Leon Panetta vuol rifondare la Cia partendo dal “fattore umano”
22 Giugno 2010
Liberatosi della zavorra rappresentata dall’ ammiraglio Dennis Blair, ex direttore della National Intelligence rapidamente caduto in disgrazia, con la prospettiva di rapporti migliori col successore designato, James Clapper, il caparbio Leon Panetta, guida della Cia assai apprezzata, fatto singolare, anche da parecchi giornalisti specializzati nel fare le pulci ai vertici della Compagnia, ha la necessità di dare un segno chiaro e di prospettiva al suo lavoro nelle stanze di Langley.
Per questo, circa un mese fa, ha presentato un piano quinquiennale teso a condurre l’ Agenzia nel XXI secolo, chiamandolo " Cia 2015". Lo scopo principale non può che essere quello di portare lo spionaggio americano a primeggiare a livello internazionale tra i molti, e sempre più agguerriti, competitori, fronteggiando con prontezza i pericoli alla sicurezza nazionale. C’ è un precedente, a livello d’ elaborazione di ipotesi riformatrici. Dodici anni fa, il famoso vicedirettore degli 007 Jack Downing studiò un modello mirante a rivitalizzare le operazioni clandestine, attraverso un miglioramento nell’utilizzo delle fonti HUMINT, l’assunzione di agenti capaci d’infiltrarsi perfettamente, per origine e lingua, nei territori meno facili da penetrare e l’ottimizzazione del lavoro d’ufficio di analisti, scienziati, studiosi.
L’ ambizioso progetto finì in cantina a causa dell’eplosione del terrorismo fondamentalista islamico, con Bin Laden ed Al Qaeda ad inquietare la vita di milioni d’ americani, e le conseguenze che conosciamo. Adesso, nella speranza che nuovi potenti assalti possano essere solo uno spauracchio teorico, l’italoamericano Panetta ci riprova, tracciando sulla carta tre pilastri fondamentali: investimenti oculati sul capitale umano, con una vasta diversificazione di competenze e specializzazioni; miglioramento della, già valida, tecnologia a disposizione degli operatori, specie quelli sul campo; maggior capacità reattiva in caso d’emergenza, punto, quest’ ultimo, che ha scatenato forti polemiche in tempi recenti.
Joseph W. Augustyn, ufficiale in pensione della Central Intelligence Agency ed osservatore attento, consiglia al numero uno di Langley di seguire in prima persona l’ attuazione dell’auspicato rinnovamento, senza limitarsi ad assistere in cabina di regia, di coordinare al meglio la fondamentale azione delle spie sul territorio con le analisi degli esperti di settore e, last but not least, rivedere la dottrina tattica e strategia dell’ Agenzia, sovente alle prese con nemici ed armi non convenzionali. C’ è da sperare, nell’ interesse dei Paesi Occidentali, che Panetta riesca nell’ impresa di conquistarsi un posto importante nella storia dei grandi governanti dei servizi segreti.