L’Europa dell’Est fa bene a non fidarsi della Germania
08 Giugno 2011
Il prossimo inverno rischia di mettere seriamente in crisi il sogno europeo. I cambiamenti geopolitici nel teatro continentale minacciano nuove tensioni. La Russia torna a fare paura. L’UE sembra lentamente sfaldarsi e l’ascesa delle nuove destre ostili – non senza motivazioni – al progetto comunitario, i problemi economici dei PIGS (Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna), l’inefficienza delle istituzioni centrali, l’impalpabilità della politica estera motivano questo ragionamento.
Il processo sembra essere già iniziato: basta gettare uno sguardo su Berlino per capirlo. Se andrà avanti così l’Unione non ce la farà. Questa è la sintesi delle parole che il presidente Obama e il cancelliere tedesco Merkel si sono scambiati negli ultimi giorni a Washington. La Germania ha enormi responsabilità sul futuro dell’Europa, ma la sua politica estera dai tratti apparentemente schizofrenici non lascia spazio ad analisi ottimistiche. Berlino è diffidente riguardo i problemi economici degli stati membri e appare scettica sulle strutture di sostegno finanziario create per frenare la crisi mondiale del 2008. La sua astensione in Consiglio di Sicurezza sull’intervento in Libia rende evidenti i limiti e le divisioni della politica estera comunitaria e la credibilità dell’Unione nello scacchiere internazionale. Allo stesso tempo, Berlino guarda sempre di più verso Mosca.
Le relazioni energetiche russo-tedeshe crescono e si ritiene possano rafforzarsi ulteriormente nei prossimi anni. La Merkel avrà bisogno di più gas per soddisfare il fabbisogno nazionale, dopo la decisione di chiudere gli impianti nucleari del Paese. Nulla da eccepire, se non fosse che per molto meno sono piovute critiche ed insinuazioni sul rapporto tra il premier Berlusconi e il suo omologo Putin. In molti si sono scandalizzati per l’asse energetico tra Italia, Libia e Russia, accusando Berlusconi di voler spaccare in due il continente europeo. Paradossale. Ad oggi, l’atteggiamento dei tedeschi è stato molto più realista del nostro. E la politica filo-russa della Merkel potrebbe avere implicazioni ben più gravi rispetto alla tenuta di Bruxelles, ma anche a quella di un’altra grande e storica organizzazione sovranazionale, la NATO.
Oggi i ministri della difesa degli stati membri della Nato incontrano il ministro della Difesa russo Anatoly Serdyukov per discutere sul dispiegamento dei missili balistici (BMD). L’Europa si trova infatti a dover rispondere ai cambiamenti geopolitici in atto ai suoi confini orientali: la Russia sta rafforzando la propria sfera di influenza nell’ex cortile di casa, fra Ucraina, Moldovia e Bielorussia. Gli Stati del corridoio centrale europeo, i Paesi baltici, la Polonia, la Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Romania e Bulgaria temono la risorgenza di Mosca e che gli Stati Uniti, indeboliti dallo sforzo bellico nell’Afpak e in Iraq siano meno disposti del passato a fare argine contro i russi.
Certo, dalla fine della Guerra Fredda i confini europei si sono spostati verso Oriente, le linee di demarcazione tra i due blocchi si sono spostate, favorendo l’Europa Occidentale. Ma la debolezza di Mosca è durata poco. E oggi, alle loro spalle, il V4 e l’allenza del nord, guardano con sospetto alle relazioni fra Germania e Russia. Cosa sarebbe disposta a sacrificare la Merkel in nome dei suoi interessi nazionali? Per adesso, fra neutralismo e isolazionismo, ben poco. Da qui le pressanti richieste che vengono agli Usa dalle capitali dell’Europa Orientale: il nuovo concetto strategico della NATO dovrebbe ripensare innanzitutto il dispiegamento dell’Alleanza nel suo teatro tradizionale; lo scudo antimissile americano non serve, come dicono a Washington, in funzione iraniana, ma per contenere Putin. Polonia e Romania aspettano con ansia di ricevere gli intercettori Usa sul proprio territorio.
Ieri la cancelliera Merkel ha concluso la sua visita ufficiale negli States. La Germania ha incassato i complimenti di Obama per la gestione dell’economia, ma questi non ha perso occasione per ricordare al popolo tedesco quanto esso sia importante per il futuro di tutto l’Occidente, riuscendo a strappare promesse di collaborazione economica e strategica. Presto l’inverno arriverà. Meglio tenersi pronti.