Lettera aperta alla comunità accademica itailana

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Lettera aperta alla comunità accademica itailana

21 Agosto 2007

Ai colleghi
docenti universitari, presidi e rettori;

il caso di
Mohamed Hegazy, del quale è stata proposta la condanna a morte per aver reso pubblica
la sua conversione al cristianesimo, pone due questioni tra esse connesse, che
ci riguardano da vicino; la prima come esseri umani, la seconda come
rappresentanti del mondo accademico. Si tratta del diritto di ogni donna e uomo
a esprimere pubblicamente la propria fede senza reprimerla nel ghetto della
propria coscienza per il timore di offendere una malintesa nozione di
cittadinanza laica, e dell’irrinunciabile autonomia di ogni Università, che non
può essere chiamata a legittimare alcun atto pubblico – tantomeno una condanna
a morte – senza tradire la propria funzione e la propria missione.

Sono
questioni aperte anche in Occidente, più di quanto si possa ritenere.

Anche per
questo, tra tutte le iniziative che si possono e si devono intraprendere per
salvare la vita di Hegazi, ve n’è una che non può essere rinviata: chiediamo
tutti insieme che le Università italiane – Sapienza di Roma, Pontificio%0D
Istituto Orientale, Orientale di Napoli, Bocconi di Milano, Iuav di Venezia –
che hanno stretto rapporti di collaborazione con l’università Al Azhar del
Cairo, li sospendano unilateralmente, in segno di protesta contro la
legittimazione di una condanna a morte promossa dalle autorità accademiche di
quell’ ateneo egiziano.

Chiediamo
che lo facciano utilizzando la loro autonomia, per rivendicare tale prerogativa
come distintiva di ogni istituzione universitaria degna di tale nome, e per
essere da stimolo ad agire nei confronti delle autorità della Repubblica
italiana.

A voi
colleghi universitari, ai presidi, ai rettori, rivolgo dunque un appello: nulla
sia lasciato intentato perché la vita di Mohamed Hegazy venga salvata, e perché
un’istituzione universitaria non venga associata alla legittimazione di una
condanna a morte.

 Gaetano Quagliariello