera: Futuro e Libertà votando tre emendamenti dell’opposizione, ha mandato sotto tre volte l’esecutivo sui temi legati all’immigrazione. E anche l’ottimismo di Tremonti, di certo, è finito tre volte sotto le scarpe.