Legge elettorale, ma davvero la fiducia non si poteva evitare?

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Legge elettorale, ma davvero la fiducia non si poteva evitare?

24 Ottobre 2017

Chi sperava in un ripensamento last minute si sbagliava di grosso. Persino il presidente Grasso aveva garantito in una dichiarazione al Fatto Quotidiano che avrebbe provato a fare di tutto per convincere la maggioranza a rinunciare alla fiducia. Niente da fare: il governo ha posto la questione di fiducia su 5 dei 6 articoli del Rosatellum. E così oggi, dopo l’annuncio in Senato del ministro per i Rapporti con il Parlamento, Anna Finocchiaro, in aula scoppia la bagarre.

I senatori di Sinistra Italiana insorgono inferociti al grido di “Vergogna”. La capogruppo di Si Loredana De Petris si lancia in un gesto provocatorio, occupando la sedia del presidente Piero Grasso. I senatori M5s indossano delle bende sugli occhi. I bersaniani di Mdp, per bocca della capogruppo Cecilia Guerra, annunciano l’uscita dalla maggioranza: “Noi votiamo contro queste fiducie e quindi come Mdp usciamo anche formalmente da questa maggioranza”.

Insomma, l’ennesimo schiaffo al Parlamento di questa legislatura è servito. E pensare che fino a poco tempo fa il premier Gentiloni pontificava dicendo che sul tema “faremo decidere le Camere”. Evidentemente, qualcuno dalle parti del Nazareno, abituato a ragionare diversamente, non la pensava allo stesso modo. Chiudere tutto il prima possibile, costi quel che costi, è stato il probabile ordine di scuderia renziano. Motivo? Evitare che il tutto si vada ad accavallare con le elezioni siciliane che potrebbero riservare scossoni in casa Dem. Per questo, meglio evitare altri problemi, meglio fare in fretta, molto in fretta.

È vero: approvare una nuova legge elettorale è una priorità assoluta di questa fine di legislatura, per evitare di andare a votare con un sistema disarmonico come quello venuto fuori dalla sentenza della Consulta. Ed è vero anche che il Rosatellum, checché se ne dica, al momento è il migliore tra i tentativi di riforma fatti finora. Tuttavia è altrettanto vero che le questioni di fiducia (soprattutto alla Camera dove i numeri sono meno ballerini), così come canguri e forzature varie – metodi a cui i parlamentari di questa legislatura ormai hanno fatto l’abitudine – non servono a costruire ma a dividere e avvelenare il clima, oltre a costituire una terribile dichiarazione di impotenza. Come il metodo dello scaricabarile, recentemente utilizzato da Renzi per pararsi dalle polemiche suscitate dalla mozione Pd su Visco, arrivando a dare la colpa alla Presidente Boldrini, rea a suo dire di aver reso ammissibile la mozione Cinque Stelle, e di conseguenza quella del Pd. Il colmo dei colmi, non c’è che dire. Alla luce di ciò, viene spontaneo chiedersi: non è che il prossimo ad essere accusato da Renzi sarà Gentiloni, per aver avallato la fiducia sul Rosatellum?