Lezioni di democrazia da Mario Monti? Un paradosso…

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Lezioni di democrazia da Mario Monti? Un paradosso…

25 Gennaio 2018

Quale è il massimo difensore della consapevolezza e della maturità? Ma l’uomo in loden, of course. Un popolo che sente la propria maturità e consapevolezza non riconosciuta” ha detto Mario Monti il 18 gennaio alla trasmissione di DiMartedì condotta da Giovanni Floris su La7. Ma può un personaggio che è stato imposto come presidente del Consiglio da una manovra non trasparente, ispirata anche da ampi ambienti internazionali e senza passare attraverso un voto, che ha preteso di diventare senatore a vita, che si è abbarbicato al potere per oltre un anno, che ha vastamente scardinato così il sistema democratico generando la protesta senza proposta grillina, può un simile personaggio dare lezioni sul rispetto della maturità e della consapevolezza di un popolo?

Il problema oggi a Calais è impedire che questi migranti africani rifacciano una “giungla”. “Ferme pour ne pas laisser une nouvelle « jungle » se reconstituer”. Valérie Gas sul sito di Radio France International del 17 gennaio scrive come Emmanuel Macron abbia dichiarato che bisogna essere attenti ai problemi umani ma anche essere fermi sull’immigrazione clandestina perché Calais non ridiventi una “giungla”. Se a usare il termine “giungla” per assembramenti di migranti africani fosse stato Donald Trump o anche solo Attilio Fontana, sarebbe venuto giù il cielo. 

Né con Kim né con Donald come un tempo né con lo Stato né con le Br. “La guerra appesa alla volontà di un autocrate bambino che controlla centinaia di cannoni e ora missili con testate nucleari a pochi chilometri dalla capitale del Sud e di un Presidente americano che minaccia’ furia e fuoco’ per fermarlo”. Così Vittorio Zucconi sulla Repubblica del 18 gennaio. Il giornalista repubblicone persiste nella sua linea né con Kim né con Donald, peraltro un’ispirazione particolarmente attuale nel quarantennale dell’assassinio di Aldo Moro e dei tempi nei quali c’era chi chiedeva di non stare né con lo Stato né con Le Br. 

Quel giornalismo così maosticamente leggero come una piuma con gli amici e pesante come una montagna con i nemici. “La richiesta di processo per Sala è solo l’ultima tappa di un processo infinito”. Così scrive Sandro De Riccardis sulla Repubblica del 17 gennaio riferendosi al sindaco di Milano. Nella “stessa pagina” Laura Montanari scrive del sindaco di Livorno Filippo Nogarin: “Ha un’aria cupa, preoccupata, il sindaco penta stellato” . Vedere così spiattellata la solidarietà al sindaco “amico” e quello nemico così “sbertucciato”, proprio nella “stessa pagina”, ci dà un’immagine plasticamente realistica di che cosa sia l’oggettività dell’informazione.